BIOGRAFIA

20.1.12

100 MILIARDI DI EURO:
EVASIONE DI STATO ITALIANO

(foto web)

di Gianni Lannes


Affari a gonfie vele e puzzo di mafie dai colletti inamidati. Il Parlamento della casta neanche sfiora questo gioco di potere, pur di mantenere i privilegi. Ecco cosa accade quando il gioco d’azzardo è legalizzato dallo Stato ai concessionari. Avanti con la lista dei grandi evasori: la società Atlantis dell’onorevole Amedeo Laboccetta (An, poi Pdl) deve all’Erario ben 31,5 miliardi. Seguono: Cogetech (9,4 miliardi di euro), Snai (8,1 miliardi di euro), Lottomatica (7,7 miliardi di euro), Cirsa (7 miliardi di euro), Hbg (7 miliardi di euro), Codere (6,8 miliardi di euro), Sisal (4,5 miliardi di euro), Gmatica (3,1 miliardi di euro) e Gamenet (2,9 miliardi di euro).  A distanza di 6 anni le sanzioni non sono state ancora pagate, mentre lo Stato, o meglio, il governo Monti si accinge a fare il maxi sconto, nonostante un processo in corso. Il totale fa quasi 100 miliardi di euro, considerando che le cifre sono arrotondate per difetto e vanno calcolati gli interessi di mora e le sanzioni sul mancato prelevamento del Preu, il prelievo che i Monopoli dovevano esigere su ogni giocata delle slot machine. E senza tenere conto delle sanzioni che erano state richieste nei confronti dei vertici dell’amministrazione dei Monopoli e che potrebbero essere confermate. Cifre a nove zeri, basti pensare che al direttore Giorgio Tino è stato contestato un danno per 1,2 miliardi di euro. Dulcis in fundo: le sale Bingo gestite da compagni del Pd. Vero Bersani? Chissà se Prodi, Visco e compagnia bella rammentano il clamoroso inghippo e la relazione della Commissione Grandi.

Amnesie provvidenziali - Tutte le slot machine esistenti sul territorio nazionale avrebbero dovuto essere collegate in via telematica alla Sogei, mentre secondo una inchiesta fatta dalla Guardia di Finanza si era accertato che le società concessionarie erano state inadempienti e un gran numero delle apparecchiature non erano collegate. Solo nel caso di impossibilità a collegarsi era prevista una tassa forfettaria, ma sembra che tale eccezione sia diventata quasi una regola e per arginare tale comportamento fu stabilita una multa di 50 euro per ogni ora di mancato collegamento. I Monopoli di Stato (struttura preposta al controllo) che avrebbero dovuto incassare la multa, non hanno mai applicato le sanzioni. Una serie di inchieste giudiziarie hanno accertato che alcune delle società concessionarie sono riconducibili alla criminalità organizzata. Da tempestive azioni di recupero e da una corretta gestione di tali concessioni potrebbero emergere risorse per affrontare le numerose questioni economico-sociali che riguardano il futuro del Paese e le attuali condizioni di vita dei giovani, dei lavoratori e dei pensionati. Purtroppo il governo non ritiene di promuovere tempestivi chiarimenti né quali azioni di recupero mettere in atto per recuperare le somme evase. Numerosi interrogazioni parlamentari non hanno ricevuto risposta da ben tre governi: Prodi, Berlusconi, Monti. 98 miliardi di euro sono tre volte le riserve auree del nostro paese, proprio quelle che il Presidente del consiglio voleva vendere per ridurre il debito pubblico: se si facesse pagare questa evasione con tanto di interessi e adeguate multe si arriverebbe ad avere una cifra di almeno 150 miliardi di euro, che sono molto ma molto di più di tutte le riserve auree del paese, e con questa cifra si potrebbe ridurre decisamente il debito pubblico italiano che è il più alto d’Europa, o ridurre la pressione fiscale che strozza il paese e il progresso economico. Invece no: si massacrano di nuove tasse i lavoratori, strozzando i disoccupati. Non si può chiedere ai cittadini di pagare le tasse e, allo stesso tempo, non dare risposte su 98 miliardi di euro di evasione fiscale.

Avanti carica - In una nuova interrogazione a risposta scritta (4-06477) - depositata il 21 dicembre 2011 - il senatore Elio Lannutti chiede al Governo di “recuperare le somme evase”, pari a “98 miliardi di euro, che potrebbero pagare gli interessi sul debito pubblico per un anno intero”. Nell’atto parlamentare che riprende la vicenda delle penali slot, Lannutti chiede al Governo “quali azioni intenda intraprendere per recuperare le somme evase considerato che non si può chiedere ai cittadini di pagare le tasse e, allo stesso tempo, non pretendere il pagamento dei 98 miliardi di euro comminati per evasione fiscale”, sottolineando che “ci sono 98miliardi di euro che lo Stato potrebbe riscuotere, e che basterebbero a pagare gli interessi sul debito pubblico nazionale per un anno intero, ma a cui non sembra per nulla interessato, mentre vara una manovra lacrime e sangue per i contribuenti, la quale decurta le pensioni e prolunga l’età pensionabile e mentre le accise sulla benzina aumentano e fare un pieno diventa un salasso”. Il senatore dell’Idv chiede inoltre al Governo Monti “se non ritenga che alle società concessionarie che hanno recato un ingente danno erariale non dovrebbe essere preclusa l’adesione a condoni per evitare il pagamento della somma in questione e, di conseguenza, quali iniziative intenda adottare” e “se, oltre ad un auspicato aumento dei controlli, non intenda inasprire e rendere effettive le sanzioni per punire tutti i fenomeni di gioco abusivo e clandestino, al fine di limitare al massimo l’evasione nei confronti dell’erario e l’intensificarsi di fenomeni criminali connessi al gioco d'azzardo e da questo indotti”. Lannutti chiede poi un intervento “nelle opportune sedi al fine di individuare strumenti legislativi che consentano di controllare con precisione la diffusione sul territorio dello Stato degli apparecchi per il gioco lecito”. Nella sua interrogazione, il senatore ricorda che “le dieci concessionarie che gestiscono le slot machine devono allo Stato 98 miliardi di euro. E’ il maggio del 2007 quando, anche il Gruppo Antifrodi tecnologiche della Guardia di finanza, al termine di una lunga inchiesta ed in parallelo ad una intensa indagine parlamentare, comunica i risultati alla Corte dei conti. E sono dati sconcertanti. Le dieci maggiori società concessionarie che gestiscono le slot machine avrebbero contratto un debito col Fisco per gli anni 2004-2007 pari a circa 100 miliardi di euro. La truffa erariale più grande che la storia della Repubblica ricordi. Nel dicembre 2008 il procuratore della Corte dei conti Marco Smiroldo porta sul banco degli imputati le dieci potentissime concessionarie delle slot machine in Italia con una richiesta di danno all’erario di 98 miliardi dimonopoli di Stato. Nell’inchiesta si parla di interrogativi su specifici comportamenti tenuti dai Monopoli in particolari occasioni che riguardano sia la fase di avvio delle reti telematiche e in particolare l’esito positivo dei collaudi allora condotti, subito dopo smentiti dall’esperienza applicativa, sia l’accelerato rilascio di nulla-osta di distribuzione per apparecchi nell’imminenza dell’entrata in vigore di una disciplina più stringente, sia infine l’omessa applicazione di sanzioni previste dalla legge e l’invenzione di regimi fiscali forfettari. E secondo quanto dichiarato da un membro della Commissione che ha condotto l’inchiesta al Secolo XIX (si veda l’articolo del 31 maggio 2007), “i Monopoli hanno autorizzato persino macchinette apparentemente innocue, giochi di puro intrattenimento, senza scoprire che premendo un pulsante si trasformavano in slot-machine. L’applicazione di forfait ha permesso il dilagare di anomalie, perché la ‘cifra fissa’ è assai più bassa di quella che potrebbe essere rilevata dalle macchine. Così in moltissimi casi sono state dichiarate avarie, guasti, difficoltà di collegamento dei modem solo per poter pagare di meno, con una perdita secca per lo Stato di miliardi di euro”. I Monopoli, in sostanza, avrebbero permesso e facilitato la dilagante evasione delle società concessionarie, rinunciando a qualunque forma di sanzionamento che avrebbe dovuto essere attuata. Oltre ai vertici de Monopoli, gravi accuse di corruzione sono state rivolte dalla Commissione a singoli funzionari che, attraverso “anomale procedure” e “retrodatazione delle autorizzazioni”, avrebbero permesso ad almeno 28 aziende (alcune delle quali oggetto di indagini da parte della magistratura per presunti reati di corruzione nei confronti di dirigenti dei Monopoli) di eludere le disposizioni introdotte successivamente dalla legge”. euro”. Inoltre, “a quanto risulta all’interrogante, pesanti responsabilità, se non addirittura connivenze, sembrano ricadere anche sull’Agenzia dei Monopoli".

Tangenti e slot machine (Il Corriere della Sera, 26 giugno 2006) - “Dopo due anni di indagini partite da un giro di usura nel Potentino, il pm di Henry John Woodcock arriva a scoprire un filone che porta a una serie di illeciti nella gestione delle licenze per i videogiochi in Basilicata e ai nullaosta per i videogiochi dei casinò di Campione d’Italia. In pratica il pm ricostruisce un sistema tangentizio per ottenere i nullaosta dai Monopoli di Stato per l’introduzione di macchinette poi taroccate per guadagnare di più… Gli indagati sono 24. Al vertice del giro di tangenti e macchinette taroccate il pm colloca il principe Vittorio Emanuele. Sarebbe lui l’uomo dalle conoscenze giuste, che utilizzando i suoi legami «istituzionali e massonici» poneva le basi per accordi corruttivi. Nel giro ci sarebbero pure il sindaco di Campione d’Italia, Roberto Salmoiraghi, il portavoce di Fini, Salvatore Sottile. Nell’inchiesta finisce anche il principe Emanuele Filiberto… le accuse … Sesso e corruzione … Per Vittorio Emanuele di Savoia l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata a corruzione, falso e sfruttamento della prostituzione. Salvatore Sottile è sotto inchiesta per concussione sessuale nella vicenda che coinvolge la Gregoraci. Emanuele Filiberto è accusato di pirateria informatica e frode. Roberto Salmoiraghi avrebbe fornito, insieme con altri, «pacchetti completi» per il Casinò, comprensivi di prostitute dell’Est.

Slot, colpo di spugna sui novanta miliardi di euro (Il Secolo XIX del 14 maggio 2008) - “SILENZIO generale. L’accordo è stato siglato, ma nessuno se n’è accorto. I Monopoli e le società concessionarie delle slot machine hanno firmato la nuova convenzione. Il punto chiave? Non è prevista alcuna penale in caso di tardato pagamento del Preu (Prelievo Erariale Unico), la tassa del 12 per cento sulle cifre incassate. In parole povere: se le società non pagheranno per tempo l’imposta prevista per ogni giocata... non succederà niente. È stata di fatto abolita la sanzione che aveva portato la Corte dei Conti a chiedere alle società concessionarie (ma anche ad alcuni funzionari dei Monopoli, tra cui il numero uno, Giorgio Tino) il pagamento di oltre 90 miliardi di euro di cui ha parlato il Secolo XIX in una lunga inchiesta. Per il futuro non sarà prevista alcuna sanzione, quindi. Proprio quello che desideravano le concessionarie. Ma questo, forse, è il meno. La nuova convenzione potrebbe privare lo Stato degli oltre novanta miliardi di euro richiesti dalla Corte dei Conti. Una fonte del Secolo XIX lo aveva previsto chiaramente: «Se fosse abolita la sanzione per il futuro, probabilmente anche le somme richieste per il passato sarebbero cancellate o almeno rimodulate».

Giochi fuorilegge - Annota l’agenzia di stampa Jamma: «Sono dieci le società convenzionate con l’Amministrazione dei Monopoli di Stato per la conduzione in rete delle newslot. Dieci sono quindi i contratti di convenzione tra queste imprese e l’ente di regolamentazione italiano per il gioco firmati a seguito della revisione delle concessioni disposta già nel luglio scorso e che prevede per l’applicazione delle penali per eventuali disservizi principi di ragionevolezza e proporzionalità». Il nuovo testo della convenzione è il risultato dell’intesa raggiunta tra Aams e i Concessionari ed è il frutto di un confronto tra le parti. Un accordo importante per il mondo del gioco, ma anche per le casse dei contribuenti. Eppure nessuno, o quasi, ne ha saputo nulla.  Le modifiche introdotte riguardano in particolare la circostanza che le penali debbano essere applicate secondo i richiamati principi di ragionevolezza e proporzionalità. Che debbano essere “commisurate” al danno effettivamente arrecato all’Erario. Come? Prevedendo una graduazione delle penali stesse in caso di inadempimento del Concessionario agli obblighi relativi alla conduzione della rete. Ma non basta: con l’atto aggiuntivo della nuova convenzione è stata eliminata l’applicazione della penale nell’ipotesi di ritardato pagamento del Preu, la tassa. Un particolare questo sicuramente gradito alle società che solo un anno fa si erano viste recapitare provvedimenti sanzionatori per diversi milioni di euro annullati nelle settimane scorse dai giudici del Tribunale Amministrativo del Lazio. Con la nuova convenzione le somme che potrebbero essere invece richieste alle concessionarie sono vicine allo zero. Adesso, visto che gli stessi Monopoli hanno rinegoziato le penali, le nuove convenzioni potrebbero spalancare le porte a un clamoroso colpo di spugna. Del resto l’ipotesi era emersa chiaramente quando molti protagonisti dello scandalo slot-machine erano sfilati davanti alle commissioni parlamentari. Maggioranza (allora centrosinistra) e opposizione (centrodestra) avevano sostenuto le ragioni delle concessionarie. L’ex vice-ministro dell’Economia, Vincenzo Visco, si era rifiutato di fornire una qualsivoglia spiegazione dell’accaduto ai cronisti del Secolo XIX: «Con voi non parlo perché non mi siete simpatici», aveva liquidato la questione. «Non ci sarà alcun condono», aveva promesso Romano Prodi. Dopo pochi mesi, ecco le audizioni in Parlamento. E la sensazione, chiara, che la storia dei 98 miliardi “dimenticati” dai Monopoli non appassionasse granché nessuno. Del resto, come dimostra chiaramente l’elezione di Amedeo Laboccetta, le società concessionarie hanno molti amici nella palude politica. In entrambi gli schieramenti. Ma qualcuno ha anche messo nero su bianco l’intenzione di “perdonare” le concessionarie. Chi? Angelo Piazza e Giovanni Crema, due deputati della Rosa nel pugno, prima della discussione in commissione, avevano inserito questa frase: «Appare necessario adottare iniziative legislative volte a rivedere, anche retroattivamente, le condizioni convenzionali e il termine del 31 ottobre 2004».  Che cosa vuol dire? Che la convenzione, quella che prevedeva pesanti sanzioni, andava rivista anche per il passato. E che la data ultima sulla quale doveva essere operativo tutto il sistema telematico di controllo delle slot poteva essere spostata in avanti. Effetto finale? La sparizione dei 98 miliardi.   


INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA : 4/06477
 
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2 commenti:

  1. ecco il condono tombale a cosaq si riferiva alla pi grande truffa del secolo ,100 miliardi di €evasi dalle concessionarie dei giochi,e nessuno fà nulla

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  2. Anonimo2/22/2013

    poi, quando qualcuno li accusa, parlano di antipolitica !

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