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31.10.17

DANNI DA VACCINAZIONE: LA CASSAZIONE RIAPRE IL CASO!





di Gianni Lannes

Oltre il ragionevole dubbio. E’ una decisione che fa giurisprudenza e non si discute ma si applica istantaneamente. Ancora una volta la suprema corte, ovvero la sesta sezione civile della Cassazione, sulla base di perizie tecniche attesta che i vaccini fanno molto male alla salute.

Se ne deduce che la legge incostituzionale 119/2017 (e così il decreto legge anticostituzionale 73/2017) nonché le affermazioni dell’inquilino del Quirinale Mattarella, del primo ministro pro tempore Gentiloni, del ministro Lorenzin, dei vertici dell’Aifa e dell’Istituto superiore di sanità, incluso Burioni possono causare un gravissimo pericolo per la salute pubblica. C’è la flagranza del reato, allora perché la magistratura non li arresta in blocco? In un lustro saranno vaccinati milioni di minori (neonati, bambini e adolescenti sani), senza contare altri milioni di adulti (medici, infermieri ed insegnanti). Quali saranno i danni alla salute? La prevenzione non è un dettaglio. Peraltro, a febbraio scorso un'altra sentenza della Cassazione ha rinosciuto il danno da vaccini. Secondo la Corte Ue "il consenso scientifico non è indispensabile per provare i danni di un vaccino difettoso". Infatti, una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea il 21 giugno 2017 ha stabilito che in mancanza di consenso scientifico, il difetto di un vaccino e il nesso di causalità tra il difetto stesso e una malattia possono essere provati con un complesso di indizi gravi, precisi e concordanti.  
Accadde nel 1956, all'età di 7 anni. La Cassazione ribadisce che va tenuto conto anche della probabilità ‘logica’. Così è stato riaperto il caso di un paziente che si era ammalato di poliomielite dopo la vaccinazione effettuata 61 anni fa. Risarcimento per danni da vaccinazioni: la Cassazione civile rinvia per la seconda volta alla Corte d’Appello il giudizio sulla vicenda di un cittadino di Messina che ha chiesto il risarcimento dei danni per aver contratto la poliomelite poco dopo la somministrazione del vaccino antipolio Salk. I giudici hanno deciso di rinviare il caso una seconda volta alla Corte d'Appello (la prima volta era avvenuto nel 2013 con la negazione del nesso causale tra vaccino e insorgenza della polio). Ma per la Cassazione "la regola della certezza probabilistica (che aveva ispirato la Corte d'Appello) non può essere ancorata esclusivamente alla determinazione quantitativa - statistica delle frequenze di classe di eventi (c.d. probabilità quantitativa), ma va verificata riconducendo il grado di fondatezza all'ambito degli elementi di conferma disponibili nel caso concreto (c.d. probabilità logica)". 
 
Già nel 2013, la Corte aveva rinviato, con esiti negativi, la causa al giudice di merito, in particolare alla Corte di appello di Palermo, perché accertasse con indagini «virologiche e siero epidemiologiche» se fosse «ragionevolmente probabile il nesso causale vaccinazione-poliomelite».

Il cittadino danneggiato dai vaccini ha proposto nuovamente ricorso e la Cassazione lo ha nuovamente accolto affermando (Ordinanza numero 25119 del 24 ottobre 2017), che «la regola della “certezza probabilistica” non può essere ancorata esclusivamente alla determinazione quantitativa - statistica delle frequenze di classe di eventi (c.d. probabilità quantitativa), ma va verificata riconducendo il grado di fondatezza all'ambito degli elementi di conferma disponibili nel caso concreto (c.d. probabilità logica)».

In questo caso, prosegue la Cassazione, va rilevato che "a fronte degli elementi significativi in un ragionamento presuntivo, quali il fatto che la sintomatologia paralitica è insorta dopo la somministrazione del vaccino nei tempi previsti dalla scienza, della ritenuta inverosimiglianza del contagio per contatto e della affermata validità degli studi presenti a sostegno delle difficoltà di inattivazione virale durante la prima produzione del vaccino", la Corte di appello ha comunque ritenuto di escludere la ragionevole probabilità scientifica dell'imputazione della poliomielite alla vaccinazione.
E lo ha fatto, conclude la Cassazione, "in considerazione dell'incidenza statistica della soluzione ricercata, laddove questa non può essere di per sé sufficiente, in carenza di specificazione dei presupposti in base ai quali è stata compiuta l'analisi statistica, della soglia statistica che occorrerebbe raggiungere nel caso in esame e di elementi che consentano di attribuire rilievo logico decisivo al dato numerico".

















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