di Gianni Lannes
Giacimenti di petrolio e riserve di pesca. Correva l’anno
2015, a Caen, tale Paolo Gentiloni in veste di ministro degli esteri, privo di
mandato parlamentare, ha ceduto unilateralmente a Parigi, in cambio di niente,
ben 339, 9 chilometri quadrati di Mar Tirreno. In seguito Gentiloni è stato
denunciato dal deputato sardo Mauro Pili; purtroppo la denuncia si è arenata nel
porto capitolino delle nebbie.
L’atto prevede altresì che le acque territoriali
francesi in prossimità della Corsica passino da 12 a 40 miglia, mentre il
confine al largo della parte nord-occidentale della Sardegna si allarghi fino
alle 200 miglia. Al largo della costa sarda è stata peraltro individuata una
grande riserva da 1,4 trilioni di metri cubi di gas e da 0,42 miliardi di
barili di petrolio, l’articolo 4 del trattato prevede che sia possibile
accedere alla riserva presente sotto il fondale italiano, avviando la
trivellazione direttamente dal versante francese. Le navi dei Paesi dell’Unione
potranno transitarvi, ma all’Italia non sarà più consentito farvi attività
economica (pesca, sfruttamento dei giacimenti naturali), che rimane appunto
esclusivamente in mano alla Francia ma con la protezione ecologia che resta a
carico dell’Italia.
Secondo la Farnesina, dato che l’accordo bilaterale
del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia, “i confini marittimi con la
Francia sono pertanto immutati e nessuno, a Parigi o a Roma, intende
modificarli”. E quanto alla data del 25 marzo, “essa, come informa l’ambasciata
di Francia a Roma, riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel
quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico’ sul
Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e
che non é volta in alcun modo a ‘modificare le delimitazioni marittime nel
Mediterraneo’. Ma se l’accordo non è mai stato ratificato dal nostro
Parlamento, la Francia - osservando l’ostruzionismo del Parlamento tricolore -
ha avviato con un semplice decreto una procedura amministrativa unilaterale,
nata a sua volta da una consultazione pubblica consentita da Bruxelles. L’iter
del procedimento scadrà il 25 marzo 2018. Il governatorato italidiota si si farà rispettare o
calerà le braghe come sempre.
Riferimenti: