BIOGRAFIA
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7.10.19
FINE VITA: POLITICA INCONCLUDENTE!
di Gianni Lannes
Nel belpaese ormai la politica è finita, al contempo latita il buon senso nelle questioni etiche. Ad attestarlo è la sentenza della Corte costituzionale, secondo cui "non è reato aiutare un essere umano a morire per evitargli sofferenze". Governo e parlamento: non pervenuti prima. Come al solito, poi, sono scoppiate le sterili polemiche. Due i punti di vista intransigenti, anzi le fazioni, o meglio le tifoserie in vetrina: "La vita è sacra" una; e, "La mia vita è mia" l'altra.
Ecco il commento di un'amica, valente pedagogista italiana: "Un tema delicato che richiede eticità, valori, studi. I politicanti tricolore di cultura ne hanno ben poca. E' nauseabondo solo vederli, quando parlano poi, recitando slogan, non si possono sentire. Sapranno che significa libero arbitrio?".
Se una persona crede che la vita sia un dono di Dio è logico che la ritenga inviolabile. Se un essere umano pensa che la propria esistenza sia un'espressione biologica potrebbe non ritenerla inviolabile. Comunque, a mio avviso, affiora una terza visione, ovvero la sacralità atea dell'esistenza, che considera gli umani frutto dell'evoluzione animale, fino a raggiungere un'elevata capacità razionale e ritiene che solo la persona sia inviolabile. Perché allora questo privilegio dovrebbe concretizzarsi a volte in una morte tra atroci sofferenze? Gli stessi che combattono, giustamente, la tortura, si arrogano poi il diritto di imporla per suffragare il proprio punto di vista etico: si deve fare così perché pensano che sia giusto farlo. Non è accettabile: credente o ateo nessuno ha il diritto di imporre sofferenze disumane agli altri in base ai propri (discutibili) principi.
Dunque, perché non promulgare una legge che rispetta il pensiero di tutti, che non sottometta nessuno alla logica altrui e che lasci a tutti il libero arbitrio, inclusa l'obiezione di coscienza per i medici, ma che permetta a chi non riesce più a sopportare ciò che la vita gli impone, infine di porvi fine.
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