ROMA, 9 MAGGIO 1978, IL CADAVERE DELLO STATISTA ALDO MORO |
Piu' regime di così! E' una vergogna! Dopo più di 30 anni dall'omicidio dello statista ALDO MORO, la relativa documentazione è ancora coperta dal segreto di Stato.
Oggi l'ambasciatore nordamericano si permette pure il lusso, da padrone dell'Italia, di suggerire ai giovani italiani di prendere ad esempio addirittura M5S, il partito privato ed antidemocratico di Beppe Grillo!
Il Governo degli Stati Uniti d'America, all'epoca ad opera di Henry Kissinger, minacciò di morte ALDO MORO. E Kissinger come se niente fosse viene ricevuto in pompa magna dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ma cosa scorre attualmente nelle vene del popolo italiano? C'è qualcuna/o che ha ancora dignità, spina dorsale e cabasisi?
GIANNI LANNES
Oggi l'ambasciatore nordamericano si permette pure il lusso, da padrone dell'Italia, di suggerire ai giovani italiani di prendere ad esempio addirittura M5S, il partito privato ed antidemocratico di Beppe Grillo!
Napolitano e Kissinger |
Il Governo degli Stati Uniti d'America, all'epoca ad opera di Henry Kissinger, minacciò di morte ALDO MORO. E Kissinger come se niente fosse viene ricevuto in pompa magna dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ma cosa scorre attualmente nelle vene del popolo italiano? C'è qualcuna/o che ha ancora dignità, spina dorsale e cabasisi?
GIANNI LANNES
Ucciso Moro,
Sciascia e la telefonata delle Br
Ecco il
passo dell’Affaire Moro in cui Leonardo Sciascia trascrive e commenta la
telefonata con la quale le Brigate rosse annunciarono la morte di Aldo Moro.
La mattina
del 9 maggio il professor Franco Tritto, amico della famiglia Moro, riceve una
telefonata (e non era la prima) da parte delle Brigate rosse. Registrata dalla
polizia, la telefonata è stata due mesi dopo diffusa dalla radiotelevisione –
con l’inconsulta speranza che qualcuno riconoscesse la voce: e si può
immaginare quanti mitomani l’avranno riconosciuta e quanti malvagi avranno
tentato di inguaiare qualche loro nemico o amico – e trascritta dai giornali.
BRIGATISTA.
«Pronto? È il professor Franco Tritto?».
TRITTO. «Chi
parla?».
B. «Il
dottor Nicolai».
T. «Chi
Nicolai?».
B. «È lei il
professor Franco Tritto?».
T. «Sì, sono
io».
B. «Ecco, mi
sembrava di riconoscere la voce... Senta, indipendentemente dal fatto che lei
abbia il telefono sotto controllo, dovrebbe portare un’ultima ambasciata alla
famiglia».
T. «Sì, ma
io voglio sapere chi parla».
B. «Brigate
rosse. Ha capito?».
T. «Sì».
B. «Ecco,
non posso stare molto al telefono. Quindi dovrebbe dire questa cosa alla
famiglia, dovrebbe andare personalmente, anche se il telefono ce l’ha sotto
controllo non fa niente, dovrebbe andare personalmente e dire questo: adempiamo
alle ultime volontà del presidente comunicando alla famiglia dove potrà trovare
il corpo dell’onorevole Aldo Moro».
T. «Ma che
cosa dovrei fare?».
B. «Mi
sente?».
T. «No; se
può ripetere, per cortesia...».
B. «No, non
posso ripetere, guardi... Allora lei deve comunicare alla famiglia che
troveranno il corpo dell’onorevole Aldo Moro in via Caetani, che è la seconda
traversa a destra di via delle Botteghe Oscure. Va bene?».
T. «Sì».
B. «Lì c’è
una Renault 4 rossa. I primi numeri di targa sono N 5».
T. «N 5?
Devo telefonare io» (ed è preso dal pianto).
B. «No,
dovrebbe andare personalmente».
T. «Non
posso...».
B. «Non può?
Dovrebbe, per forza...».
T. «Sì,
certo, sì...».
B. «Mi
dispiace. Cioè se lei telefona non... non verrebbe meno all’adempimento delle
richieste che ci aveva fatto espressamente il presidente...».
T. «Parli
con mio padre, la prego...» (nel pianto, non riesce più a parlare).
B. «Va
bene».
T. PADRE.
«Pronto? Che mi dice?».
B. «Lei
dovrebbe andare dalla famiglia dell’onorevole Moro oppure mandare suo figlio o
comunque telefonare».
T. PADRE.
«Sì».
B. «Basta
che lo facciano. Il messaggio ce l’ha già suo figlio. Va bene?».
T. PADRE.
«Non posso andare io?».
B. «Lei, può
andare anche lei».
T. PADRE.
«Perché mio figlio non sta bene».
B. «Può
andare anche lei, va benissimo, certamente: purché lo faccia con urgenza;
perché le volontà, l’ultima volontà dell’onorevole è questa: cioè di comunicare
alla famiglia, perché la famiglia doveva riavere il suo corpo... Va bene?
Arrivederci».
Si è voluto
riportare integralmente questo dialogo perché dà luogo a delle non inutili
riflessioni. La prima riguarda la durata: tra lo smarrimento di Tritto, il suo
pianto, il passaggio del telefono al padre, le esitazioni e le ripetizioni del
brigatista, non meno di tre minuti. Certo involontariamente, nella confusione e
commozione in cui lo gettava la notizia, Tritto si è comportato come chi vuol
prendere tempo e darne alla polizia.
Poiché il brigatista telefonava dalla
stazione Termini, dove c’è un posto di polizia e nelle cui vicinanze è da
presumere si trovino sempre delle autopattuglie collegate per radio alla
questura, prenderlo sul finire della telefonata non sarebbe stato impossibile.
Questa stessa considerazione va ribaltata sul brigatista: sa che il telefono di
casa Tritto è sotto controllo, sa che l’attardarsi nella telefonata può
essergli fatale; eppure è paziente, meticoloso, riguardoso persino. Ripete, si
lascia andare a un «mi dispiace»; e insomma diluisce in più di tre minuti una
comunicazione che avrebbe potuto dare in trenta secondi. Si può spiegare questo
suo comportamento con la sicurezza — che gli viene da una ormai lunga
sperimentazione — di un muoversi della polizia mai a misura di minuti (e
infatti: «la prima pantera biancoblù della polizia arriva ululando in via
Caetani alle 13,20»); ma non si poteva sottovalutare il rischio che questa
volta, per l’enormità della notizia e dopo quasi due mesi di affinamento alla
caccia, scattasse un’operazione di eccezionale celerità. Che cosa dunque
trattiene il brigatista a quella telefonata, se non l’adempimento di un dovere
che nasce dalla militanza ma sconfina ormai nell’umana pietà? La voce è fredda;
ma le parole, le pause, le esitazioni tradiscono la pietà. E il rispetto. Per
quattro volte chiama Moro «l’onorevole» e per due volte «il presidente». Quel
linguaggio tra goliardico e da sezione rionale del Partito Comunista con cui
nei comunicati le Brigate parlavano di Moro, è scomparso. «L’onorevole», «il
presidente». Nel loro manifesto o latente antiparlamentarismo – non del tutto
gratuito, non del tutto ingiustificato — mai credo gli italiani avevano pensato
che il titolo di «onorevole» venisse da «onore» come nel momento in cui l’hanno
sentito dalla voce del brigatista accompagnarsi al nome di Moro. Forse ancora
oggi il giovane brigatista crede di credere si possa vivere di odio e contro la
pietà: ma quel giorno, in quell’adempimento, la pietà è penetrata in lui come
il tradimento in una fortezza. E spero che lo devasti.
[Leonardo Sciascia,
L’affaire Moro, Adelphi, Milano 1994]
la Cia dietro l'omicidio di ALDO MORO, SU ORDINE DI HENRY KISSINGER:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/09/kissinger-un-criminale-di-guerra-al.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/09/giorgio-napolitano-mission-italy.html
All'epoca ero molto giovane ma mi ricordo come fosse oggi i nidi di mitragliatrice alle porte di roma ed ebbi paura, il m5s è orchestrato dalla cia come fu orchestrato il movimento yuppies negli usa, sono maestri in questo anzi i figli dei fiori furono usati per testare le droghe psicotrope come lsd, non mi piace sig. Lannes non mi piace per niente.
RispondiEliminaMassimo