BIOGRAFIA

8.10.19

CACCIABOMBARDIERI NUCLEARI ACQUISTATI DALL'ITALIA



di Gianni Lannes

Gli F-35, ovvero i famigerati velivoli da guerra a capacità nucleare potranno caricare le micidiali bombe atomiche modello b61 versione 12, di recente potenziate negli USA, presenti illegalmente in Italia, in violazione della Costituzione repubblicana, nonché del Trattato di non proliferazione (TNP), ad Aviano e Ghedi (altri ordigni nucleari sono presenti a Camp Darby, una base militare nei pressi di Livorno e a Sigonella ai piedi dell'Etna). 

 
 
Per ora sarebbe ancora in via di definizione da parte del ministero della Difesa il quantitativo di acquisto di nuovi F-35 per il prossimo triennio. Il primo ministro, l'ineletto Giuseppe Conte, ieri si è detto “d’accordo” con il M5s sulla “rinegoziazione” degli impegni di acquisto con gli Stati Uniti d'America. L’adesione dell’Italia al programma per l’acquisto dei cacciabombardieri bellici, risalente al 1998, era però già stata rivista nel 2012 e l’impegno del governo tricolore con l’amministrazione Usa è passato da 131 velivoli a 90, ma senza sconto. Lo scorso maggio l’allora ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha parlato di 28 aerei già comprati e in consegna entro il 2022, che si sommano agli altri 13 acquistati in passato. Per il prossimo triennio sarebbe però ancora da definire il quantitativo dei nuovi acquisti, una decisione che spetterebbe al ministero della Difesa e sarebbe in via di definizione.

Parola d'ordine: dietrofront dopo il folgorante incontro l'anno scorso con l'ambasciatore a stelle e strisce Lewis Eisenberg. Ma non era forse Luigi Di Maio che nel giugno 2013 su Facebook aveva scritto testualmente: 

«L’F35 non è nient’altro che un costosissimo e ipocrita Reddito di Cittadinanza: compriamo aerei inutili perché una parte dei componenti venga prodotto negli stabilimenti italiani per dare lavoro a fabbriche sull’orlo del baratro?».

Comunque, l’atomico dilemma è stato risolto da Angelo Tofalo, già , sottosegretario pro tempore alla Difesa(Ansa, 16 ottobre 2018).  Dopo TAP, TAV ed Ilva a Taranto, ecco un’altra onorevole retromarcia del movimento 5 stelle:

«M5S è da sempre contrario ai caccia F35, ma si tratta di un programma partito nel 1998 e sarebbe irresponsabile interromperlo ora. F-35: l'Italia ha bisogno di difendere i confini aerei»:

Tecnicamente l’F-35 è portato a fare la guerra e non a difendere il territorio nazionale italiano. Peraltro, ogni giorno l'Italia dilapida circa 100 milioni di euro in spese militari (fonte: Sipri e Ragioneria Generale dello Stato). Quante scuole pubbliche a rischio crollo si potrebbero risanare con tutto questo denaro pubblico, sperperato per ubbidire al complesso militar-industriale?

«Si è parlato in Italia degli F35 e spesso in maniera distorta. Bisogna conoscere e valutare le informazioni. Il programma F35, che è stato avviato da oltre venti anni, a differenza di quello che qualcuno ha detto, è un aereo che ha un’ottima tecnologia ed è forse la migliore al mondo in questo momento».

Ecco ancora le parole pronunciate a Montecitorio, in un convegno dal tono "bellico", dal sottosegretario grillino alla Difesa, Angelo Tofalo.

«L’F35 - ha aggiunto il Tofalo - è un aereo di quinta generazione ed è quindi normale farci dei calcoli: resta ovvio che non possiamo rinunciare a una grande capacità della nostra aeronautica militare che ci mette avanti ad altri Paesi».


Il nuovo cacciabombardiere, pagato 150 milioni di euro dall'Italia, così com'è, non serve praticamente a nulla. Per rendere operativo il velivolo occorre spendere altre decine di milioni di euro per aggiornare il suo computer di bordo e l'Italia ne possiede dieci già consegnati e un paio in arrivo; si tratta di un costo, quello necessario all'aggiornamento degli F-35, talmente alto a causa degli eccessivi costi di retrofit necessari per renderli utilizzabili, da spingere, a settembre 2017 il responsabile americano del programma, il viceammiraglio Mathias Winter, ad ipotizzare la rottamazione degli F-35 prodotti finora. Infatti, il viceammiraglio Winter ha spiegato che la quota a carico di partner e clienti stranieri del programma di aggiornamento sarà di 3,7 miliardi di dollari; quelli italiani bisognosi di aggiornamento sono dodici, il che significa quasi mezzo miliardo di dollari in più che il nostro Paese dovrà sborsare per rendere operativi gli aerei militari.


Un aereo a dir poco fallimentare. Non sono ancora pienamente operativi e ne sono già caduti alcuni. Nel rapporto presentato al Congresso Usa dal direttore dei test operativi del Pentagono si evidenzia chiaramente che il software degli aerei è solo uno dei difetti degli F-35; infatti, il nevralgico sistema di supporto operativo Alis (Autonomic Logistics Information System) non funziona, così come il sistema di puntamento ottico del casco e i sistemi di lancio di bombe e missili aria-aria; la mitragliatrice di bordo spara storto e fa impennare l'aereo, il respiratore del pilota causa ipossia e perfino i pneumatici della versione da portaerei sono da buttare dopo solo dieci appontaggi. Di fatto, gli F-35 pre-serie prodotti finora, compresi i dodici comprati dall'Italia, sono dei prototipi inutilizzabili che, nella migliore delle ipotesi, potranno diventare parzialmente operativi tra molti anni e solo ad un prezzo incalcolabile e a causa di ciò la Germania ha rifiutato di comprare gli F-35 e perfino la Gran Bretagna valuta di prenderne meno del previsto. Infine, a tutto questo si aggiunge un'ulteriore nota dolente, dal sito Ansa.it, il 28 marzo 2018, si apprende che il Ministero della difesa del Regno Unito ha interdetto il volo degli F-35 a 29 miglia, circa 40 chilometri, dai temporali e dalle tempeste, perché rischiano di esplodere se raggiunti da un fulmine sulla carlinga.




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