BIOGRAFIA

31.7.13

BASILICATA: DISCARICA NUCLEARE DAGLI ANNI ‘60



 
Contratto nucleare Usa-Italia - archivio Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


di Gianni Lannes


Uranio o plutonio? Mi tocca fare gli straordinari da quando non sono più un giornalista e mandare un messaggio decisivo a chi deve intendere, pur di smascherare giochi estremamente pericolosi sulla pelle del popolo italiano. Un depistaggio elementare. Il messaggio veicolato è: le "scorie pericolose" sono tornate in America. Ora tutti tranquilli.



Dal punto di vista di chi manipola quotidianamente il pensiero collettivo - per conto del sistema di potere - l’operazione mediatica ha funzionato: tanti l'hanno bevuta. In questo centro nucleare ci sono stato ben 4 volte. Ergo: non mi abbindolano con i loro depistaggi da 4 soldi. La Sogin più recentemente mi ha rifiutato l'autorizzazione a visitare la struttura. Chissà perchè? Di solito l'ufficio stampa della stessa Sogin mi invia i comunicati. Questa volta proprio no.

archivio Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

A proposito dell’impianto nucleare posizionato alla Trisaia nell’agro di Rotondella, provincia di Matera, un solo dato è certificato da decenni: il gravissimo stato di inquinamento nucleare. Senza che neanche uno scarto di onorevole, locale e/o nazionale abbia detto alcunché, meno che mai il governo regionale che vanta pure un sottosegretario. Oppure sono in errore? Non è un caso che a livello epidemiologico i dati siano inquietanti (come ha opportunamente segnalato Marisa Ingrosso sulle pagine del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno), in relazione a neoplasie maligne e malformazioni congenite, patologie rivelatrici di un inquinamento radioattivo persistente, ma ben celato dalle autorità. Infatti le radiazioni non si vedono ma l'organismo umano ne risente.

28.7.13

IPRITE: STRAGE ITALIANA IN ETIOPIA



foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes



E’ sicuramente la più efferata tra tutte le stragi con gas proibiti compiute in Etiopia negli anni della sciagurata guerra coloniale, voluta dal fascismo di Mussolini ed avallata dai Savoia (1936-1941).

I fatti più cruenti risalgono al 1939, nei giorni tra il 9 e l’11 aprile, quando la “gloriosa” aeronautica miliare italiana, oggi zerbino dei militari nordamericani, avvistò nella regione del Gaia Zeret-Lalomedir quello che appariva come un gruppo consistente di ribelli etiopi. Era in realtà una carovana di mille, forse duemila, tra feriti, vecchi, donne e bambini solo familiari dei patrioti in armi. Civili in fuga che pensarono di trovare un riparo sicuro asserragliandosi all’interno di una grande grotta. Vennero assediati per giorni, finché il tenente colonnello Gennaro Sora pensò di ricorrere all’irrorazione della caverna con l’iprite, il micidiale gas tossico già largamente impiegato dalle forze fasciste. Tutti gli assediati persero la vita: e fu una strage tanto più agghiacciante in quanto perpetrata dal nostro esercito ai danni di persone disarmate e indifese.

Per la cronaca contemporanea: negli anni ’35-’36 vennero condotte in Italia e negli USA sperimentazioni in strutture medico-legali sulla resistenza della pelle nera agli effetti dell’iprite.

Ancora oggi gli archivi militari italiani risultano inaccessibili sulla attività repressiva svolta dagli italiani “brava gente”. Ci sono ancora reticenze sull’indagine storica. Manca ancora uno studio generale sulla produzione e sull’impiego delle armi chimiche da parte delle forze armate tricolori. 

Inoltre, a tutt’oggi le aree industriali utilizzate in Italia per la fabbricazione dei gas proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925, non sono state bonificate: Rho (Milano), Bussi sul Tirino (Pescara), Foggia.

Anche le forze armate di Washington ne hanno commessi di genocidi impuniti, unitamente alle forze belliche inglesi. Il 2 dicembre del 1943 il bombardamento tedesco del porto di Bari comportò il primo caso di morte chimica in Italia. I sedicenti Alleati a stelle e strisce avevano portato in Italia, a bordo di navi migliaia di ordigni caricati con gas vietati a livello internazionale, su cui attualmente vige ancora il segreto di Stati. Lo hanno scoperto a loro insaputa alcuni pescatori di Molfetta, venuti a contatto con queste bombe dagli involucri deteriorati, durante il lavoro in mare. Gli stessi lavoratori infortunati hanno richiesto le cartelle cliniche, ed il Policlinico di Bari ha rifiutato di consegnarle agli aventi diritto. Accade nel 2013 in Italia.

NAUFRAGIO UNIVERSALE: UN ALTRO MONDO



Mediterraneo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes



Prima viene la tempesta. La nave che affonda è un simbolo senza tempo della cultura umana. Una metafora: insieme perdita di un bene (la vita, le ricchezze materiali) e premessa di un nuovo inizio.

Nessuna metafora è più forte, né il terremoto - il mare è un terremoto perenne ma intermittente - né l’eruzione del vulcano  né il diluvio. Non a caso l’arca di Noé è la prima nave salvata dal naufragio universale. L’Odissea è un manuale di naufragi.

Secondo la stima dell’Onu su fondali di mari ed oceani giacciono più di 3 milioni di bastimenti naufragati. Vicende che hanno alimentato storie e leggende di tesori sepolti.

In fondo alla Terra del Fuoco c’è il più grande cimitero di navi del mondo: i naufragi provocati dai violenti marosi e quelli commissionati dagli armatori per fregare le assicurazioni così da intascare un ricco premio.

Nei fondali del Mediterraneo, dalle Bocche di Bonifacio allo Jonio, giacciono carcasse di navi che narrano il passato a chi sa e desidera compusarle con attenzione.

Et Suyo Maru (navi di veleni) - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Relitti immersi in un silenzio privo di tempo, ultimo nascondiglio di pesci e fantasmi nella penombra afona delle profondità.  

Gli abissi marini del mare Nostrum raccontano millenni di storia: legni, ferri, anfore, cannoni, barche da pesca e velieri, navi da guerra e mercantili dei veleni. Ed al contempo sono un luogo tombale per migliaia di migranti invisibili ai comuni mortali dell’Occidente. Mentre i pacifici pescatori italiani sono vittime dei giochi di guerra della NATO: Angelo Padre e Francesco Padre, tra i tanti pescherecci colpiti a morte.

L’immersione subacquea è una discesa nell’ignoto, in uno spazio atemporale. C’è un mondo di spettri e sorprese là sotto a portata di sub: per esempio nell’Adriatico a largo di Ravenna, la piattaforma Paguro è una meraviglia inaspettata dopo un disastro ambientale (poco noto) degli anni '60, causato dall'Eni.

 
Gianni Lannes a caccia di navi dei veleni: - foto Gittof (tutti i diritti riservati)

Nel Tirreno il postale Lucia affondato al largo di Ventotene da un attacco aereo inglese. Il Città di Bergamo, spolpato dai cercatori nel fondale sabbioso del Mar Jonio, rifugio di cernie e scorfani poco al largo di Capo Spartivento in direzione di Brancaleone. Un sito dove nel 1987 è stata dolosamente inabissata la Rigel ,carica di scorie radioattive, al pari della Cunski dinanzi a Cetraro. E poi c’è il brigantino Mercurio affondato durante la battaglia navale che nel 1812 costò a Napoleone l’egemonia nell’Adriatico. Individuare i resti di navi onerarie romane è un po’ come trovare Atlantide. Insomma, un mondo da scoprire. Un altro mondo.

 

27.7.13

GIBILTERRA: COLONIA OFFSHORE DELLA MASSONERIA INGLESE





di Gianni Lannes


Nell'antichità era nota come una delle colonne d’Ercole: Mons Calpe. Poi fu ribattezzata dagli Arabi "Gebel Tariq": monte di Tariq, ad appena 10 chilometri dall’Africa. E’ uno degli ultimi pezzi di quello che fu l’impero britannico basato su colonialismo, soprusi e ruberie del casato terroristico Windsor.

Il calendario segna quasi tre secoli di esclusiva sovranità inglese (o meglio, massonica) sulla Rocca (6,5 chilometri quadrati) e sulla la maggioranza dei 32 mila residenti autoctoni, i Llanitos.   

Dominik Searle, già direttore del Gibraltar Chronicle non ha dubbi: «Crediamo che nel XXI secolo dovremmo essere noi stessi a decidere in modo democratico del nostro futuro politico. La Spagna, invece, dice che noi non ne abbiamo il diritto e quello deve essere risolto in colloqui bilaterali tra Londra e Madrid. Con la cessione della sovranità sul territorio, qualunque cosa noi pensiamo». 

19.7.13

STRAGE DI CAPACI E DI VIA D'AMELIO: REGIA DEI SERVIZI SEGRETI CIVILI ITALIANI







di Gianni Lannes


Scrivo ancora poche righe per far sapere (all'opinione pubblica, a chi di dovere e a chi ha ordinato queste stragi) e per non dimenticare! Un monito: il cancro mafioso risiede nello Stato eterodiretto dall'estero, in particolare nei servizi di "intelligence" e nella burocrazia ai vertici delle istituzioni. Altro che misteri. La chiave di lettura del Belpaese è l'inossidabile segreto di Stato, a copertura di nefandezze istituzionali di ogni genere.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino fino a qualche istante prima di essere dilaniati dalle esplosioni del 23 maggio 1992, e del 19 luglio di 21 anni fa, erano sotto il controllo del Sisde (dall'ottobre 2007 denominato Aisi). 

FALCONE E BORSELLINO: ASSASSINATI DALLO STATO ITALIANO






di Gianni Lannes


Dal 1992 Giovanni, Paolo, Francesca Morvillo, già fatti a brandelli dalle esplosioni e prim'ancora dai veleni di altri magistrati, e relative scorte di Polizia li hanno ammazzati altre 21 volte, ogni anno, soprattutto con la melassa retorica delle commemorazioni di Stato. Poi con i segreti altolocati e gli omissis, in particolare del Sisde (servizi segreti civili) che ha operato attivamente dietro le quinte per l'eliminazione di questi giudici.

17.7.13

IL MISTERO DELLE STRAGI IN ADRIATICO





di Sandro Provvisionato *

Un dato ormai scontato e' che la storia d'Italia piu' recente, diciamo dal dopoguerra ad oggi, e' piena di buchi neri. Molti sono i misteri a cui la Giustizia non ha saputo dare risposte, ma che la Storia ha ben inquadrato ed analizzato. Altri sono effettivamente dei grandi punti interrogativi.

Poi ci sono i misteri troppo a lungo ignorati, vuoi per una cattiva circolazione dell'informazione, vuoi perche' il fatto e i suoi protagonisti, ovvero le vittime del misfatto, non avevano per l'opinione pubblica una rilevanza degna di nota. Se cinque pescatori a bordo di un peschereccio finiscono in fondo al mare il cinismo dell'informazione li relega nella cronaca locale e nelle pagine interne della stampa nazionale.

Se poi, con la complicita' di magistrati non proprio motivati, periti che vogliono evitare grane e la strapotente forza di persuasione della Nato, il caso viene archiviato come incidente, quel fatto diventa un non-mistero, e quelle vittime vengono di nuovo uccise dall'indifferenza.

Di recente, per iniziativa di una piccola casa editrice, La Meridiana, e' uscito un bellissimo e documentatissimo libro intitolato Nato: colpito e affondato, scritto da un giornalista che questa volta davvero puo' essere definito investigativo: Gianni Lannes. Il libro ricostruisce, con pazienza certosina e la verve che guida i giornalisti migliori, la tragedia insabbiata (letteralmente) del Francesco Padre, un motopeschereccio italiano di Molfetta prima mitragliato e poi affondato con un missile nel mar Adriatico orientale, al largo del Montenegro, il 4 novembre 1994 ad opera di unita' navali che sotto l'egida della Nato gestivano lo scenario marittimo della sporca guerra che portera' da li' a poco alla dissoluzione della Jugoslavia.

16.7.13

NAVI DEI VELENI: ITALIA DISCARICA D'EUROPA E DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

Cosenza (9 febbraio 2010) - Gianni Lannes - foto GF (tutti i diritti riservati)


di Gianni Lannes


Premessa fondamentale: in base alla mia ricerca sul campo protrattasi con mezzi limitati ed autofinanziamento per 4 anni, attualmente nel Mediterraneo italiano giacciono ben 203 navi imbottite di scorie industriali (chimiche e radioattive) ed un migliaio di container, in particolare nel Mar Jonio, ma anche nell'Adriatico ed in tutto il Tirreno, perfino nelle acque territoriali d'Italia (all'interno delle 12 miglia dalla linea di costa). Non si tratta di relitti bellici della prima o seconda guerra mondiale: tra l'altro la Marina Militare italiana già negli anni '50 aveva realizzato un rapporto dettagliato su questa presenza ingombrante. Sul tema specifico in ambito giornalistico regna l'approssimazione, la confusione e la censura. Sull'affare che coinvolge Stati di mafia e multinazionali del crimine, almeno in Italia i servizi segreti tricolore (già SISMI e SISDE) sono direttamente implicati nel mega affare, come nel traffico di armi a livello internazionale. 

12.7.13

I GIGANTI PERDUTI DI GAIA

Altamura, orme dinosauri - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)





di Gianni Lannes


A confronto l’uomo è un pericoloso granellino di sabbia, avviato alla sua autodistruzione infliggendo gravi ferite al pianeta che lo ospita, senza averne neanche la consapevolezza come specie vivente. 

 
 Altamura, orme dinosauri - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Più o meno 4.6 miliardi di anni fa, i gas, le polveri, i frammenti di roccia ed i minerali che turbinavano nello spazio si aggregarono in un globo che orbitò attorno al sole: era la Terra. La vita su questo pianeta apparve invece circa 3,5 miliardi di anni fa. Gli scienziati hanno diviso questo enorme tempo in ere, a loro volta suddivise in periodi e quindi in varie epoche.

Altamura: orme dinosauri. L'archeologa Damiana Santoro - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


I dinosauri comparvero sulla Terra 225 milioni di anni fa, vi fecero da padroni per 160 milioni di anni poi, misteriosamente scomparvero in blocco 65 milioni di anni addietro, lasciando a ricordarli solo i loro resti fossili: ossa, denti, impronte, placche, uova.

10.7.13

AMARA LUCANIA



 Potenza: la discarica industriale nel bosco - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

 archivio Lannes



di Gianni Lannes

Un altro primato non invidiabile: il primo cimitero di scorie nucleari in fosse spartane scavate nella nuda terra al posto degli antichissimi siroi. Dove? In riva al Mar Jonio. Una sorta di supermercato del nucleare internazionale gestito prima dal Cnen, poi dall’Enea per conto di Eni ed Enel, ed infine affidato alla Sogin. Una discarica atomica all'insaputa della stragrande maggioranza dei lucani stessi. E' il senso dell'accordo stipulato segretamente dal Governo italiano con quello degli Stati Uniti d'America. In un'espressione: ecomafie multinazionali legalizzate.

 Basilicata: petrolio e rifiuti - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


E ancora: la rapina a manbassa del petrolio che ha inquinato la risorsa primaria: l'acqua. Ma questo aspetto dell'affare è meglio non farlo sapere in giro. Non è forse vero, boiardi di Stato? Si estrae l'oro nero e si reiniettano le scorie di perforazione intrise di sostanze radioattive nel sottosuolo. Ed il gioco è fatto. Il trucco c'è ma non si vede. Hanno perfino contaminato la diga del Pertusillo che fornisce acqua da bere alla Puglia. Il fatto è stato denunciato con dovizia di prove all'Autorità Giudiziaria, ma non si muove foglia.

Terra straordinaria e magica in grado di affascinare gli antichi Greci ha avuto un destino singolare: aperta su due mari, percorsa da nevralgiche vie di comunicazione naturali e testimone silente di tutte le più importanti civiltà mediterranee, ha subito fino a tempi recenti fenomeni di isolamento, povertà ed emigrazione forzata.

 Materit: amianto - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Madre natura l’ha privilegiata con scenari paesaggistici favolosi, sorprendentemente variegati, dalle aspre coste tirreniche al dolce litorale ionico, dalle montagne appenniniche coperte di foreste ai paesaggi lunari delle colline incise dai calanchi.

 
 Ferrandina - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

E gli uomini moderni dei tempi correnti? Senza tanti complimenti alcuni di loro - quelli che comandano - a questa terra hanno fatto la festa, subito dopo il terremoto del 23 novembre 1980. Fiumi di soldoni pubblici inghiottiti dai soliti furbastri, prenditori del nord senza scrupoli, industrializzazioni fuori luogo, ed infine la rapina degli idrocarburi, petrolio e gas. Ai lucani soltanto rifiuti pericolosi, malattie e morte. Neanche le briciole.  E questa gente resta zitta e muta, al massimo sfugge qualche mugugno.
 

9.7.13

DUE LAGHI VULCANICI IN LUCANIA

Monticchio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 Monticchio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

 Monticchio: abbazia di San Michele - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

di Gianni Lannes



Acqua dal cuore della terra fonte e principio della vita. Colori, odori e suoni di Gaia. Una meraviglia di madre Natura che merita una visita. Una fonte di energia naturale che conserva la sua primordialità nonostante la presenza umana. Unica montagna vulcanica in un  contesto geologico molto diverso, il Vulture domina l’area settentrionale della Basilicata al confine con la Puglia, tra boschi di incommensurabile bellezza, preservati prodigiosamente dall’avida mano dell’uomo.

I due laghi di Monticchio occupano un cratere spento del vulcano. Divisi solo da un istmo e rigogliose sorgenti subacquee. Il lago Piccolo costituisce una riserva naturale regionale, popolato di ninfee. 

 Monticchio - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

PUGLIA: CLOACHE A CIELO APERTO



PUGLIA: INQUINAMENTO FOGNARIO - FOTO GIANNI LANNES (TUTTI I DIRITTI RISERVATI)



 di Gianni Lannes

Da Lesina a Taranto colate di fogna e metastasi di cemento. 830 chilometri di costa assediati da un abusivismo legalizzato; un mare incantevole sovente inquinato da scarichi non depurati; aree interne deturpate da discariche a cielo aperto. E’ l’altra immagine della Puglia con cui bisogna fare i conti. Nell’ottobre del 1994, l’Enea indicò 1212 siti da bonificare, da allora le polveriere ad orologeria sono aumentate a dismisura. A 40 anni dalla diffusa epidemia di colera che investì il Mezzogiorno, i depuratori scarseggiano e quelli attivi funzionano a singhiozzo. Li gestisce l’Acquedotto Pugliese (noto più per dar da mangiare che da bere, sic!) e un pugno di aziende private che per questa funzione a mezzo servizio intascano fior di quattrini. La popolazione servita è pari a circa il 50 per cento di quella residente. In provincia di Lecce il livello scende al 20. Nuove proroghe si avvicendano alle vecchie: le epidemie di salmonella, epatite, tifo, gastroenterite e altre patologie virali con le quali la popolazione convive da decenni, vengono sistematicamente sottovalutate o taciute dalle autorità istituzionali. Torrenti e canali gettano in mare scarichi organici mescolati a veleni chimici. Eppure non vi è quasi  il rischio di imbattersi in “divieti di balneazione”, in particolare alle foci delle cloache urbane e industriali. Indagini epidemiologiche, censimento degli scarichi e piani di risanamento acque restano un sogno nel cassetto. Governo ed enti locali minimizzano i fenomeni di evidente degrado, guardandosi bene dal colpire le cause reali dell’inquinamento.


PRONTO, CHI INQUINA?





di Gianni Lannes



Proliferazioni incontrollate. Salute sempre più a rischio. Ogni cittadino in Italia possiede due o più telefonini (bambini compresi). Ora tirate le somme. Con milioni di cellulari in funzione, siamo tra i primi paesi al mondo per diffusione di radiotelefoni portatili che richiedono una selva di ricetrasmittenti fisse installate sui tetti di edifici pubblici e privati.

Le stazioni radiobase erano 1800 nel ’95, oggi circa 50 mila senza alcuna rigorosa valutazione di impatto ambientale né tantomeno sanitaria. Per “controllare” il loro inquinamento elettromagnetico era previsto uno stanziamento di circa 50 miliardi di lire: soldi che secondo legge dovevano essere prelevati dall’asta sulle frequenze. «Con l’Umts - aveva dichiarato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi - l’elettrosmog del territorio italiano si innalzerà di oltre un miliardo di volte, con pesanti conseguenze sulla salute. Chiediamo una rigorosa valutazione di impatto ambientale e sanitario e l’obbligo di indicare sui cellulari la potenza massima sviluppata per l’assorbimento del corpo umano». Risultato? Semplicemente inascoltato dallo Stato e dalle Regioni che al massimo hanno promulgato leggine paravento che tutelano prevalentemente le aziende del ramo.

LA BASF A ROMA AVVELENA E UCCIDE ANCHE I BAMBINI

Roma: industria pericolosa Basf - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)




di Gianni Lannes

Un’industria pericolosa con licenza di ammazzare impunemente gli esseri umani, ovviamente tutto impeccabilmente a norma di legge. Il 30 dicembre 2011 la Provincia di Roma presieduta da Nicola Zingaretti del partito democratico, ha concesso incredibilmente l’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) definitiva per 6 anni allo stabilimento di Roma della Basf Italia srl (Basf) ed al suo inceneritore per rifiuti pericolosi. 

 
Roma: industria pericolosa Basf - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

L’A.I.A. ha rappresentato l’esito finale di una controversia durata 10 anni tra l’Azienda, le autorità istituzionali, i cittadini e i comitati. In pratica la sua concessione era prevista entro il settembre 2007, ma l’istruttoria si è conclusa solo il 30 dicembre 2011, dal momento che l'A.I.A. concessa l’11 dicembre 2009 era provvisoria e a tempo determinato perché condizionata dai risultati del Piano di monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.) che il Comune non ha mai realizzato. 

OMAGGIO A SACCO E VANZETTI: ASSASSINATI DAGLI STATI UNITI D'AMERICA







di Gianni Lannes

A cinquant'anni esatti dalla loro morte, il 23 agosto 1977 Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti:  

«Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti». 

I due anarchici italiani furono uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham. Che dignità questi due uomini.



Dopo 86 anni chi si ricorda più di questi due grandi italiani in Italia? La mia prozia Jolanda, dopo 50 anni da emigrante negli States tornò a chiudere la sua vita terrena in Italia. E mi raccontò, visibilmente commossa la loro storia come si tramandava allora  oltre oceano, nella comunità italiana. Nel suo cuore dopo tutto quel tempo conservava il ricordo vivo di quella palese ingiustizia.