di
Gianni Lannes
Accade
a Foggia, ma un pò ovunque in gran parte d'Italia: soprusi e abusi di potere giustificati frettolosamente dal fantomatico protocollo "Covid-19". La cosiddetta prassi antivirale è brutale oltre che fuorilegge, insomma terrorizzare la gente. “Pronto chiamo dall'Asl per suo figlio che deve fare
il tampone” mi racconta preoccupata una madre stamani. La donna ha
prontamente replicato alla minaccia telefonica di stampo istituzionale: “Non potere imporre il
tampone. Mio figlio sta benissimo”. Al che l'anonima dipendente
dell'Asl Foggia, che non si era nemmeno presentata e qualificata al telefono (0881/316849) ha chiuso la conversazione con
una perentoria intimidazione: “Lei verrà segnalata e schedata”. Dunque, un rifiuto civile, motivato e critico di un trattamento sanitario discutibile costa caro (i tamponi sono scientificamente inattendibili). In una
scuola superiore del capoluogo provinciale, di recente, per una
ragazza con un giorno di febbre a casa, sono state collocate in
quarantena ben 18 classi (a cui è riferibile tale spaventoso
episodio), inclusi gli insegnanti. Il direttore generale di questa
azienda sanitaria locale (congiuntamente all'oscura operatrice sanitaria che ha telefonato), forse all'oscuro della Costituzione repubblicana italiana, deve rispondere di questa grave violazione della privacy, nonché dei diritti civili e costituzionali di un minore e della sua mamma. Non si possono spaventare
i cittadini, ma soprattutto criminalizzarli, schedarli e considerarli
appestati, ledendo la dignità umana.
Riferimenti:
https://www.sanita.puglia.it/web/asl-foggia/ricerca_det/-/journal_content/56/36044/emergenza-covid-19-la-task-force-della-asl
https://www.sanita.puglia.it/web/asl-foggia/direzione-generale
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