di Gianni Lannes
Da quando gli esseri umani sono esposti a rischi sociali
vengono indotti a chiedere sicurezza in un mondo incerto. Prevale la
convinzione che la funzione principale, se non esclusiva delle istituzioni sia
dare sicurezza.
Nella tradizione dei Lumi, nei liberali come Montesquieu, la sûreté è la sicurezza per i cittadini di essere al riparo dalle intrusioni dello Stato nella vita privata. Nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo si sostiene il medesimo concetto. Oggi la sûreté ci è negata a causa della sorveglianza ossessiva cui siamo sottoposti, al controllo delle telecomunicazioni, e così via. In effetti, siamo meno liberi. Prima della sicurezza vengono altri bisogni: salute, lavoro, felicità. La sicurezza è l’ideale che resta quando sono caduti tutti gli altri.
A partire da Reagan e dalla Thatcher lo Stato è diventato
un agente del mercato, applicando le stesse regole di mercato alla sua funzione
pubblica attraverso i manager. Così, il sistema di dominio mette gli individui in perenne concorrenza
tra di loro, in perenne lotta per la sopravvivenza, alimentando in tal modo
riflessi di sfiducia e calcolo verso gli altri. La caratteristica della società
contemporanea, infatti, è il calcolo permanente. Ecco perché nella società del
calcolo il disoccupato guarda il migrante come un concorrente, ma non come
qualcuno con cui c’è qualcosa da condividere. E’ in crisi il desiderio di
uguaglianza, il paradigma della redistribuzione.
Si cambia il mondo solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo
imperante. Sono tempi difficili ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate
la speranza. E ricordate sempre che ogni tempesta inizia con una singola
goccia che annuncia il temporale e anticipa il diluvio universale.