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di Gianni Lannes
Dichiara non doversi procedere per l’esistenza
di un segreto di Stato. Quante volte i giudici hanno sbattuto il grugno contro
questo muro di gomma invisibile? Apposto, opposto, inaccessibile, nascosto, negato, celato,
occulto: vige l’imbarazzo della scelta, soprattutto quando imperversano particolari
stragi. Il segreto di Stato quello militare, ma soprattutto Nato, sono la chiave dello Stato
italiano che spalanca immensi buchi neri. In queste voragini istituzionali si
sono sempre forzatamente arrestati i magistrati anche più volenterosi e senza
guinzaglio. Allora, alla chetichella, mentre imperversavano gli anticicloni
artificiali del padrone alleato nordamericano ed il popolo italiano
fronteggiava la calura estrema, l’attuale presidente del consiglio dei ministri
pro tempore, ha varato una normativa di riforma dei servizi segreti. Infatti, la
Legge numero 133 è contraddistinta
dalla data del 7 agosto 2012: «Modifiche alla legge 3 agosto 2007, n. 124, concernente il Sistema di
informazione per la sicurezza della Repubblica e la disciplina del segreto».
Ovviamente il maggiordomo dei
potentati finanziari internazionali, non ha fatto tutto da solo. La Camera dei
deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato ed il presidente della
Repubblica (uscente) Giorgio Napolitano (intercettato sfavorevolmente sulla
trattativa Stato & Mafia, ossia la stessa medaglia), già aderente al
massonico Aspen Institute, ha
promulgato la norma, vistata dal Guardasigilli Severino. Tutto in regola, insomma,
asseriscono loro. Impressiona la
celerità dei lavori preparatori: in politichese corrente si direbbe un accordo
“bipartisan”.
Fulmini e saette - La cronaca istituzionale attesta che l’atto numero 5284 è stato
presentato da Massimo D’Alema alla Camera dei deputati il 14 giugno 2012: esattamente 26 giorni dopo l’attentato alla
scuola di Brindisi in cui ha perso la vita Melissa Bassi. Assegnato alla I
Commissione (affari costituzionali), in sede legislativa, il 4 luglio 2012 con
pareri delle Commissioni II, III, IV, V e IX. Esaminato dalla I Commissione, in
sede legislativa, il 4, 5, 11, 12 e 17 luglio 2012 e approvato il 19 luglio
2012.Senato della Repubblica (atto n. 3417): «Assegnato alla 1ª Commissione (affari
costituzionali), in sede deliberante, il 24 luglio 2012 con pareri delle
Commissioni 2ª, 3ª, 4ª, 5ª e 8ª. Esaminato dalla 1ª Commissione, in sede
deliberante, il 25 e 31 luglio 2012 ed approvato il 1° agosto 2012.
Il presidente del Copasir ha
reclamato «Più poteri di
controllo per il Copasir, anche sul segreto di Stato; piano di rafforzamento
del ruolo del Dis (Dipartimento per le informazioni e la sicurezza, l’ex Cesis,
ndr); alta attenzione alla minaccia cibernetica». Sono i tre punti principali di una
proposta di legge di riforma dei Servizi segreti presentata dal presidente
D’Alema. La legge quadro è la 124 e risale al 2007. Le proposte di D’Alema non
vogliono stravolgere l’impianto, ma solo apportarvi correzioni che possono
migliorarla sulla base della nostra esperienza». E così, Aisi ed Aise continueranno
ad esistere: la prima agenzia seguiterà ad occuparsi della sicurezza interna e
la seconda della sicurezza esterna. «Il potere di coordinamento del Dis va invece
rafforzato» ha spiegato
D’Alema. La ragione è che secondo il presidente del Copasir, «c’è una scopertura normativa con una
frantumazione di competenze che vanno invece concentrate in quanto il rischio
informatiche è alto». Riecheggia l’intervento del sottosegretario Gianni
De Gennaro, ex direttore del Dis, che nel numero di febbraio 2011 sulla rivista
Formiche, anticipato dal quotidiano Il Corriere della Sera (29 gennaio 2011)
con il titolo "De Gennaro: la cyberminaccia ai nostri segreti" sproloquia sotto dettatura Usa. D’Alema e tutto il Copasir, giacché
la proposta è stata presentata all’unanimità, puntava a rafforzare i poteri di
controllo del Parlamento sull’Intelligence tricolore, attraverso il Comitato
parlamentare. «Attualmente i
membri del Copasir non possono neppure fotocopiare i documenti che i servizi
segreti sottopongono, si fa per dire al controllo del Parlamento» rivela il senatore Caforio. I poteri
del Copasir, sostiene D’Alema vanno aumentati anche in riferimento al segreto
di Stato: «Proponiamo che
presidente e vice presidente del Copasir abbiano accesso a tutte le informazioni
in base alle quali il presidente del Consiglio giunge alla decisione di apporre
il segreto di Stato: si può così evitare l’eccessivo ricorso, come talvolta
avvenuto in passato, a questo strumento eccezionale». Infine, il testo del Copasir
intendeva ricondurre sotto il controllo parlamentare anche l’attività di Intelligence
svolta da organismi non appartenenti al sistema di informazioni per la sicurezza,
come ad esempio Il RIS (Reparto Informazioni e Sicurezza) delle Forze Armate,
il quale dipende solo dal ministero della Difesa. La montagna alla fine ha
partorito in tutta fretta il topolino.
Intanto, il RIS, ovvero il sistema Echelon
italiano creato dall’ammiraglio Fulvio Martini (coadiuvato da Uncle Sam) negli
anni ‘80 non si tocca: è fuori giurisdizione della legge, anzi, lontano anni luce dal diritto.
Trucchi temporali - Incredibile. Il primo ministro golpista Monti Mario ha firmato una direttiva sulla base di un atto emanato
dal predecessore Berlusconi Silvio
(tessera P 2 numero 1816): la «Direttiva per l’attuazione delle disposizioni concernenti la
tutela amministrativa delle informazioni coperte da segreto di Stato e degli
atti relativi al segreto di Stato, contenute nel DPCM 22 luglio 2011, n. 4,
pubblicato sulla G.U. n. 203 del 1° settembre 2011». Specifica Monti: «In ragione di ciò, le SS.LL. vorranno
dare precise direttive affinché ogni procedura volta a sottoporre alle
determinazioni presidenziali i provvedimenti in tema di segreto di Stato, sia
di conferma del vincolo opposto all’Autorità giudiziaria dai soggetti legittimati,
ai sensi degli articoli 202 e 256-ter c.p.p. e 41 della legge n. 124, sia di
apposizione, ai sensi dell’art. 39, comma 4, della stessa legge, venga
espletata per il tramite dell’UCSe, trasmettendo all’Organo nazionale di
sicurezza, di cui all’art. 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri n. 4/2011, tutti gli elementi conoscitivi utili all’espletamento
dell’istruttoria».
Prima delle riforma di 5 anni fa,
attuata dalla legge 124, l’ultima parola in merito competeva al primo ministro,
poi la nuova legge ha ribadito il principio che il giudice, se il governo
conferma la segretezza, può sollevare conflitto di interessi dinanzi alla Corte
Costituzionale. Con la leggina estiva di Monti, questo potere decisionale torna
nuovamente nelle mani del premier, appunto Autorità nazionale per la sicurezza
e non dell’intero esecutivo. La normativa appena modificata continua a
prevedere una nozione troppo ampia di segreti di Stato e non indica al governo
criteri rigorosi per determinarlo nei singoli casi. Mentre in Spagna Zapatero
non esitò a togliere il segreto di Stato su voli Cia, il governo Prodi decise
di sollevare addirittura conflitto di attribuzione contro il potere
giudiziario. Ed ora ha avuto torto. Si riapre il processo agli agenti del Sismi compreso il capo Pollari, sul rapimento di Abu Omar.
Per l’eternità - La rimozione del segreto di Stato non
cancella in automatico la classifica stabilita dall’intelligence: l’atto,
dunque, può rimanere comunque inaccessibile. Va poi definito il termine dal
quale vanno calcolati i 30 anni di scadenza. Non è affatto scontato, quindi che
i documenti sul caso Aldo Moro (1978) - ammesso che ce ne siano
col timbro segreto di Stato - siano diventati accessibili, come fu detto con
clamore all’indomani della riforma nel 2007. Come per l’omicidio Moro e la strage della sua scorta, ci
sono decine di altre vicende che già rientrano nel termine trentennale: la strage dell’Italicus (4 agosto 1974), di
piazza della Loggia (28 maggio 1974), di piazza Fontana (12 dicembre 1969),
l’omicidio di Mino Pecorelli (20 marzo 1979), l’assassinio dei giornalisti
Italo Toni e Graziella De Palo (2 settembre 1980).
I progressisti sono democratici? Il Decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 aprile 2008 (firmato in extremis
dall’uscente Romano Prodi) - Criteri
per l'individuazione delle notizie, delle informazioni, dei documenti, degli
atti, delle attività, delle cose e dei luoghi suscettibili di essere oggetto di
segreto di Stato - all’articolo 7, comma 2, stabilisce che «La cessazione del vincolo del segreto di Stato non comporta l'automatica
decadenza del regime della classifica e della vietata divulgazione».
Se il segreto di Stato è
“sovranazionale” potrà durare per un periodo superiore ai 30 anni previsti
dalla riforma dei servizi segreti approvata nel 2007. A stabilirlo è la
Relazione Granata (depositata al Copasir), incaricata dalla presidenza del
Consiglio di valutare come comportarsi alla scadenza dei 30 anni previsti dalla
legge. In barba alla legge risultano vigenti meccanismi tali da poter
perpetrare quasi all’infinito il segreto di Stato.
In uno Stato di diritto la tutela
delle attività di intelligence non può diventare immunità e impunità.
Direttiva sul segreto di Stato
DPCM 22 luglio 2011
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana -
Roma - Venerdì, 10 agosto 2012
Una precisazione è d'obbligo: l'11 maggio 2012 il Consiglio dei ministri ha nominato sottosegretario di Stato, con la delega ai servizi segreti, Gianni De Gennaro, ex capo del Dis - dipartimento informazione per la sicurezza - l' ente che coordina Aisi e Aise. Gli succede al Dis Giampiero Massolo, ambasciatore e al momento segretario generale della Farnesina. De Gennaro in qualità di capo del Dis, l'anno scorso scrisse un articolo sulla "minaccia cybernetica".
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