BIOGRAFIA

28.7.16

GARGANO: UN PARCO DI CARTA E CEMENTO ARMATO




 di Gianni Lannes


Per tenere i garganici buoni e mansueti ogni tanto basta elargire finanziamenti pubblici a pioggia: feste (Festambiente sud), festival (folk festival di Carpino) e così via, con annessi e connessi. Ma ecco in sintesi la storia di un fallimento, anzi, la realizzazione del solito carrozzone partitico-affaristico, per speculare meglio e distruggere un paradiso in terra. Cemento e asfalto spianano più di prima il suolo, e la caccia alla fauna sopravvissuta allo sterminio di cacciatori provenienti da ogni parte d’Italia, prosegue indisturbata. E' addirittura ovvio, che poi, le alluvioni mietano vittime umane e sfracellino definitivamente il territorio, abbondamente devastato dai bonificatori della natura, spesso con denaro pubblico ma profitti privati. Tanto, alla fine piomba immancabilmente la retorica dei politicanti da strapazzo, che non conoscono ed ovviamente non amano la montagna del sole.

 
  
Dopo il monito dell’archeologo Silvio Ferri negli anni ’70 e le successive battaglie sul campo del sociologo Sabino Acquaviva, il parco nazionale del Gargano è stato varato con la legge 6 dicembre 1991, numero 394. Dopo 25 anni, tuttavia, non c’è ancora un piano del parco, vale a dire non esiste alcun motore propulsivo dell’ “area protetta”.

Appunto la legge 394/1991 all’articolo 12 stabilisce inequivocabilmente:
«3. Il piano e' predisposto dall'Ente parco entro sei mesi  della  sua istituzione in base ai criteri ed alle finalita' di cui alla presente legge ed e' adottato dalla regione entro i successivi quattro mesi, sentiti gli enti locali… Qualora  il piano non venga approvato entro ventiquattro mesi  dalla istituzione dell'Ente parco,  alla  regione  si  sostituisce un comitato  misto costituito da rappresentanti del Ministero dell'ambiente e da rappresentanti delle regioni e province autonome, il quale  esperisce i tentativi necessari per il raggiungimento di dette intese; qualora le intese in questione  non  vengano  raggiunte  entro  i successivi quattro mesi, il  Ministro  dell'ambiente  rimette  la  questione  al Consiglio dei ministri che decide in via definitiva.  5. In caso di  inosservanza  dei  termini  di  cui  al  comma  3,  si sostituisce    all'amministrazione inadempiente il Ministro dell'ambiente, che provvede nei medesimi termini con un commissario ad acta».
 
I 220 mila ettari originari di territorio protetto che dovevano comprendere un parco verde-blu esteso tra monti, colline e mare, tra boschi e lagune, è stato mutilato e tradotto in un parchetto precario e striminzito, dove le regole di salvaguardia non sono fatte rispettare proprio dal controllore istituzionale.

Nel novembre dell’anno 1993, dopo la caccia aperta agli ecologisti e l’assedio  nei comuni garganici ad opera di centinaia di facinorosi, ben sobillati, previo abbattimento di alcuni faggi plurisecolari in Foresta Umbra sotto lo sguardo distratto del Corpo Forestale, la superficie originaria del parco fu ridotta considerevolmente. Decreti in serie e infine il dpr 18 maggio 2001, con buona pace della legalità. La vicenda più eclatante riguarda l’esclusione dall’area protetta della zona allora di proprietà dell’Eni (Snam), poi ceduta ai Marcegaglia (ramo inceneritori di rifiuti)

Come nella peggiore tradizione dell’Italietta lottizzata, anche questa è la cronaca di un accaparramento di poltrone in stile manuale Cencelli. L’attuale presidente del suddetto ente è Stefano Pecorella (già Forza Italia e Pdl, ex assessore provinciale alla devastazione dell’ambiente: suoi i pareri favorevoli agli inceneritori in Capitanata).  

Proprio di recente, il Wwf ha accusato l’ente parco di non aver sollecitato il ripristino dello stato dei luoghi spalmati di cemento illegale (sequestrati dai carabinieri) a Calenella, nell’agro di Vico del Gargano. Sul giornale Stato quotidiano si legge: «WWF a Pecorella “Ripristino Piana di Calenella è un obbligo di legge”».

Infine, quando al peggio non c’è limite ad un'inutile e distruttiva infrastruttura, ecco pronta la solita ricetta: “Superstrada del Gargano, il Parco chiede alla Regione di reinserirla tra le priorità del PRT”. Il Presidente dell’ente, Stefano Pecorella: “Il completamento della SS 89 rappresenta un’esigenza storica del Gargano che appare fondamentale per assicurare, consolidare e sviluppare la vocazione turistica di questa zona della Puglia”.


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