I finanzieri Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda
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di Gianni Lannes
Il 2 marzo 1994, l'elicottero A 109 della guardia
di finanza, nome in codice Volpe 132, decolla dall'aeroporto di Elmas, per una
«missione di ricognizione costiera notturna per la repressione di traffici
illeciti via mare nel tratto Elmas-Poetto-Capo Carbonara-Capo Spartivento-Elmas»,
con a bordo il maresciallo Gianfranco Deriu e il brigadiere Fabrizio Sedda. La
motovedetta G-63 Colombina è l'unità «cooperante». Alle 19,15 c’è l'ultimo
contatto radio con l'elicottero. Deriu comunica: «Ci dirigiamo sugli obiettivi
segnalati sul radar». Poi più nulla, e solo alle 19,52, dopo un lunghissimo e
inspiegabile silenzio, la sala operativa cerca di mettersi in contatto con
l'elicottero. Ma Volpe 132 è svanito nel nulla. L'elicottero precipitò in mare
per cause mai accertate, svanendo nel nulla, e i due finanzieri morirono, ma i
loro corpi non sono mai stati ritrovati insieme al relitto dell'Augusta A 109.
La tragedia si consumò di fronte alla costa sud-orientale della Sardegna, tra
Capo Carbonara e Capo Ferrato. In seguito, nel 2005 la commissione parlamentare
di inchiesta sull’omicidio di Ilaria aAlpi e Miran Hrovatin (presieduta da Carlo
Taormina) ha acquisito e segretato questo fascicolo di indagine.
Alcuni testimoni, Giovanni Utzeri, Luigi Marini,
Antonio Cuccu e Giuseppe Zuncheddu, vedono da angolazioni diverse un elicottero
della Guardia di Finanza, velivolo Volpe 132, A-109 (Augusta 109), sorvolare
questa zona, incendiarsi, esplodere e precipitare in mare; tutti e quattro i
testimoni oculari hanno dichiarato che l'elicottero in questione è caduto in prossimità
di una nave portacontainer (in seguito identificata con il mercantile Lucina),
ancorata in quel tratto di mare da alcuni giorni. Secondo alcuni abitanti della
zona, il mercantile Lucina avrebbe preso rapidamente il largo dopo
l'abbattimento dell'elicottero; due mesi e mezzo dopo l’«incidente», la
commissione tecnico-formale nominata dalle autorità militari archivia il caso.
E la conclusione in sintesi è: non esistono riscontri obiettivi per ipotizzare cosa
sia accaduto. Nella relazione non si fa cenno a due testimoni oculari che erano
stati sentiti a verbale.
Il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, vengono assassinati
Ilaria Alpi e Miran Horvatin, una giornalista e un videoperatore indipendente che
indagavano sui traffici illeciti di armi tra Africa ed Europa. Il 9 giugno 1994
la procura di Cagliari chiede all'Aeronautica una copia della relazione della commissione
tecnico-formale. Due settimane dopo arriva in procura una lettera dall'ufficio
centrale per la sicurezza della presidenza del consiglio dei ministri nella
quale si comunica che la relazione è coperta dal segreto di Stato. Alla
presenza del tenente colonnello dell'Aeronautica militare, Enrico Moraccini,
capo della Commissione d'inchiesta militare per accertare la dinamica dei
fatti, al maresciallo di P.G. Angelo Anedda e al brigadiere Giuseppe Madera,
alcuni giorni dopo la tragedia, sono state messe per iscritto le dichiarazioni
rese il giorno dell’«incidente» da Luigi Marini: (...) «La sera del 2 marzo
1994, intorno alle 19:15/:25, mentre pescavo sul fiume Picocca, ho sentito un
rumore di motori in lontananza e, scrutando il cielo, ho cercato di capire da
dove venisse. In quell'attimo, in direzione di Capo Ferrato, sul lato sinistro,
guardando il mare, ho visto un fascio di luce salire dal basso verso l'alto e
subito ricadere verso il basso. Da quel momento il rumore è cessato».
Il 6 luglio 1994, quattro mesi dopo la caduta
dell'elicottero Volpe 132, il mercantile Lucina è stato lo scenario di una
strage, avvenuta nel porto di Jenjen (Algeria), sprovvisto di adeguate misure di
sicurezza e distante 300 chilometri da Algeri. Il mercantile sostava a Jenjen
da 27 giorni per un ritardo di scarico merci che sarebbe dovuto avvenire nel
sicuro porto di Djendjen. Tutti i membri dell'equipaggio del Lucina furono sgozzati.
Tra le merci trasportate dal Lucina c'erano anche 600 tonnellate di materiale
«non dichiarato» (ufficialmente grano) che, secondo un articolo pubblicato dal
quotidiano la Repubblica nel 1997, potrebbe riferirsi ad un carico di armi. L'armatore
della Lucina (in quel periodo di proprietà della SEM, utilizzata per
trasportare il grano dalla Sardegna all'Africa e sospetta per traffici illeciti
di armi, droga e rifiuti tossici è la stessa nave che secondo testimonianze si
trovava alla fonda nella rada di Feraxi la sera del 2 marzo 1994). Massimo
Cellino (già presidente del Cagliari calcio), ha dichiarato agli inquirenti che
il comandante del mercantile, Salvatore Scotto, lo chiamava tutti i giorni dicendo
di sentirsi in pericolo e chiedendo di contattare l'ambasciata italiana per
accelerare la procedura di scarico merci, rallentata dal governo algerino. Secondo
varie ipotesi che furono formulate dalle procure di Trapani e di Napoli, che si
sono occupate della vicenda, molte delle responsabilità sulla strage del Lucina
sono attribuibili all'ambasciata italiana di Algeri, la quale era a conoscenza
che su quella nave avrebbe dovuto imbarcarsi un ex agente segreto, Gaetano
Giacomina di Oristano, alias G-65, per anni infiltrato in Algeria. L'agente
G-65 è morto misteriosamente a Capo Verde, nel 1998. Le indagini del
procuratore della Repubblica Mauro Mura e del pubblico ministero Guido Pani, vertono
sull'accusa di «disastro aviatorio» e di «omicidio colposo plurimo». Le perizie
effettuate dai carabinieri del Ris subiscono però diversi rallentamenti nel corso
delle indagini, come pure la consulenza di parte per accertare se sui rottami
del velivolo ci fossero tracce di esplosivo. «La risposta del Ris non è mai
arrivata», ha dichiarato l'avvocato delle parti civili Deriu e Sedda, Carmelo Fenudi,
«l'accertamento se ci fosse stata traccia di esplosivo o di altro materiale che
potesse far pensare all'abbattimento dell'elicottero sarebbe stata importante
per trasformare l'accusa da omicidio colposo plurimo a duplice omicidio
volontario, che prevede l'ergastolo e l'imprescrittibilità del reato. Da parte
del Ris sono arrivate alcune richieste di proroga di 30 giorni: la prima
avvenuta il 19 maggio 2005 e la seconda il 18 agosto dello stesso anno. Appare
pertanto non giustificata una richiesta di archiviazione fondata sul fatto che,
ancora oggi, la consulenza tecnica non sia stata ancora espletata e depositata».
Nell'ottobre 2011, il Procuratore Mauro Mura
annulla la richiesta di archiviazione della procura sulla morte dei due
sottufficiali della guardia di finanza a causa delle gravissime mancanze investigative
che, negli ultimi 18 anni, non hanno permesso che venisse alla luce la verità:
l'assenza totale di comunicazioni tra l'elicottero Volpe 132 e la motovedetta
G.63. La «fantomatica» zona d'ombra su cui si sarebbe trovato l'elicottero; i
40 minuti di silenzio nelle comunicazioni T/B/T tra il velivolo della guardia
di finanza e Cagliari avvicinamento; la mancanza comunicazioni tra il II gruppo
del Nucleo Elicotteristi guardia di finanza e la Torre di Controllo; il capo di
imputazione per il quale si procede, viene modificato e si passa da disastro
aviatorio ad omicidio colposo plurimo. A rafforzare la convinzione della
procura sono stati alcuni fatti acquisiti dal pubblico ministero nel corso
delle indagini, quando il sostituto procuratore Guido Pani ha chiesto
all'Aeronautica militare una copia della relazione della Commissione
d'inchiesta ma la richiesta è prima stata respinta perché coperta da segreto
militare, e successivamente si ha copia della relazione, che risulta però poco dettagliata
e superficiale. Secondo il Ministero dell'interno e della difesa, la morte dei
due sottufficiali della guardia di finanza è un incidente, probabilmente dovuto
ad un errore del brigadiere Sedda. Altro elemento raccolto dalla procura
riguarda il furto di un elicottero gemello di Volpe 132 dal deposito della
guardia di finanza di Oristano, gestito dalla ditta Wind Air s.r.l.: in seguito
a una segnalazione anonima, l'elicottero è stato trovato a Quartu S. Elena. Si
è ipotizzato un depistaggio: l'elicottero «gemello», fatto a pezzi, sarebbe
potuto essere gettato in mare in una zona distante dal poligono interforze e
spacciato per l'elicottero disperso. La Wind s.r.l è risultata essere una
società senza ragione sociale che potrebbe essere stata utilizzata come
copertura dai servizi segreti. Il legale di questa società, l'avvocato Costantino
Polo, risulta avere tre diversi dati anagrafici e innumerevoli residenze, tutte
inesistenti; da alcuni documenti demaniali dello Stato italiano è emerso che ad
Oristano, tra gli immobili pubblici, c’è un edificio dove il codice
corrispondente allo stabile è lo stesso della sede legale della società Wind
s.r.l. La sede della Wind s.r.l.; dopo il furto dell'elicottero da Oristano, è
stata spostata a Nuoro ad un indirizzo inesistente. Negli atti a seguito della
richiesta di archiviazione (17 giugno 2002) è contenuta una relazione datata 16
marzo 2000, redatta dalla sezione della Polizia giudiziaria: a pagina 8 si
afferma che «il giorno della scomparsa dell'elicottero erano in corso
esercitazioni militari con lancio di missili»; dalla lettura delle ordinanze
dell'ufficio circondariale marittimo di Arbatax (n. 01 del 1994 e n. 02 del
1994) relative ai mesi febbraio e marzo, era possibile evincere che il giorno 2
marzo 1994 era stata interdetta la navigazione dalle ore 8 alle ore 17,30, da
Capo Monte Santo a capo Ferrato, in quanto dovevano essere effettuate
«esercitazioni militari con lancio di missili e razzi».
Nell'aprile 2013, il
pubblico ministero Pani sulla base delle conclusioni della consulenza di parte,
ipotizza l'uso di un missile. Gli investigatori dovranno cercare di individuare
il relitto dell'Augusta 109 nel mare di Capo Ferrato, in un punto dove si
arriva anche a mille metri di profondità. Quali motivi hanno spinto le massime
autorità dello Stato, ovvero la presidenza
del consiglio dei ministri a mantenere il segreto militare sulle indagini
svolte dalla Commissione militare, e successivamente, a fornire una scarna
relazione di 40 pagine sull'accaduto da cui si evince che si è trattato di un
incidente? Se e quali legami, per quanto risulti al governo tricolore, possano
esserci tra la scomparsa dell'elicottero Volpe 132 che indagava su un traffico
illecito d'armi, la nave Lucina assalita in Algeria, e l’omicidio della
giornalista Ilaria Alpi in Somalia, che a sua volta ricercava informazioni sui
traffici d'armi tra Europa e Africa oltre a seguire le vicende della guerra
civile somala per il tg3? Per quali motivazioni, sempre per quanto risulti al governo
italiano, le perizie sui pochi resti ritrovati di Volpe 132 siano arrivate alla
Procura di Cagliari soltanto nell'autunno del 2011? Per quali motivazioni la
società Wind Air Srl proprietaria dell'elicottero gemello di Volpe 132, rubato
ad Oristano e poi ritrovato a Quartu Sant'Elena smontato a pezzi, avesse sede
in un immobile del patrimonio indisponibile dello Stato adibito ad uso governativo
come rilevato dai documenti dell'Agenzia del demanio, in via Tribuna di
Campitelli 23 a Roma? Quali legami possono esserci tra le esercitazioni
militari programmate nel periodo di marzo 1994 e la scomparsa dell'elicottero?
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