BIOGRAFIA

29.6.20

VENTOTENE: ISOLA DI LIBERTA'

 
 
Foto Gianni Lannes
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di Gianni Lannes

Più che un'isola vulcanica sembra una rocciosa barca a vela: battuta dal mare ed esposta a tutti i venti. Lunga meno di due chilometri e larga fra duecento e ottocento metri, eppure ingombrante per il suo passato. Qui la bellezza è offerta dalla luce solare e dall'azzurro della distesa marina, in parte offuscata dalla bramosia umana che ha offeso l'archeologia ed annichilito l'ecologia. Troppo cemento armato, molti motoscafi e tante automobili l'hanno trasformata in una cartolina turistica. Insomma, degrado ed omologazione al peggio, ormai paradigma del belpaese. Esistono luoghi cui la natura, gli esseri umani e la storia sembrano assegnare incredibili destini. Nonostante le ferite è ancora un eden.  "Ventotene è un luogo dell'anima, a cui far ritorno" mi racconta l'autoctona Serena Verde.

 
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Oggi Ventotene non è più “un atomo di miseria nella distesa immensa del mare” come scriveva Umberto Terracini, all'epoca sorvegliato a vista dai carabinieri ad un metro di distanza, poiché pericoloso sovversivo come Pertini ed altri padri della patria. È invece una ridente isola, nota per la sua vocazione turistica, sede di un museo ornitologico della migrazione dopo le imponenti stragi di volatili che approdavano dall'Africa. 

Attenzione: il fondale di cala Parata Grande (come la spiaggia) è tappezzato di rifiuti, soprattutto plastica; mentre l'area marina adiacente l'imbocco del porto romano è intrisa di idrocarburi. Addirittura la zona A della riserva marina intorno all'isola di Santo Stefano è meta d'ancoraggio (vietato sulla carta) d'imbarcazioni a motore e subacquei. E la Guardia Costiera? In compenso, la villa d'epoca romana a punta Eolo non è accessibile (neanche per visite guidate), alla stregua del carcere borbonico a rischio crollo. E ancora: le adiacenze del municipio e del giardino comunale sono una discarica a cielo aperto. L'isola frana da anni: questo è un luogo da consumare in fondo, fino alla fine. Perché un'isola meravigliosa è stata ridotta a tombino?

 
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Il luogo della memoria - il complesso edilizio della colonia confinaria del regime fascista - simbolo della reclusione di innumerevoli antifascisti, è stato demolito e l'isola sembra a tratti aver smarrito il senso di questa sua identità storica.

 
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Tuttavia la memoria, soprattutto adesso che l'Italia e gli italiani anche a causa di una falsa pandemia virale eterodiretta dall'estero, tesa ad instaurare un nuovo ordine mondiale, sono privi di libertà e sovranità, non può svanire con l'incanto consumistico del mercato, bensì ricordare a tutti, isolani (indifferenti) e visitatori (incomprensivi) che in questi luoghi sono maturati, temprati dalla sofferenza, gli uomini e le donne che hanno forgiato l'Italia repubblicana su basi di democrazia e di diritto, e che hanno posto le premesse per una nuova Europa libera e unita, non ancora, però, venuta concretamente alla luce. 

Infine: a dirla tutta, al largo di Ventotene e non di Ustica cadde il 27 giugno 1980 il DC 9 Itavia.

 
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L'autodeterminazione di un popolo può ripartire dal pensiero critico,  dalla contemplazione della bellezza di madre natura e dall'azione politica per il bene comune.


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Riferimenti:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2013/10/27giugno-1980-la-strage-insabbiata.html