di Gianni Lannes
Il virtus coronato è solo un pretesto per altri scopi, poiché gran parte degli edifici scolastici - notoriamente - non sono a norma e risultano rischiosi e pericolosi da decenni. Emergenza infinita
plasmata da un nuovo ordine mondiale?
Didattica telematica: non istruire, ma intrattenere, pilotare al ribasso il sapere per tutti, in palese violazione dei dettami costituzionali. Risultato: analfabetismo funzionale, previsto, pianificato e voluto dai politicanti eterodiretti che albergano nelle stanze istituzionali, per conto terzi. Quali limiti didattici ha fatto emergere la didattica a distanza? Etica e pedagogia non pervenute. Al netto di inglesismi invasivi ed acronimi conseguenti, più che un’opzione pedagogica è una risposta sgangherata all’emergenza, imposta dalla fabbrica del falso. Insegnanti e alunni hanno fatto esperienza: insegnare e imparare a distanza è più difficile, meno efficiente e meno efficace che in presenza. Quali sono le implicazioni didattiche di questo modo di insegnare e gli impatti sull’apprendimento e sullo stato emotivo degli studenti? Ci si è assuefatti allo stato perenne di emergenza e precarietà?
Didattica telematica: non istruire, ma intrattenere, pilotare al ribasso il sapere per tutti, in palese violazione dei dettami costituzionali. Risultato: analfabetismo funzionale, previsto, pianificato e voluto dai politicanti eterodiretti che albergano nelle stanze istituzionali, per conto terzi. Quali limiti didattici ha fatto emergere la didattica a distanza? Etica e pedagogia non pervenute. Al netto di inglesismi invasivi ed acronimi conseguenti, più che un’opzione pedagogica è una risposta sgangherata all’emergenza, imposta dalla fabbrica del falso. Insegnanti e alunni hanno fatto esperienza: insegnare e imparare a distanza è più difficile, meno efficiente e meno efficace che in presenza. Quali sono le implicazioni didattiche di questo modo di insegnare e gli impatti sull’apprendimento e sullo stato emotivo degli studenti? Ci si è assuefatti allo stato perenne di emergenza e precarietà?
La
connessione non può sostituire la relazione umana: la “diversa
presenza”, quella ricreata attraverso il digitale, è, appunto,
“diversa”; la presenza digitale è un succedaneo della presenza
biologica. Superato il cosiddetto “momento critico”, decisamente
amplificato dai mass media sulla base di false o distorte
informazioni politiche e tecniche, tale modalità didattica deve
essere abbandonata per ritornare alla scuola in presenza.
Governanti
grulpiddini e politicanti analfabeti funzionali considerano la
didattica a distanza, addirittura strumento ordinario e non solo mezzo di
emergenza. Purtroppo, se non si sarà una ribellione critica e costruttiva, la didattica a distanza non sembra destinata a scomparire
dai nostri orizzonti tanto presto, e non perché l’emergenza
sanitaria continuerà ancora a lungo, ma per ragioni economiche e
diseducative, al fine di perseguire una precisa visione di scuola al
ribasso.
Tale
prospettiva eugenetica presente - fin da subito- è emersa nel giorno
in cui la ministra Azzolina ha annunciato l’avvio della didattica
dell’emergenza, addirittura affermando che “abbiamo davanti un
grande opportunità per innovare la scuola”, puntando sul digitale
per insediare la “didattica”, o meglio, la modalità elettronica
di contatto tra insegnanti e studenti.
La
natura politica della didattica a distanza si sta disvelando in tutta
la sua terrificante pericolosità nel discorso istituzionale sul
rientro procrastinato a scuola, quando si scopre che il ritorno non è
poi così agevole per carenze infrastrutturali: le classi sono
numerose, le aule sono piccole. Dovendo ridurre il numero di studenti
per classe, si scopre che aule sufficienti a raccogliere la classe
smembrata non ci sono e che anche gli insegnanti per gestire i
piccoli gruppi non sono presenti all'appello.
Grazie
all’emergenza, sono di dominio pubblico i danni prodotti dagli
enormi tagli statali effettuati negli ultimi anni nella scuola
pubblica a cui sono state sottratte dai governi tricolori, risorse
economiche destinate alle spese militari. Conseguenza: dotazione
logistica precaria e inadeguata, pochi insegnanti e classi-pollaio
che caratterizzano la scuola attuale, impoverita di tutto.
La
natura politica della didattica a distanza è visibile anche da come
si sta affrontando la questione del rientro a scuola: ogni ipotesi è
in linea con il mantra di questi anni. Ecco, quindi, la
didattica-spezzatino, la classe frantumata.
Non
viene riconosciuta l’esistenza di una ”emergenza educativa”
come si è riconosciuto per l’emergenza sanitaria. Per la scuola
nulla di tutto questo, solo la malsana idea dell'Azzolina di far
partecipare metà classe in presenza e l’altra metà a seguire in
collegamento video da casa. In concreto, gli investimenti economici
per risanare le scuole, sono stati soltanto annunciati o al massimo
promessi, come nel passato.
Ovviamente,
sarebbero necessarie più aule e più insegnanti. Il miglioramento
della qualità dell’apprendimento passa necessariamente attraverso
il superamento delle classi-pollaio: solo con piccoli gruppi (10 –
12 studenti) è possibile che il docente curi adeguatamente la
relazione con ciascuno studente, si accerti costantemente dei
progressi che sta compiendo, attivi micro interventi di recupero o di
personalizzazione, utilizzi le potenzialità della didattica tra
pari. Nelle classi affollate di adesso l’insegnante non può
prendersi cura di ogni singolo studente ed è possibile solo una
didattica standardizzata lasciando l’apprendimento alle risorse che
ogni studente riesce a mettere in campo. La deleteria scelta
politica, è evidente: il digitale come attività gestita fuori dalla
scuola con l’intervento non di insegnanti, bensì di operatori del
terzo settore.
Siamo
all’esternalizzazione dell’insegnamento (come nella sanità),
siamo alle prime mosse della marginalizzazione progressiva della
scuola come istituzione e come luogo di apprendimento, le “agenzie”
formative e educative sono altre. Con questo approccio non si tratta
di fare più “scuola” ma di farne di meno e di scarsa qualità,
sempre che la scuola debba istruire e non intrattenere le persone.
Ecco,
qdunque, che la didattica a distanza sorta come risposta
all’emergenza, ha spalancato le porte ad una trasformazione subdola
dell’assetto scolastico dell'Italia, senza alcun dibattito
parlamentare, ma per via burocratica, ossia amministrativa.
La
direzione politica che il cambiamento della scuola sta prendendo è
quella avviata con la così detta buona scuola: impoverimento dei
curricoli culturali, professionalizzazione precoce, digitalizzazione
pervasiva, abbassamento dei livelli d’istruzione in uscita,
trasformazione del ruolo dell’insegnante sempre meno intellettuale
e sempre più intrattenitore. Il tutto all’insegna di una
innovazione di facciata, di una modernizzazione che preconizza un
futuro ad immagine e somiglianza del presente, ormai preda della
deriva autoritaria. La scuola non è un'azienda telematica di intrattenimento, ma istruzione, conoscenza, relazione corporea, presenza e partecipazione.
Riferimenti:
https://www.youtube.com/watch?v=ELFMmlgGILE&feature=youtu.be
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=scuola
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=pedagogia
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=azzolina
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=scuola
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=pedagogia
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=azzolina