BIOGRAFIA

10.7.18

ITALIA: NUCLEARE ASSASSINO!




di Gianni Lannes

«I comuni di Bosco Marengo, Caorso, Latina e Rotondella hanno fatto registrare un maggior numero di eccessi di mortalità per patologie tumorali» riporta uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità. Questo primo e poco noto rapporto italiano dell’ISS pubblicato nel gennaio 2015, attesta il critico stato di salute dei residenti in comuni sede di impianti nucleari, soprattutto in Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Basilicata. Tra le zone messe sotto la lente d'ingrandimento sono stati analizzati i dati relativi alle morti degli ultimi 30 anni. In particolare, in particolare i decessi causati da malattie dell'apparato digerente e per il tumore della tiroide risultano in eccesso rispetto alla mortalità media della popolazione italiana.  

Lo studio, però non tiene conto delle aree segrete di fabbricazione in passato del combustibile, nucleare, in particolare dell’ambito militare, a partire dalla centrale atomica di San Piero a Grado in provincia di Pisa (ex Camen, ex Cresam, infine Cisam) che ha sversato le sue scorie nel Tirreno e nel sottosuolo della Toscana, nonché delle attività ecomafiose nello Stivale, isole comprese.

Il futuro Deposito nazionale delle scorie nucleari dovrebbe cominciare a funzionare a partire dal 2025 ma si deve ancora individuare il sito dove costruirlo: lì verranno stipati - in superficie - e conservati, i rifiuti radioattivi anche di terza categoria (i più pericolosi). Ufficialmente la bonifica dei siti italiani è ancora al quasi il 30 per cento, con l’investimento della metà della cifra prevista (3,6 miliardi di euro su 7,2). L'iter è attualmente rallentato dall’attesa di un nulla osta alla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito unico delle scorie (CNAPI), che dovrebbe arrivare dai ministeri dello Sviluppo e dell’Ambiente: il decreto è stato più volte annunciato ma sempre inspiegabilmente rinviato.

Comunque la Sogin gestisce il decommissioning delle quattro centrali nucleari italiane - Trino, Caorso, Latina e Garigliano - quello dell’impianto Fn di Bosco Marengo, gli ex centri di ricerca Enea Eurex di Saluggia, Opec e Ipu di Casaccia e Itrec di Rotondella. Proprio l’Itrec – nel materano – è stata oggetto di un provvedimento di sequestro di tre vasche di raccolta delle acque di falda e di una condotta di scarico da parte della magistratura in relazione a una presunta contaminazione delle acque sversate in mare. L’indagine, svolta in collaborazione con i Carabinieri del Noe, parte dall’accertamento della presenza di due sostanze cancerogene – cromo esavalente e tricloroetilene – in una falda acquifera che attraversa l’area dell’impianto e da una condotta arriva fino allo Jonio.

I due agenti cancerogeni, in base alla ricostruzione degli investigatori, sarebbero stati utilizzati per il trattamento delle barre di uranio, ovvero per il «riprocessamento»: nella Itrec sono custodite dagli anni Sessanta 64 barre di uranio provenienti da Elk River (USA). L'amministratore delgato della Sogin, tale Desiata, ha precisato che «non c’è inquinamento radioattivo» e che «ogni scarico a mare è stato effettuato dalla Sogin mantenendosi entro i limiti radiologici e chimici previsti dalle leggi».

La Sogin gestisce anche lo smantellamento dell’Ispra-1 (dell'UE), situato in provincia di Varese. Alle scorie nucleari si aggiungeranno i rifiuti di altre attività scientifiche, industriali e mediche. Ma una delle operazioni più complesse da completare nel 2018 è la bonifica dei recipienti (vessel) dei reattori delle centrali del Garigliano (Caserta) e di Trino Vercellese (Vercelli).  

In attesa del cosiddetto "Deposito unico nazionale", al momento i rifiuti vengono conservati in numerosi depositi situati vicino alle stesse centrali, o trasferiti in Gran Bretagna e Francia. La Sogin (una società pubblica) collabora anche allo smantellamento di una centrale atomica in Slovacchia e di sottomarini nucleari a Murmansk, in Russia, e partecipa a una operazione di mappatura degli oggetti radioattivi presenti sul fondo dell’Artico.

Alla voce promesse propagandistiche. La lista della Cnapi è stata redatta tenendo conto di tre criteri, la sismicità (il territorio non deve essere sismico), il criterio idrogeologico, cioè il terreno deve essere stabile e lontano dall’acqua, e la lontananza da insediamenti urbani e industriali. Proprio per la vicinanza a fonti di acqua, si esclude che possano essere utilizzate le stesse centrali nucleari in via di lento smantellamento. Il Comune ospitante percepirà le compensazioni pubbliche, 2 mila persone saranno impiegate nei 4 anni di costruzione e poi 700 tra il sito e il parco tecnologico annesso, per 50-60 anni.

Riferimenti: