BIOGRAFIA

26.1.17

IN ITALIA GRANO RADIOATTIVO DA UCRAINA, RUSSIA E ROMANIA



di Gianni Lannes


L'Istituto Superiore della Sanità è forse in letargo? Nei porti del belpaese seguitano a sbarcare da anni, impunemente, navi dei veleni che battono bandiere ombra, gravide di pericolosi carichi di cereali provenienti da territori dell’Europa orientale. Secondo le rilevazioni dell’IAEA, dell’OMS e di Greenpeace, si tratta di zone contaminate per migliaia di anni a seguito del disastro di Chernobyl. E così va in onda la farsa dei controllori e dei controllati. Milioni e milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi trasformati in cibo tricolore. Più miracolo di così. Ma ecco qualche altro esempio: su cento portarinfuse ne viene controllata al massimo una. Nessuna autorità italiana, attualmente è in grado di certificare la quantità e la qualità esatta di grano importato annualmente in Italia. Non è tutto. A Cernovoda in Romania (il nuovo eldorado agricolo degli speculatori mondiali e nostrani), dove il rispetto dell’ambiente - come della vita umana - è un optional non assicurato dallo Stato, è attiva dal 1996 una centrale nucleare realizzata in concorso dall’Ansaldo nucleare, che vomita inquinamento nell’aria, nell’acqua e nella terra.

Il grano importato da questi territori contaminati, come per magia industriale, diviene poi in Italia pasta tricolore. A parte l’evidente speculazione di 4 broker internazionali che grazie al favore dell’Unione europea, ribassano costantemente il prezzo del grano italiano, quali sono le conseguenze sulla salute umana?
L’inquinamento radioattivo minaccia concretamente la catena alimentare. Le particelle radioattive vengono trasportate da minuscole gocce che compongono l'umidità nell'aria. Può essere direttamente inalato nei polmoni, cadere a terra o in mare con la pioggia e contaminare coltivazioni, fauna marina e acqua potabile. Per gli esperti, molto vulnerabile è il latte di mucca. Le sostanze radioattive che si propagano nel cibo possono far lievitare il rischio tumori. A correre maggiori pericoli i più indifesi: bambini e feti, ovvero piccoli che aspettano di venire al mondo. Secondo gli esperti, l'esposizione a materiale radioattivo può dare il la a vari tipi di cancro e le probabilità di ammalarsi crescono, naturalmente, all'aumentare del livello di radiazioni raggiunto. Anche una piccola quantità di radiazioni aumenta il rischio di cancro. Le radiazioni sono pericolose perché possono causare cambiamenti o mutazioni nel Dna, che a loro volta rischiano di accendere il cancro. E se è vero che l'organismo è in grado di arginare i danni al Dna riparandoli, una persona si può considerare fuori pericolo solo se il processo di riparazione impiega meno tempo di quello necessario perché il Dna danneggiato o mutato si replichi.Ecco perché la maggior parte degli esperti concorda nel ritenere i bambini e feti più a rischio: la loro divisione cellulare, infatti, avviene più rapidamente che negli adulti. Inoltre consumano più latte di mucca, il che li espone a ulteriori pericoli. Le vacche, infatti, assorbono lo iodio radioattivo che si deposita sulla terra brucando il foraggio.

E’ vero che la radioattività è un fenomeno naturale, al quale siamo sottoposti ogni giorno della nostra vita. Significa che assorbiamo radiazioni facendo le cose di tutti i giorni. Ma non è questo il problema; il guaio è l’aggiunta che può derivare da attività estranee alla natura, ad esempio quando c’è un incidente in una centrale nucleare e le scorie radioattive finiscono nei campi, nel mare o nell’aria. Rimane il problema che non è agevole prevedere le conseguenze delle radiazioni.  Ma, allora, se queste sostanze che decadono, che si trasformano, cioè che sono radioattive, se queste sostanze possono far danno a distanza di tempo, quanto ci vuole per stare tranquilli? La risposta è quella più classica della scienza: dipende. Ogni elemento radioattivo si trasforma tendendo alla stabilità con ritmi differenti. C’è chi ci mette poco e chi ci mette di più. Vediamo come funziona. Il calcolo viene fatto in questo modo. Immaginiamo di avere a che fare con un milione di nuclei radioattivi (il numero è indicativo, solitamente sono enormemente di più). Il tempo necessario perché ne decada la metà è chiamato tempo di dimezzamento o emivita. Dunque dopo una emivita restano da trasformare ancora 500 mila nuclei. Dopo due emivite saranno 250 mila, dopo tre emivite 125 mila e così via. Anche se un appassionato di matematica potrebbe dire che questa serie non ha fine perché rimane sempre qualcosa da trasformare, possiamo pensare che ragionevolmente dopo dieci emivite il pericolo radioattivo sia ridotto al punto da diventare tollerabile con le nostre difese personali. E allora vediamo qualche esempio. I tempi di dimezzamento dei singoli nuclei li trovate in ogni libro di chimica. Così il Cesio naturale è un elemento stabile, ma il suo isotopo con 137 tra protoni e neutroni e per questo chiamato Cesio 137 ha una emivita di circa 30 anni. Secondo quando visto prima dunque una fuoriuscita in pubblico di Cesio 137 dovrà tenere in allarme per circa 300 anni. Il Cesio viene prodotto nella fissione dell’Uranio nelle centrali nucleari ed è la causa principale dei danni provocati nell’ambiente. Ci sono situazioni ben più drammatiche, come quelle legate proprio alla produzione di energia elettrica da fissione. In quel caso uno dei prodotti del processo, o se preferite, delle scorie radioattive è il Plutonio 239, utilizzato per costruire armi nucleari durante tutta la guerra fredda e quindi trattato appositamente. Oggi si tratta solo di scorie con tempi di dimezzamento di decine di migliaia di anni, il che significa che il tempo di stoccaggio in sicurezza si calcola in centinaia di migliaia di anni , e nessuno sa da che parte cominciare. Inoltre, la mania degli stati (USA, URSS, Francia, Gran Bretagna, Israele e così via) di provare la bomba ha rilasciato negli anni in atmosfera qualcosa oltre 10 tonnellate di plutonio.


riferimenti:

































 Effetti della radioattività sulla salute
(Equivalente di dose totale ricevuto in una singola breve esposizione)

150 mSv = Sterilità temporanea testicoli
500 mSv = Depressione dell'emopoiesi midollo osseo
Da 500 a 2000 mSv = Opacità osservabili cristallino
1500 mSv = Aplasia mortale midollo osseo
Da 2500 a 6000 mSv = Sterilità Ovaie
3500 mSv = Sterilità permanente testicoli
5000 mSv = Deficit visivo cristallino

Le radiazioni naturali a cui siamo sottoposti mediamente sono di circa 2,4 msv per anno.

1 commento:

  1. A parte il grano, quali cereali vengono da questi paesi?

    Viviana

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