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Gianni Lannes
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Gianni Lannes
Più
che un'isola vulcanica sembra una rocciosa barca a vela: battuta dal mare ed
esposta a tutti i venti. Lunga meno di due chilometri e larga fra
duecento e ottocento metri, eppure ingombrante per il suo passato.
Qui la bellezza è offerta dalla luce solare e dall'azzurro della
distesa marina, in parte offuscata dalla bramosia umana che ha offeso l'archeologia ed annichilito l'ecologia. Troppo cemento armato, molti motoscafi e tante automobili l'hanno trasformata in una cartolina turistica. Insomma, degrado ed omologazione al peggio, ormai paradigma del belpaese. Esistono
luoghi cui la natura, gli esseri umani e la storia sembrano assegnare
incredibili destini. Nonostante le ferite è ancora un eden. "Ventotene è un luogo dell'anima, a cui far ritorno" mi racconta l'autoctona Serena Verde.
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Attenzione: il fondale di cala Parata Grande (come la spiaggia) è tappezzato di rifiuti, soprattutto plastica; mentre l'area marina adiacente l'imbocco del porto romano è intrisa di idrocarburi. Addirittura la zona A della riserva marina intorno all'isola di Santo Stefano è meta d'ancoraggio (vietato sulla carta) d'imbarcazioni a motore e subacquei. E la Guardia Costiera? In compenso, la villa d'epoca romana a punta Eolo non è accessibile (neanche per visite guidate), alla stregua del carcere borbonico a rischio crollo. E ancora: le adiacenze del municipio e del giardino comunale sono una discarica a cielo aperto. L'isola frana da anni: questo è un luogo da consumare in fondo, fino alla fine. Perché un'isola meravigliosa è stata ridotta a tombino?
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Il luogo della memoria - il complesso edilizio della colonia confinaria del regime fascista - simbolo della reclusione di innumerevoli antifascisti, è stato demolito e l'isola sembra a tratti aver smarrito il senso di questa sua identità storica.
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Tuttavia
la memoria, soprattutto adesso che l'Italia e gli italiani anche a
causa di una falsa pandemia virale eterodiretta dall'estero, tesa ad
instaurare un nuovo ordine mondiale, sono privi di libertà e
sovranità, non può svanire con l'incanto consumistico del mercato,
bensì ricordare a tutti, isolani (indifferenti) e visitatori
(incomprensivi) che in questi luoghi sono maturati, temprati dalla
sofferenza, gli uomini e le donne che hanno forgiato l'Italia
repubblicana su basi di democrazia e di diritto, e che hanno posto le
premesse per una nuova Europa libera e unita, non ancora, però,
venuta concretamente alla luce.
Infine: a dirla tutta, al largo di Ventotene e non di Ustica cadde il 27 giugno 1980 il DC 9 Itavia.
Infine: a dirla tutta, al largo di Ventotene e non di Ustica cadde il 27 giugno 1980 il DC 9 Itavia.
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L'autodeterminazione
di un popolo può ripartire dal pensiero critico, dalla
contemplazione della bellezza di madre natura e dall'azione politica per il bene comune.
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http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2013/10/27giugno-1980-la-strage-insabbiata.html