ACQUA: FONTE DI VITA - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
di Gianni Lannes
PAROLA DI ODENT, IL MEDICO DEL PARTO IN ACQUA
Dopo
aver diretto per anni l’esperienza pilota dell’ospedale ginecologico di
Pithiviers, in Francia, Michel Odent -
noto in tutto il mondo per le sue pubblicazioni in materia e per la notevole
esperienza pratica - si è trasferito a Londra per studiare le conseguenze degli
accadimenti perinatali sulla salute durante tutta la vita. La sua tesi
fondamentale è disarmante:
«Nell’acqua la donna può trascorrere parte del travaglio e
far nascere il suo bambino come un piccolo delfino».
Professore
qual è attualmente l’obiettivo dell’ostetricia?
«Controllare la nascita: non renderla più facile. La
spersonalizzazione della partoriente: il modo più rischioso, perché disumano e
innaturale, di mettere al mondo bambini. Hanno distrutto l’intimità necessaria
perché un parto sia facile e sereno. In un ospedale tradizionale non è
possibile avere né silenzio, né buio, né isolamento, quello che tutti i
mammiferi cercano quando il piccolo viene al mondo».
Com’è
la sala parto di Pithiviers?
«Senza letto, senza spigoli, il più possibile rotonda, con
una pedana, tende colorate, cuscini. E una piscina d’acqua tiepida a portata di
mano, perché quando il travaglio rallenta o si interrompe, le contrazioni sono
dolorose e inefficaci, assecondare l’irresistibile attrazione delle partorienti
per l’acqua può sbloccare una situazione, e perché è dolce per i bambini
nascere nell’acqua, e a quell’elemento sono perfettamente adatti, come piccoli
delfini».
Tutto
ha inizio dall’acqua, ma che succede negli ospedali che concentrano le
partorienti?
«La professionalità fondata sulla pazienza e sul rispetto è
stata cancellata in nome dell’igiene e della tecnica. Invece di studiare a
fondo la fisiologia del parto, si fanno moltissime visite vaginali: orribili
intromissioni. Se si lascia la donna libera di muoversi, di cercare da sola la
posizione più adatta, l’ostetrica esperta non ne ha nessun bisogno».
La
regola dell’intimità, del silenzio, del buio e della libertà è ferrea?
«Soprattutto in caso di rischi: quando il bambino è
podalico, quando la madre è una primipara quarantenne bisogna lasciar fare alla
natura, non intervenire: proprio i casi in cui la moderna ostetricia invece
interviene a oltranza».
Il
messaggio di Leboyer sulla nascita senza violenza ha segnato una svolta?
«È stato banalizzato. Madre e bambino devono essere
lasciati soli. Allora le donne cercheranno gli occhi del figlio, e il figlio
gli occhi della madre. Il primo episodio del loro rapporto è sacro».
Il primo respiro:
inchiesta 2012:
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