di Gianni Lannes
Una celebrazione antica di
cui tanti ignorano il significato primordiale (ormai svanito nella coscienza collettiva). In passato l'elemento
sacro era Gaia, la divinità di madre Natura, il ritmo delle
stagioni, il culto del Sol Invictus da cui la nascita inventata a tavolino il 25
dicembre di Gesù (un sincretismo perfetto). Oggi, invece, conta solo la religione del denaro, vale a dire il
consumo di merce come sostituto dei sentimenti umani. Infatti, sempre più spesso gli "esseri umani" si rapportano gli uni agli altri, non più come persone, bensì alla stregua di oggetti, o meglio di cose. Il verbo è imperante: possedere, consumare e consumarsi. Ipocrisia, frenesia, frastuono, retorica, conformismo e luoghi comuni ormai si fondono, anzi si confondono in un amalgama assordante e nauseante.
Insomma, totalmente avulso dall'ordine cosmico, l'attuale scambio di regali è una celebrazione del denaro, unico imperatore della globalizzazione mondiale.
Insomma, totalmente avulso dall'ordine cosmico, l'attuale scambio di regali è una celebrazione del denaro, unico imperatore della globalizzazione mondiale.
Ecco il significato antropologico. Una volta, proprio in origine della storia umana, i
doni regalati a familiari, parenti, amici e bambini nel periodo di
Natale, quando la Natura muore e poi rinasce, erano offerte destinate
ai morti, che tornano ciclicamente tra i vivi per celebrare la vita
al buio sottoterra, dove germogliano le sementi. Dunque, regali
alla morte. Il dono racchiude inscindibilmente il senso della vita e della morte. Natale è ogni istante quando c'è amore, Esso simboleggia la rinascita, non solo un giorno all'anno comandato dall'alto.