BIOGRAFIA

28.8.17

ITALIA: DISCARICA NUCLEARE!


di Gianni Lannes

Altro che morbillo. Ne produciamo ancora ufficialmente circa 550 metri cubi all’anno, senza contare quelle delle 4 centrali nucleari civili (imposte da Washington, di cui una plutonigena a Borgo Sabotino; tutte aree non bonificate) e vantiamo già 7 nuovi depositi a tempo indeterminato. Nel belpaese le scorie radioattive sono un segreto di Stato. Dopo anni di inqualificabile ritardo istituzionale, la mappa delle aree potenzialmente idonee ad accogliere il deposito unico di rifiuti radioattivi, è un rebus per la popolazione, in barba alla trasparenza amministrativa sancita dalla Convenzione di Aarhus (ratificata dalla legge italiana 108 dell'anno 2001).

A farla breve, nella solita disattenzione tricolore il 15 luglio 2017 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è stata avviata la procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.) relativa al “Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi”. Sopresa dalla contabilità ufficiale è sparita d’incanto addirittura la centrale nucleare militare Cisam (ex Camen, poi Cresam) di San Piero a Grado vicino al Pisa.

Molte regioni come la Sardegna che  già nel 2011, si espresse a larga maggioranza nel referendum regionale con una forte contrarietà alla costruzione di centrali nucleari e a depositi di scorie nucleari e residuati, non hanno fiatato. E la Sogin ingrassa con i soldi degli ignari italiani. Il problema, anzi il vero dramma? L'inquinamento ormai irreversibile del territorio (inclusi i mari italiani dove peraltro transitano e sostano nei porti nostrani unità militari a propulsione ed armamento nucleare, senza piani di sicurezza) e i danni sanitari a carico della popolazione, altro che epidemie  inventate a tavolino dal ministro Lorenzin. Insomma, un cancro assicurato per legge da uno Stato fantoccio, ormai sempre più telecomandato dall'estero.


riferimenti:




Gianni Lannes, ITALIA, USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.

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