di Gianni Lannes
Nel 1924 dopo il suo viaggio a Londra, Giacomo
Matteotti stava per rivelare gli interessi personali di Vittorio Emanuele III,
nella concessione di estrazioni petrolifere alla Sinclair Oil. Ecco
perché il più temibile ed irriducibile avversario del fascismo doveva sparire
per sempre.
Ho avuto la fortuna di esaminare le carte private
del primo magistrato italiano che si occupò, allora a Roma, dell’omicidio dell’esponente
socialista. Si tratta di Mauro Del Giudice, nativo di Rodi Garganico, un uomo dalla tempra
fuori del comune, che terminò i suoi giorni a Vieste. Tentarono di corromperlo
in tutti i modi, anche con proposte di avanzamento rapido di carriera, ma lui non accettò, e così alla fine, dopo svariate
minacce fasciste, fu costretto a mollare il caso. Seguì, com’è noto, un processo
farsa al tribunale di Chieti.
Ho pure visionato un malloppo di illuminanti documenti inglesi, inediti, che Matteotti aveva acquisito durante il suo soggiorno nell’isola d’Albione, direttamente dal governo laburista. Se all’epoca avesse rivelato quello che aveva scoperto, il fascismo sarebbe stato travolto da uno scandalo incredibile. Strano che gli storici di professione non ci abbiano fatto ancora caso.
Per la cronaca il 24 marzo 1924 il re Savoia creò
Benito Mussolini cavaliere della S.S. Annunziata: il titolo comportava il rango
di cugino del sovrano.
Matteotti si mise di traverso alla conciliazione nazionale
auspicata da Mussolini. Nel giugno del 1924 Matteotti era l’ostacolo
insormontabile al totale trionfo del fascismo nel belpaese. L’odio politico di
Mussolini nei suoi confronti si alimentava anche della scoperta da parte dell’uomo
politico socialista, dei rapporti affaristici del fratello del duce, Arnaldo, con ambienti
parecchio torbidi.
Singolare coincidenza: Amerigo Dumini, ovvero il principale assassino,
era nato a Saint Louis (Missouri), era quindi cittadino degli Stati Uniti d’America,
ma di famiglia paterna fiorentina (la madre era inglese). Questo criminale
aveva acquistato la cittadinanza italiana per essere stato volontario nella
prima guerra mondiale. Pochi sanno che un parlamentare socialista, di origini pugliesi, il gigante buono Giuseppe Di Vagno, prima di essere assassinato anche lui da sicari fascisti, aveva difeso fisicamente Giacomo Matteotti.
Dopo tutto questo tempo l'Italia è tornata sotto regime, telecomandato dall'estero, e ha perso la sua sovranità territoriale, economica, politica e militare.
riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=matteotti
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=di+vagno
Dopo tutto questo tempo l'Italia è tornata sotto regime, telecomandato dall'estero, e ha perso la sua sovranità territoriale, economica, politica e militare.
riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=matteotti
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=di+vagno
capisco,l'indignazione per il delitto matteotti,ma credo che il fascismo non sia stato soltanto crudelta'e "dittatura",c'era fermento,educazione,creativita',colettivismo,artchitetture dove i solai non erano inferiori ai 3 mt.dove la lotta alle societa'segrete e alle mafie,fu totae o quasi,la riforma Gentile che dava un ordine ai livelli di conoscenza,il futurismo,petrolini,trilussa...de chirico,ottone rosai,la musica che s diffondeva nelle piazze,il Cinema,una vitalita'del tutto inusuale nel nostro paese,che proprio i radical-scik,hanno portato alla situazione attuale,per cui mi auguro un fascismo che si ispiri ad Evola e Guenon,e che faccia uscire le sue riflessioni dal ghetto in cui lei stesso le ha veicolate.apprezzo sinceramente il suo lavoro,ma per tornare sovrani bisogna vivere nel servizio,e il servizio e' dharma.
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