di Gianni Lannes
«I comuni di Bosco Marengo, Caorso, Latina e Rotondella
hanno fatto registrare un maggior numero di eccessi di mortalità per patologie
tumorali» riporta uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità. Questo primo e
poco noto rapporto italiano dell’ISS pubblicato nel gennaio 2015, attesta il
critico stato di salute dei residenti in comuni sede di impianti nucleari, soprattutto in Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Basilicata. Tra
le zone messe sotto la lente d'ingrandimento sono stati analizzati i dati
relativi alle morti degli ultimi 30 anni. In particolare, in particolare i
decessi causati da malattie dell'apparato digerente e per il tumore della
tiroide risultano in eccesso rispetto alla mortalità media della popolazione italiana.
Il futuro Deposito nazionale delle scorie nucleari
dovrebbe cominciare a funzionare a partire dal 2025 ma si deve ancora
individuare il sito dove costruirlo: lì verranno stipati - in superficie - e conservati, i
rifiuti radioattivi anche di terza categoria (i più pericolosi). Ufficialmente la bonifica dei siti italiani è ancora al quasi il 30 per cento, con l’investimento della metà della cifra
prevista (3,6 miliardi di euro su 7,2). L'iter è attualmente rallentato
dall’attesa di un nulla osta alla Carta nazionale delle aree
potenzialmente idonee a ospitare il Deposito unico delle scorie (CNAPI), che dovrebbe
arrivare dai ministeri dello Sviluppo e dell’Ambiente: il decreto è stato più
volte annunciato ma sempre inspiegabilmente rinviato.
I due agenti cancerogeni, in base alla ricostruzione
degli investigatori, sarebbero stati utilizzati per il trattamento delle barre
di uranio, ovvero per il «riprocessamento»: nella Itrec sono custodite dagli
anni Sessanta 64 barre di uranio provenienti da Elk River (USA). L'amministratore delgato della Sogin, tale Desiata, ha
precisato che «non c’è inquinamento radioattivo» e che «ogni scarico a mare è
stato effettuato dalla Sogin mantenendosi entro i limiti radiologici e chimici
previsti dalle leggi».
La Sogin gestisce anche lo
smantellamento dell’Ispra-1 (dell'UE), situato in provincia di Varese. Alle scorie
nucleari si aggiungeranno i rifiuti di altre attività scientifiche, industriali
e mediche. Ma una delle operazioni più complesse da completare nel 2018 è la
bonifica dei recipienti (vessel) dei reattori delle centrali del Garigliano
(Caserta) e di Trino Vercellese (Vercelli).
In attesa del cosiddetto "Deposito unico nazionale", al momento i
rifiuti vengono conservati in numerosi depositi situati vicino alle stesse centrali, o trasferiti in Gran Bretagna e Francia. La Sogin (una società pubblica) collabora anche allo
smantellamento di una centrale atomica in Slovacchia e di sottomarini nucleari
a Murmansk, in Russia, e partecipa a una operazione di mappatura degli oggetti
radioattivi presenti sul fondo dell’Artico.
Alla voce promesse propagandistiche. La lista della Cnapi è stata redatta tenendo conto
di tre criteri, la sismicità (il territorio non deve essere sismico), il
criterio idrogeologico, cioè il terreno deve essere stabile e lontano
dall’acqua, e la lontananza da insediamenti urbani e industriali. Proprio per
la vicinanza a fonti di acqua, si esclude che possano essere utilizzate le
stesse centrali nucleari in via di lento smantellamento. Il Comune ospitante percepirà le compensazioni
pubbliche, 2 mila persone saranno impiegate nei 4 anni di costruzione e poi 700
tra il sito e il parco tecnologico annesso, per 50-60 anni.
Riferimenti: