BIOGRAFIA

14.4.20

NUOVO CORONAVIRUS: VACCINO OBBLIGATORIO PER TUTTI!




di Gianni Lannes

L'avevo detto e ripetuto nel 2017: vaccini forzati per tutti. Ecco il futuro a breve: vuoi i "diritti i civili", in cambio devi farti marchiare con un'iniezione vaccinale. Arresti domiciliari della popolazione italiana ancora per un paio d'anni? «Fine emergenza solo quando sarà scoperto un vaccino. Metteremo definitivamente alle spalle questa drammatica emergenza solo quando verrà scoperto un vaccino efficace» sentenzia in conferenza stampa il burocrate Domenico Arcuri, commissario straordinario applicato alla cosiddetta “emergenza Sars CoV-2”.


Dunque, ecco lo scopo finale di questo pandemonio internazionale pianificato da tempo ai piani alti della criminalità finanziaria, teso a indebolire l'ignara umanità. Sviluppare un vaccino contro un virus che muta, quindi inefficace. Il regime unico globale ha come obbiettivo il controllo totale della popolazione italiana e mondiale. Per giungere a tale obiettivo i maggiordomi europei (governanti per conto terzi) hanno bisogno di mantenere a tempo indeterminato una situazione di emergenzialità artificiosa, finta, insomma falsata.



Chi si oppone con dovizia di argomenti giuridici e pacificamente, rischia di fare la fine dell'avvocatessa tedesca Beata Bahner, internata l'altra sera in manicomio dalla “democratica” Germania, per mettere a tacere la sua protesta legale contro l'ingiusta quarantena?

A proposito che cosa hanno stabilito segretamente e di comune accordo, in un incontro riservato qualche mese fa, i maggiordomi europei Merkel, Macron e Conte? Un copione comune da recitare a soggetto?


Recentemente, il televirologo della domenica Roberto Burioni, bocciato in tre università italiane (Camerino, Roma e Catanzaro per un semplice concorso a cattedra) ha persino avanzato l’ipotesi di utilizzare giovani come cavie per sperimentare un eventuale vaccino contro il novello coronavirus.



Occorrono almeno tre anni per lanciare ed infine testare un vaccino, ma invece Big Pharma ce l'aveva già pronto in laboratorio. Attualmente, infatti, sono 78 i progetti di vaccini già approvati. E sono decine le terapie usate off label sui malati gravi che stanno rientrando in nuove sperimentazioni. Dagli anticorpi monoclonali agli anti malarici (la ditta tricolore Clementi & Burioni con il Plaquenil), dagli anti virali alle cellule staminali, dagli antiparassitari agli anticoagulanti, dal cortisone all’ozonoterapia e così via. 
 
Le regole di sicurezza ormai sono un optional per l'OMS al soldo della Gates Foundation (vero Bill&Melinda?). Su Scienze del 27 marzo, Seth Berkley, chief executive officer of Gavi, the Vaccine Alliance, si chiede se il primo vaccino a tagliare il traguardo sarà anche il più sicuro ed efficace. «O saranno i vaccini più finanziati a diventare disponibili per la prima volta, o forse quelli che usano le tecnologie dei vaccini con il minor numero di ostacoli regolamentari?».

Studi sulle sfide umane per accelerare l’approvazione dei vaccini contro il coronavirus”: è la proposta dell’università di Harward, rilanciata dalla rivista Nature.



La procedura in base al protocollo prevede che di un vaccino, si testino prima la sicurezza e poi l’efficacia. Si parte dai test in vitro, non sempre si passa attraverso le prove su animali e poi si giunge all’essere umano. L'operazione richiede non meno di tre anni. In passato gli studi condotti su cavie per elaborare un vaccino contro altri coronavirus sono stati deludenti: si è verificata in alcuni casi la morte delle cavie (Olsen CW., A review of feline infectious peritonitis virus: molecular biology, immunopathogenesis, clinical aspects, and vaccination. Vet. Microbiol. 36(1-2),1-37 – 1993). Dopo 16 anni dalla comparsa della SARS (decisamente più mortale del Sars CoV-2), non esiste ancora un vaccino. 

La scappatoia secondo l'università di Harvard è proporre una “human challenge trial. Vale a dire, reclutare un centinaio di volontari sani, fra i 20 e i 45 anni facendoli ammalare “sotto osservazione”. A un primo gruppo si somministra il nuovo vaccino da testare, a un secondo gruppo un placebo. I test sono “in cieco”, ossia i partecipanti devono ignorare ciò che assumeranno. Poi tutti quanti verrebbero esposti all’infezione da virus Sars Cov-2. Si fa riferimento anche ad un terzo gruppo di volontari che dovrebbe contrarre il virus in maniera progressiva, al fine di capire quale sia la dose minima infettante. Questo gruppo andrebbe sottoposto a un’escalation di infezione crescente. Per capire se il vaccino, qualora non riuscisse a proteggere dalla malattia, possa ridurre qualche sintomo.
I ricercatori a questo punto precisano che «i giovani adulti sani sono a rischio relativamente basso di malattia grave a seguito di infezione naturalee che “durante la sperimentazione riceverebbero frequenti controlli e a seguito di malattia avrebbero le migliori cure». Ma quali cure se non esistono ancora? Nature (surrogata anch'essa dalla Gates Foundation) nel presentare la sfida sembra giustificare il sacrificio dei giovani. Hanno scritto alla lettera sul famoso periodico: «Potrebbe anche essere curiosamente più sicuro per alcuni aderire allo studio piuttosto che attendere una probabile infezione e quindi provare a fare affidamento sul sistema sanitario generale... normalmente si lascia che gli esseri umani si offrano volontari per fare cose rischiose. Ad esempio si acconsente che le persone facciano volontariato nei servizi medici di emergenza durante questo periodo. Ciò aumenta significativamente il rischio di essere infettati». Infine, è descritta una terza fase del progetto. Dopo l’escalation e il challenge trial si testa il vaccino su 3 mila volontari per capire se il prodotto è innocuo ed efficace (rilascia anticorpi nei soggetti) in condizioni normali, ovvero senza indurre l’infezione. Tuttavia, secondo gli sperimentatori, questa fase potrebbe arrivare anche dopo la messa in commercio del vaccino a causa della fretta generata dalla cosiddetta “pandemia”.
 
Far ammalare dei giovani è etico per testare un vaccino? L'OMS approva l'uso delle cavie umane. L’Organizzazione Mondiale della Sanità con incredibile preveggenza nel 2016 aveva ipotizzato uno human challenge trial simile a quello proposto oggi dall’università di Harvard.



Riferimenti: