BIOGRAFIA

31.10.19

OCCHIO A "TIK TOK"




di Gianni Lannes

Vi ricorda lo scandire ritmato del tempo che emette un orologio? Errore. Si tratta invece di una pericolosa app video cinese che rastrella dati sensibili nel mondo, vale a dire una trappola infantile. L'iscrizione è ovviamente gratuita, ma il giro d'affari si stima in circa 7-8 miliardi di dollari l'anno. In Italia si contano adesso 2 milioni di utenti attivi ogni mese, grazie anche a tanti genitori (irresponsabili) che consentono ai propri figli di smanettare sugli smartphone. Attualmente viene considerata una delle app più scaricate sul pianeta Terra, poiché vanta ben 150 milioni di tik toker attivi al giorno e 500 milioni al mese. L'attrattiva? Punta su filmati brevissimi e ritmi molto veloci, addirittura eccessivi anche per l'attenzione di un adulto. Che fa? Lancia sfide (challenge) raccogliendo immagini somatiche di minori. La biometria del controllo elettronico degli esseri umani d'ogni età, si insinua sempre più nel vivere quotidiano senza destare sospetti sull'uso improprio (furto ed immagazzinamento) di dati sensibili. I contenuti? Filmati brevissimi dai 10 secondi al minuto (massimo), come base musicale come su Snapchat. I video accelerati, rallentati, insomma modificati, frutto di montaggi, hanno come protagonisti preadolescenti e adolescenti. 

Tik tok, avanti e indietro nella manipolazione dello spazio e del tempo, almeno per ora. Poi non si sa. Comunque è il trionfo della rapidità internettiana, bulimica e rapace, che non consente di riflettere e magari di porsi domande. L'applicazione vietata formalmente ai minori di 13 anni (ma chi controlla?) in realtà ha già attirato i bambini d'ogni continente. La Beijing Bytedance Technology Ltd ha dichiarato di aver studiato l'app in modo da coinvolgere chi abbia un'età compresa tra i 18 e i 25 anni. Eppure, adesso anche i bambini registrano freneticamente video del proprio volto ad un ritmo irrefrenabile. Il 25 ottobre scorso la multinazionale asiatica ha lanciato la cosiddetta “Occhioni Challenge”. Per parteciparvi era sufficiente attivare la videocamera dello smartphone, coprirsi gli occhi e svelarne colore e forma al trillo della voce dall'app. “Occhioni check”, trillava la stessa, strascicando la “e” in modo che pure la formula martellasse in testa. Inoltre, il rischio è anche quello dei pedofili, che non hanno perso l'occasione in Italia.