Nel belpaese chi non serba nell'album di famiglia un
migrante? Si fa in fretta a dimenticare, ma la storia si ripete ciclicamente,
spesso in peggio come nel caso nostrano. Gli italiani hanno dimenticato le proprie valigie di cartone del passato. All’essere umano è lasciata comunque
la facoltà di scrivere un finale diverso. E da questa capacità dipende il
futuro dell’umanità.
Ad accoglierli c’era allora Ellis Island, un lurido
attracco dove tutti i passeggeri delle navi provenienti dall’Europa avevano l’obbligo
di sbarcare per sottoporsi ad un’invadente serie di controlli.
Qui, ammassati peggio del bestiame in lunghe file e costretti
a subire attese estenuanti, affamati, venivano sottoposti a minuziose “visite
mediche”: quanti risultassero al di sotto di un determinato stato di salute
venivano rispediti sulle navi, alle quali era imposto l’obbligo di attendere e
reimbarcarli per ricondurli in Europa.
Medesima sorte toccava a quanti non avessero i documenti
in regola o fossero considerati soggetti potenzialmente pericolosi.
Gli italiani erano fra i più discriminati: per tutti valga
l’omicidio deliberato dalle autorità statunitensi di Nicola Sacco (originario di
Torremaggiore) e Bartolomeo Vanzetti. E a rendere più odiosa la situazione c’era
anche la convinzione, ben radicata nella classe dominante dei wasp (white anglo
saxon protestant) che gli italiani del Sud, per il colorito olivastro della
loro carnagione, non si potessero considerare del tutto bianchi e che di
conseguenza non dovessero vedersi riconoscere gli stessi diritti nella scala
sociale.
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=sacco
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=razzismo
http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2019/02/i-migranti-siamo-noi.html
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