BIOGRAFIA

13.7.20

A NUOTO CON I DELFINI GUARITORI*



di Gianni Lannes

C'è chi li massacra impunemente per venderli al mercato, come i macellai giapponesi che solcano mari ed oceani. E chi ne fa strage in Italia tanto per ammazzare il tempo. I cetacei sono notevolmente più evoluti del genere umano. 



Intelligenti, sensibili, belli. Insomma: eccezionali terapeuti, in grado di arrecare benefici all’essere umano, di aiutarlo a guarire da alcuni malanni. La chiamano “delfinoterapia”. E’ praticata dagli psicologi dell’International University of Florida di Miami. In Europa è poco conosciuta.  



Il “paziente” impara a nuotare con il delfino, a toccarlo, a fidarsi di lui e il cetaceo riesce con la sua spontaneità a divertire i piccoli, a sorprenderli, a liberarli dalle loro paure e a farli uscire dalla solitudine. Il delfino agisce in completa autonomia ed accetta il piccolo ospite senza nessun problema. Non è facile, infatti, convincere uno di questi esseri viventi a fare una cosa che non vogliono. I delfini coadiuvano le terapie tradizionali ed il risultato è che tantissimi bambini hanno imparato ad esprimersi, ad essere meno aggressivi e chiusi nel proprio mondo. I delfini sono abilissimi a cogliere i diversi atteggiamenti dei ragazzi, a captare le loro emozioni, gli stati d’animo. Hanno una sensibilità estrema e una dolcezza rara a condizione che si sentano liberi di fare quello che gli suggerisce l’istinto e non gli si imponga nulla con la forza. Insomma, sono loro che spontaneamente scelgono di avvicinarsi ad un bambino e di occuparsene. I delfini riescono a catturare l’attenzione delle persone autistiche (e non solo) in un modo che non ha precedenti. Bimbi che spesso, nelle sedute più tradizionali sono assenti e ignorano le consegne dell’educatore, in vasca, non solo seguono costantemente i delfini con lo sguardo, ma sono più in contatto con l’operatore e ne seguono spontaneamente le indicazioni, in se si tratta di suggerimenti sul modo di avvicinarli. L’autismo e la depressione sono le “patologie” che meglio si prestano nella co-terapia con questo straordinario animale. 

 
Curatori spontanei? I problemi di comunicazione non sono le uniche patologie curabili con l’aiuto dei delfini. I ricercatori del Dolphin Plus centre di Key Largo, in Florida, hanno  sottoposto con successo alla delfinoterapia anche malati terminali, paraplegici, persone che hanno patito gravi amputazioni, nonché ragazzi ciechi e sordociechi. Si è rilevato che il contatto con i delfini può aiutare anche chi non riesce a rassegnarsi ad un lutto particolarmente grave. Inoltre, secondo il professor Igor Tcharkovsky, che ha offerto ad alcune donne incinte la possibilità di nuotare con dei delfini nel Mar Nero, «questi mammiferi marini, grazie alle loro capacità di comunicazione telepatica, sarebbero in grado di trasmettere al feto alcune delle loro conoscenze e di insegnargli a non aver paura dell’acqua». Sembra che le femmine dei delfini siano particolarmente interessate alle donne in gravidanza, e Tcharkovsky afferma che «sono anche capaci, durante un parto sott’acqua, di portare il neonato in superficie». I delfini aiutano a star meglio soprattutto bambini dislessici, anoressici, psicologicamente turbati, affetti da sindrome di Down, vittime di abusi. Spiega lo psicoterapeuta Nathanson, padre del programma Dolphin Human Therapy: «I bambini, o chiunque soffra di un handicap mentale, manifestano un fortissimo desiderio di interagire con i delfini. Questo desiderio è alla base della terapia: aumenta l’attenzione, modifica il comportamento, stimola al raggiungimento di uno scopo. Compito  del terapeuta è indirizzare l’attenzione a obiettivi quali l’apprendimento del linguaggio, coordinazione motoria, concentrazione». Ma come e perché funziona la delfinoterapia? Misurando le reazioni neurologiche di chi nuota coi delfini, sono state scoperte delle alterazioni nel funzionamento del cervello: la più notevole è la sincronizzazione dei due emisferi cerebrali, destro e sinistro, che cominciano a lavorare con la stessa frequenza, evento che normalmente non succede. L’ipotesi attualmente più accreditata è quella che attribuisce l’efficacia della delfinoterapia ad «un complesso di fattori che vanno dall’immersione nell’acqua al contatto fisico e allo scambio giocoso con gli animali». 

L’immersione nell’acqua salata non solo ha un legame simbolico con le origini stesse della vita, ma fornisce anche al corpo un sostegno che favorisce l’equilibrio, la fluidità del movimento e il rilassamento. E aiuta a sciogliere rigidezze corporee e blocchi emotivi. La presenza dei delfini moltiplica gli effetti positivi dell’acqua. Le testimonianze indicano che l’incontro con queste creature è un’esperienza profondamente coinvolgente. Nuotare con i delfini può essere utile anche a tutti quelli che desiderano beneficiare di un’esperienza rasserenante. L’unica controindicazione alla delfinoterapia è etica: ne sarebbero danneggiati proprio i delfini. La regola numero uno è rispettare i loro ritmi vitali, tenerli come compagni di giochi e utilizzarli come amici-guaritori, ma senza sfruttarli.

    *anno di prima pubblicazione 2010

Riferimenti: