BIOGRAFIA

4.6.24

IL MESTIERE DI SCRIVERE!

 

Mediterraneo - foto Gilan
 

di Gianni Lannes

Un lavoro straordinario che diviene arte con tenace maestria. Per alcuni esseri umani l'azione di scrivere è come respirare. Scrivere infonde una libertà illimitata e un'energia capace di stravolgere il tempo e lo spazio. La letteratura e la vita si incontrano nella luce naturale della scrittura che genera emozioni.

Dopo 36 anni di giornalismo investigativo in prima linea sono approdato alla letteratura e ho dismesso gli abiti del free lance. Non sapevo di essere nato per scrivere, anche se alle elementari vergavo quaderni con spigliata disinvoltura; in seguito durante l'adolescenza, sotto le feste natalizie, scrivevo copioni per spettacoli teatrali in ambito familiare e liceale. Un ricordo remoto: agli esami di maturità classica nel 1984 ho svolto due tracce: attualità e storia; una per me e l'altra per alcuni miei compagni che avevano chiesto un tempestivo aiuto. 

Sono venuto al mondo con il dono della parola. Il flusso delle parole è una partitura che invece delle note musicali adopera il suono delle parole. Ma quale intelligenza artificiale. Scrittori si nasce. Io attingo le mie idee creative dall'esperienza.

Scrivo anche con la luce attraverso la fotografia dall'età di dieci anni. Comunque, lo scrittore si vede dal taccuino. Il processore di parole: scrivere a penna (rossa o verde). Nell'era della cosiddetta rivoluzione digitale, scrivere a mano resta un'esperienza da romanzieri. Gli appunti sono il forziere delle mie emozioni. Mi attraggono la minuzia della quotidianità: l'unità di misura della narrativa. I taccuini sono l'officina cartacea dello scrittore. La scrittura a mano permette di non interrompere il flusso creativo. La carta è la creatività, il computer il momento dell'ordine. Quando sei in stato di felicità creativa la scrittura ti prende la mano come una sposa e non ti molla più o quasi.

Allargando l'orizzonte: gli scrittori in genere non indicano necessariamente la verità, ma parlano della verità. Comunque il talento non si compra, al massimo si affina. E in Italia cosa mandano in scena? Nel Belpaese si annoverano attualmente rari scrittori di razza e tanti pennivendoli.

La stesura di un racconto o di un romanzo è impastata di lavoro fisico e mentale. Occorre ininterrotta concentrazione per ore, giorni, mesi e talvolta anni. Il racconto ha un'esposizione breve. È privo di sottotrame, ruota attorno ad un'unica vicenda. Il romanzo, invece, presenta un'esposizione ampia: è pieno di sottotrame e incrocia almeno due storie.

Il racconto può essere rapportato alla fotografia, mentre il romanzo può essere paragonato al cinema. Un romanzo può rappresentare la realtà quotidiana. Esso contiene un'evoluzione: la storia. Il dispositivo drammatico è un'idea portante (trama) su cui si articola appunto la storia. I personaggi sono individui e non mere funzioni narrative. La vera proprietà d'attribuzione fra racconto e romanzo non dipende da una regola, bensì dalla volontà dell'autore. Nel mezzo affiorano infinite sfumature. In un racconto non c'è l'evoluzione del personaggio, mentre in un romanzo è essenziale proprio il percorso.

I tre atti di una storia: incipit, svolgimento e conclusione. Prima si intreccia un nodo, poi un fiocco e infine si sciolgono entrambi. Ecco il segreto della narrativa in ogni sua forma che rende emotivamente partecipe il lettore. Ogni viaggio inizia con un progetto, a cui segue un tragitto e si conclude in una destinazione alla ricerca di un'altra meta. Al lettore vanno fornite delle coordinate: chi, dove, quando. Esse consentono al lettore di trovare dei punti di contatto tra la propria realtà e quella in cui viene introdotto dallo scrittore. La partecipazione emotiva del lettore si ottiene solo quando egli inizierà a preoccuparsi per la sorte del personaggio. Il primo atto serve a creare questo legame: il nodo.

Piantato il seme bisogna che la pianta cresca. Il secondo atto è la parte più corposa di una storia. L'interesse del lettore deve ora accrescersi. Il lettore vorrà conoscere meglio il personaggio. Se la storia è iniziata vuol dire che il nostro “eroe” ha accettato la sfida. La tensione deve salire fino al punto culminante della vicenda. Ci sarà un'antagonista, dei comprimari, dei nemici, un mentore; ci saranno sfide da affrontare fino all'incontro definitivo. L'obiettivo del secondo atto è quello di alimentare il legame fra lettore e protagonista. Quando la tensione sarà al massimo, il secondo atto sarà concluso. Il terzo atto è il più importante: è infatti la somma degli esiti delle prime due parti che prevede lo scioglimento del legame annodato. Nessuna storia può dirsi conclusa prima dello scioglimento. Se una storia deve insegnare qualcosa a qualcuno, lo deve fare sotto forma di domanda: quella che il lettore in autonomia porrà a se stesso. Sia chiaro: il contenuto dei libri non appartiene agli scrittori ma ai lettori.

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2016/02/prendere-la-liberta.html 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=scrivere 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2018/10/scatto-damore.html 

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