© Gilan (2010)
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di Gianni Lannes
L’Italia non ha proprio più alcuna sovranità. Attualmente sono operativi ben 59 avamposti
di guerra nel belpaese - che peraltro inquinano più delle maggiori industrie letali - sotto la bandiera United States of America e il vessillo
NATO. Costano all’ignaro popolo italiano un miliardo di euro all’anno (a parte il danno sanitario e quello ambientale). Altri 29 miliardi di euro danno fondo al bilancio delle spese militari italidiote per 365 giorni (anno 2017). Insomma,
un lusso, anzi uno spreco che non possiamo più permetterci - un costo ostinatamente
mascherato nel bilancio statale - lievitato sempre più da quando lo Stivale nel
1949 entrò a forza nel patto atlantico, soprattutto da quando i contingenti
militari statunitensi piombarono a metà degli ani ’50 - dopo la proclamazione
della neutralità dell’Austria - nuovamente nella nostra patria. Senza contare
gli impianti bellici dismessi ad inquinare montagne e marine italiane. Gentiloni può smentire?
fonte: Ambasciata USA in Italia |
Nel 2013 una delegazione di onorevoli 5 stelle, invece di denunciare l’installazione fuorilegge del MUOS in Sicilia, si recò in loco per una sorta di visita premio. Singolare coincidenza: qualche giorno fa, l’aspirante primo ministro Luigi Di Maio (in guerra con lingua italiana e inglese, nonchè storia e geografia) ha incontrato a Roma, l’ambasciatore yankee Lewis Eisenberg che ha concesso la sua benedizione ai pentastellati, già controllati a decorrere dal 2008 (alla voce "incontro segreto" di Grillo e Casaleggio con l'ambasciatore Spogli, propedeutico alla germinazione pentastelluta nel 2009). Di Maio ha annunciato il suo prossimo ministro della difesa, ovvero Elisabetta Trenta (Link): un nome e un programma. Non a caso quelli che dovevano aprire il Parlamento come una scatoleta di tonno, hanno poi innescato la marcia indietro tutta. Aspirano forse anch'essi a trasformarsi in casta parassitaria?
Secondo i resoconti forniti dal Pentagono, gli Usa
dispongono ufficialmente di 686 basi disseminate in 74 diverse nazioni del
globo, attraverso le quali, si sorvegliano da vicino i governi che non sono
necessariamente favorevoli all’espansione della loro influenza sulle risorse
dei loro territori. Non a caso, i padroni Usa considerano la superficie
terrestre come un terreno da conquistare, da occupare e da sfruttare. La
divisione del mondo in unità di combattimento e di comando illustra molto bene
questa tragica realtà. Le installazioni statunitensi sono a loro volta
classificabili in quattro categorie diverse: basi aeree (Air Force), basi
terrestri (Army), basi navali (Navy) e basi con compiti di comunicazione e
sorveglianza (Spy). In Italia risultano
stanziata una forza di occupazione militare di oltre 12 mila soldati. Senza
contare l’arsenale nucleare - vietato dal Trattato di non proliferazione nucleare
(TNP). Eppure nell’agenda della casta che bivacca per conto straniero ai piani
alti dello Stato tricolore, il problema non è preso in considerazione.
I contratti d’affitto per le basi (ormai territorio
statunitense a tutti gli effetti) contengono clausole che impongono al Paese
ospitante di sobbarcarsi parte cospicua dei costi necessari alla manutenzione
e, all’occorrenza, all’allargamento delle strutture militari statunitensi. Una
prova è quella offerta dali maggiordomi dello Stato italiano che ha sborsato
centinaia di milioni di euro per rimettere in sesto e/o riadattare le basi alle
necessità dei loro esigenti inquilini. Nella basi di Aviano e Ghedi, ad
esempio, l’Italia ha compartecipato – con non meno di 80 milioni – alla
realizzazione dei lavori per la messa in sicurezza delle bombe atomiche USA
che, come rilevato da Hans Kristensen, membro di alto rango della Federation of
American Scientists,«sono state custodite in condizioni non sicure da oltre
vent’anni a questa parte. Gli interventi hanno come scopo di aumentare la
protezione fisica delle armi nucleari stoccate nelle basi della Us Air Force.
Gli aggiornamenti della protezione confermano in modo indiretto che la
sicurezza delle armi nucleari americane presenti nei siti europei è stata
inadeguata per oltre due decenni». Un problema non da poco, se si considera che
ad Aviano sono presenti decine di F-16 armati con testate nucleari, e che Ghedi
custodisce decine di bombe all’idrogeno B61-12. L’Italia ha inoltre
cofinanziato l’ampliamento della base di Aviano, necessario per permetterle di
accogliere il 606° Air Control Squadron, l’unità addetta (con un personale di
200 militari) al comando, controllo e rifornimento durante grandi operazioni di
guerra aerea che fino alla fine del 2014 era di stanza presso la base di
Spangladem, in Germania.
Ciò rientra nel processo di riposizionamento delle
forze militari Usa in Europa, nel cui quadro si inserisce anche la
ristrutturazione di Camp Darby, la base logistica dello Us Army contenente
l’equipaggiamento completo per due battaglioni corazzati e due di fanteria
meccanizzata trasferibile nei ‘teatri di crisi’ attraverso il porto di Livorno e
l’aeroporto di Pisa. Secondo i programmi, l’immensa struttura dovrebbe essere
notevolmente ridimensionata, ma ciò «non significa che la sua capacità sarà
ridotta. Il collegamento col porto di Livorno è stato potenziato dai lavori
effettuati dagli enti locali (a guida Pd) sul Canale dei navicelli, allo scopo
dichiarato di dare impulso ai cantieri che fabbricano yacht (in realtà in crisi
e in attesa di qualche compratore straniero) […]. Per di più nel limitrofo
interporto di Guasticce, sullo Scolmatore dove sono in corso lavori per
accrescerne la navigabilità, si può creare un indotto per lo stoccaggio di
materiali logistici di Camp Darby. In tal modo si può liberare, nella base,
spazio da destinare agli armamenti. Per di più, l’area che il comando Usa dovrebbe
‘restituire all’Italia’ nei prossimi anni andrà al Ministero della Difesa, che
la potrà destinare a funzioni di supporto di Camp Darby e alla proiezione di
forze: l’aeroporto militare di Pisa è stato trasformato in hub aereo nazionale
da cui transitano gli uomini e i materiali destinati ai vari teatri bellici, e
sempre a Pisa si è appena costituito il Comando delle forze speciali
dell’esercito».
Ovviamente non è tutto. A Vicenza, circa 8 milioni
di euro dei contribuenti italiani sono stati spesi per la riqualificazione
delle caserme Del Din ed Ederle, dove alloggiano il quartier generale della Us
Army in Italia e i membri della 173° brigata aviotrasportata con rispettive
famiglie. L’Italia ha inoltre messo a disposizione un quarto dei 200 milioni di
euro necessari alla costruzione del nuovo quartier generale della NATO presso
Lago Patria (vicino a Napoli, il cui porto ospita la Us Sixth Fleet), più altri
milioni vari per la riconfigurazione della viabilità attorno a questo nuovo
sito. Altri fondi sono stati stanziati per adattare le piste delle base di Amendola
(in provincia di Foggia) ai cacciabombardieri nucleari F-35 e ai droni
Predator, mentre una quota non irrilevante dei 100 milioni di dollari necessari
al potenziamento della Naval Air Station di Sigonella, dove verrà impiantata
l’apparecchiatura di ricezione e trasmissione satellitare Jtags che, come il
Muos di Niscemi, è funzionale allo ‘scudo anti-missili’ che gli Usa stanno
innalzando in Europa - dato non irrilevante, la realizzazione delle strutture
del Jtags è stata appaltata, tra le altre, ad una ditta in odore conclamato di
mafia.
Riferimenti: