di Gianni Lannes
Un leggendario scrittore del primo ‘900: una
figura ancora da esplorare, con la sua vita breve ma intensa. Volò via il 22
novembre 1916. Il suo vitalismo incontenibile e rivoluzionario dopo un secolo è
un monito a non darsi mai per vinti o sconfitti.
I suoi innumerevoli scritti (non c’è ancora una certezza sul numero esatto) da Zanna Bianca a Il richiamo della Foresta, da Martin Eden a Il tallone di ferro, da L’ombra e il bagliore a La strada, hanno ancora molto da dirci sul rapporto uomo e natura, sulle conseguenze del capitalismo e il futuro della società.
I suoi mille mestieri. «Prima che mi dessero questi
titoli, ho lavorato in una fabbrica di conserve, in una di sottaceti, sono stato
marinaio, ho trascorso mesi fra le schiere di disoccupati a cercar lavoro; ed è
questo lato della vota che io venero di più, e a cui voglio restare attaccato
finché vivo» spiega London ne Il senso
della vita.
Dai testi di London spira aria pura, ossigeno e vita che illuminano il plumbeo panorama editoriale contemporaneo, fatto di rifiuto dell’impegno
sociale e ripiegamento narcisistico. Jack London ha sgretolato il sogno americano, ha denunciato quella mancanza di innocenza e di rispetto dei valori essenziali necessari per la vita e l'esistenza che lo caratterizza.
riferimenti:
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