BIOGRAFIA

22.7.15

FENICE: L’INCENERITORE CHE AVVELENA LA BASILICATA



 
Lavello: protesta popolare contro l'inceneritore di rifiuti Fenice

di Gianni Lannes


I lucani respirano fumi assassini dagli anni '90: diossine cancerogene, furani, esaclobenzene, nanoparticolato metallico, eccetera eccetera e mangiano uova tossiche. Un cancrovalorizzatore realizzato e messo in funzione dalla Fiat a San Nicola di Melfi, poi venduto ai francesi dell'Edf, per assassinare impunemente la Lucania e i suoi abitanti, al fine di incamerare profitti a scapito della salute collettiva, presente e futura. Per di più: ad un soffio da pascoli e coltivazioni agricole. Dulcis in fundo: ad uno sputo di vento dalla fabbrica di biscotti e merendine della Barilla. Altro che mulino bianco.


L’ultimo rapporto dell’Arpab recita alle pagine 6-7: «Dal confronto dei valori riscontrati nei campioni analizzati con i livelli d’azione* previsti dalla raccomandazione, si evidenzia che per il campione di latte il valore di diossine quantificato rimane al di sotto della soglia prevista dalla raccomandazione, di contro per i campioni di uova sottoposti ad analisi si evidenzia un superamento dei livelli d’azione e pertanto l’autorità competente dovrà procedere ai sensi della raccomandazione 2013/711/UE e quindi procedere  ad “identificare le fonti di contaminazione e prendere provvedimenti per la loro riduzione o eliminazione». 

Per la cronaca scientifica: il limite biologico all'inquinamento è zero; invece, le soglie stabilite per legge sono fissate su parametri esclusivamente economici. Come al solito, a babbo morto, le autorità colluse e vendute obbligheranno tutt'al più gli allevatori all'abbattimento del bestiame contaminato.
 

L’aggressione industriale alle selve di uliveti e ai campi di grano dell’area (12 milioni di metri quadrati) - pianificata nei palazzi del potere per favorire i soliti boiardi ed alimentare la rete clientelare della democrazia cristiana in accordo con i potenti sindacati - decolla con l’insediamento dello zuccherificio Rendina (poi fallito) e l’Officina Grandi Riparazioni delle FF.SS., dove l’amianto blu (crocidolite) - il più pericoloso - è stato smantellato dagli ignari operai a mani nude.

 In seguito sono sorte una miriade di fabbrichette con i finanziamenti della legge 219/1981, fino allo sbarco di Agnelli con una fabbrica di automobili (Sata-Fiat) e un mastodontico inceneritore di rifiuti (Fenice). A metà degli Ottanta approda in loco anche la Barilla con le sue famose merendine e prodotti da forno per l’alimentazione umana.


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