di Gianni Lannes
La spacciano addirittura per una produzione ecologica. Invece. Attenti a quel famoso vino prodotto in Veneto e
Friuli Venezia Giulia. Perché? E’ imbottito sempre più di veleni chimici, in particolare
il glifosato irrorato in loco perfino dagli elicotteri, meglio noto con il nome di battaglia Roundup della
Monsanto. Le analisi dell’Arpav parlano chiaro anche se i risultati sono celati
alla popolazione e la magistratura locale archivia senza indagare le numerose
denunce di associazioni e cittadini.
E come se non bastasse, basta leggere il protocollo di produzione di queste spumeggianti bollicine artificiali, per constatare la quantità di pesticidi sparsa periodicamente sui vigneti, addirittura nei centri abitati. Pur di far soldi in tutta fretta, certi prenditori del nord-est non hanno scrupoli ad intossicare persone e contaminare impunemente interi territori.
E come se non bastasse, basta leggere il protocollo di produzione di queste spumeggianti bollicine artificiali, per constatare la quantità di pesticidi sparsa periodicamente sui vigneti, addirittura nei centri abitati. Pur di far soldi in tutta fretta, certi prenditori del nord-est non hanno scrupoli ad intossicare persone e contaminare impunemente interi territori.
Il glifosato, principio attivo di uno degli erbicidi
più diffusi al mondo, è stato classificato come “probabile cancerogeno per gli
esseri umani” in un report stilato dall’Agenzia internazionale per la ricerca
sul cancro.
I test effettuati in laboratorio dalla IARC hanno dimostrato che il glifosato danneggia il DNA delle cellule umane e di altri mammiferi. Lo studio cita alcune rilevazioni condotte su lavoratori esposti al glifosato in Canada, Stati Uniti e Svezia, che hanno sviluppato una maggiore vulnerabilità al linfoma non Hodgkin. Tali scoperte non possono non destare scalpore. Il glifosato infatti è il principio attivo del Roundup della Monsanto, il diserbante più venduto al mondo, utilizzato in 750 prodotti per l'agricoltura e ha conosciuto un boom correlato con le piante ogm che hanno incorporato la resistenza a questo erbicida. È usato anche nei giardini. Secondo lo Iarc questa sostanza si può ritrovare nell'acqua, nell'aria e nei cibi, causando un'esposizione della popolazione nelle aree più vicine ai luoghi in cui viene utilizzato, anche se i livelli di esposizione osservati sono "generalmente bassi". Il rischio ipotizzato è il linfoma non Hodgkin, una forma di tumore del sangue.
Ma le autorità italiane (comunali, regionali e nazionali) che fanno per garantire la salute e proteggere la vita? Come sempre finta di niente. Il governicchio di Matteo Renzi, infatti, eterodiretto dall'estero, non risponde neppure alle otto interrogazioni parlamentari depositate da tempo (4/08579, 5/05427, 4/09408, 4/03722, 5/05361, 3/01811, 4/08272, 4/04362), tantomeno agli onorevoli del suo stesso partito telecomandato da Washington.
«Per noi le valutazioni dello Iarc sono valide
perché elaborate con metodo rigoroso e perché valutano studi indipendenti e
pubblicati nella letteratura scientifica: quindi vanno tenute nella massima
considerazione dalle autorità regolatorie», spiega Roberto Bertollini,
direttore di ricerca dell'ufficio europeo dell'Oms. Ma le associazioni dei
consumatori e degli agricoltori sono già passate all'offensiva. In Francia
Générations futures ha espresso soddisfazione per il giudizio dello Iarc. E il
presidente di Aiab Vincenzo Vizioli ha chiesto che "l'Italia e l'Unione
Europea considerino immediatamente le misure necessarie per proteggere
agricoltori e consumatori dal glifosato. Che faccia male alla salute dell'uomo
e dell'ambiente, che si accumuli nei cibi e nell'acqua, lo sappiamo da anni e
da anni combattiamo contro questo e gli altri pesticidi, spacciati per innocui".
Nel 1985 l’Agenzia
statunitense per la protezione dell’ambiente lo indicò come possibile
cancerogeno umano, dopo averne testato gli effetti sui ratti e aver raccolto
prove anche in Canada e in Svezia che ne associavano l’utilizzo all’insorgenza
del linfoma non-Hodgkin. Lo stesso ente cambiò idea sei anni più tardi,
inserendo il glifosato nel gruppo E delle «sostanze che non hanno dimostrato
potenzialità cancerogene in almeno due studi su animali, condotti in modo
adeguato su specie diverse, o sia in studi animali sia epidemiologici».
L’ultimo parere diffuso dallo Iarc sulla sicurezza del composto, però, rimette
tutto in discussione. «Ci sono differenze significative tra gli studi
analizzati dall’agenzia americana e quelli più recenti che evidenziano in
maniera sufficiente la cancerogenicità della sostanza sugli animali». Quanto al
malathion e al diazinon, si tratta di insetticidi usati in agricoltura, ma
anche negli ambienti domestici. Alcune evidenze scientifiche hanno dimostrato
una correlazione con diverse neoplasie dell’uomo: come il linfoma non-Hodgkin e
i tumori della prostata (malathion) e del polmone (diazinon). L’inserimento nel
gruppo 2A è legato anche alle prove – più solide – di danno al Dna acquisite in
laboratorio da studi in vitro. Le due sostanze (parathion e tetrachlorvinphos)
definite come possibili cancerogeni umani sono vietate da tempo nell’Unione
Europea, mentre risultano ancora in uso negli Stati Uniti.
Anche in Italia, rileggendo le statistiche fornite
dall’Ispra nel rapporto nazionale pesticidi nelle acque, «la presenza del
glifosato e del suo metabolita, l’acido aminometilfosfonico, è ampiamente
confermata, anche se il suo monitoraggio è tuttora effettuato solo in
Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8% dei punti di monitoraggio
delle acque superficiali, mentre il metabolita nel 56,6%». Essendo l’erbicida
largamente impiegato, è probabile che il suo inserimento nei programmi di
monitoraggio possa determinare un aumento dei casi di non conformità nelle
regioni dove ora non viene cercato. Il glifosato è anche il pesticida che più
di ogni altro determina il superamento degli standard di qualità ambientale
nelle acque superficiali.
L'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la
ricerca ambientale) il 18 Dicembre 2008,già comunicava al Ministero della Salute
una presenza nelle falde acquifere superiore del 37% di gliphosate. Qualcuno, ancora
sostiene che il glifosateo " degrada velocissimamente nel terreno"
,vittima della spietata pubblicità fatta all'epoca dalla multinazionale
Monsanto,titolare del brevetto del glifosato. L'ISPRA ha rinnovato il suo
allarme in un comunicato del 16 Dicembre 2014 denunciando un aumento di
pesticidi, nelle falde acquifere, pari al 48% rispetto a tre anni prima. Vi
dice qualcosa il fatto che scaduto il brevetto Monsanto, la produzione di
glifosato è aumentata dell'80% e il prezzo è sceso del 60%,per cui si vende a
chicchessia (senza patentino)e si assiste ad un diserbo totale sfrenato e
incontrollato. Mi chiedo: ma come fa il glifosato a finire nelle falde acquifere
se al solo contatto del terreno, degrada? Chi lo mette direttamente nei
tubicini, senza toccare il terreno, e lo immette nelle falde?
Il cardinal Beniamino Stella in visita nel suo paese
natale nella terra del Prosecco martoriata dai pesticidi (in zona qualche
giorno fa hanno irrorato dall’elicottero dei fedeli che recitavano il rosario
all’aperto) ha detto davanti ad una
chiesa strapiena di fedeli: «Questa bella comunità la sogno così oggi è cresciuta giustamente la
preoccupazione della gente per l’acqua, per il cibo sano, per i vigneti, troppo
contaminati nelle radici e nelle foglie dai pesticidi. L’ecologia e la custodia
delle risorse della natura e del creato sono da curare e da implementare».
riferimenti:
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