di Gianni Lannes
Giustino De Vuono, l'ex legionario già operativo in
via Fani dove furono trucidati i cinque uomini di scorta (Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Giulio Rivera, Domenico Ricci). In via Caetani De Vuono sparò allo statista Aldo Moro
usando una Beretta bifilare. Il criminale calabrese fu
arrestato in Svizzera, a Lucerna, nel 1981. Il 6 aprile 1982, ufficialmente,
venne estradato dalla Svizzera in Italia, consegnato alle autorità italiane che inspiegabilmente lo lasciarono andare, invece di processarlo. Il primo ministro era il famigerato Amintore Fanfani (alla voce Mattei), al Viminale c'era Rognoni, mentre Darida stazionava al dicastero di grazia e giustizia, con Colombo agli esteri. Da allora, si sono perse le sue
tracce, grazie ad un'azione di copertura dei servizi di sicurezza nostrani: il Sismi era comandato dal generale Lugaresi, mentre il Sisde era diretto dal prefetto De Francesco. Incredibilmente, non risulta ricercato e
neppure indagato. Per caso soggiorna in Sudafrica?
Grazie alla trattativa segreta con lo Stato. Mario Moretti, sei ergastoli, vive a Torino, in regime di semilibertà dal luglio 1997. In via Mario Fani, il 16 marzo 1978 quando furono uccisi cinque agenti e rapito Aldo Moro, Moretti era l’ideologo, il regista sul campo, l’esecutore materiale. Arrestato a Milano il 4 aprile 1981, dopo nove anni di clandestinità, Moretti nel 1987 ammise pubblicamente il fallimento della lotta armata pur senza mai dissociarsi né collaborare con gli inquirenti; anzi. Valerio Morucci, presente in via Fani, era considerato il numero due di quello squadrone della morte: venne arrestato nel 1979 e condannato a diversi ergastoli, oggi è libero ma non è che sia poi così pentito. Nel 1985, durante il processo d’appello per il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, si dissociò ufficialmente dalla lotta armata. Fu scarcerato nel 1994. Attualmente vive a Roma, dove lavora come consulente informatico.
Raffaele Fiore, invece, in via Fani, oltre a
sparare e a uccidere, insieme a Mario Moretti estrasse dall’auto Aldo Moro e lo
trasferì sulla Fiat 132 blu pronta a partire per il covo di via Montalcini.
Dopo svariati omicidi, concluse la sua carriera criminale il 19 marzo 1979
quando venne catturato a Torino e condannato all’ergastolo. Non si è mai
pentito e dal 1997 gode della libertà condizionale, confermata nel 2007.
Franco Bonisoli fu invece quello che uccise, in
strada, l’unico agente che riuscì a reagire: il 1º ottobre 1978 fu condannato
all’ergastolo nel processo romano Moro-Uno, nel 1983 si dissociò e attualmente
fruisce di un regime di semilibertà. Alvaro Lojacono, nonostante una condanna della
giustizia italiana all’ergastolo, da anni è libero. Alessio Casimirri, invece, vive
indisturbato in Nicaragua, dove risulta titolare a Managua prima del ristorante Magica
Roma e poi della La cueva del Buzo. Annalaura
Braghetti, l’affittuaria della prigione di via Montalcini, si occupa di
informatica, Adriana Faranda fa la fotografa.
Quanto a Kissinger (che minacciò di morte Moro) e Pieczenik, non sono mai stati sfiorati dalla cosiddetta giustizia tricolore. C'è almeno un giudice a
Berlino?
riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=de+vuono
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=moro
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/05/ecco-chi-ha-ucciso-aldo-moro.html
Un bel quadretto insomma, "bravi" ragazzi!
RispondiEliminaChi comanda ha tra l'altro il potere di garantire l'impunita' a ch lo serve! Sappiamo dove si trova, chi lo rappresenta, ci fa indignare ma non abbiamo la capacità' di mettere in piedi un contropotere organizzato, consapevole, determinato per contrastarlo e sconfiggerlo. Stanno stravincendo anche se la catastrofe che si prepara travolgerà' anche loro!
RispondiEliminaC'è un solo particolare che non torna: non è possibile che Aldo Moro si trovasse nell'auto assieme alla sua scorta se questa fu fatta oggetto della classica triangolazione di fuoco che si mette in atto per tali operazioni.
RispondiEliminaSe si fosse trovato sull'auto, è altamente improbabile che, trovandosi al centro di una sparatoria non fosse stato colpito o ucciso. E se l'obbiettivo era rapirlo e non ucciderlo...
Moro fu probabilmente rapito in altro modo ed in altra sede prima dell'uccisione della sua scorta che, non avendolo neanche a bordo, non era neanche preparata ad uno scontro, infatti non mi risulya si sia difesa efficacemente.