BIOGRAFIA

7.5.24

SARDEGNA: SERVITU' DI GUERRA!

 

foto Marina militare italiana


di Gianni Lannes

Servitù di guerra in mare, terra e cielo: primato mondiale. Un'isola meravigliosa per le sue bellezze naturali e la sua gente rude ma umana, trasformata in un laboratorio di sperimentazione bellica internazionale, dove le conseguenze sulla salute sono incalcolabili. «Con la sincerità dovuta al Parlamento - ha riferito in aula il ministro Crosetto - devo far presente che l’attività addestrativa delle forze armate nei poligoni di Quirra e di Teulada e nella base di Decimomannu non può essere ridotta. La Sardegna è un territorio chiave per la Difesa». Infatti, è appena sbarcata "Mare aperto 2024".

Ecco qualche numero ufficiale: il 65 per cento delle servitù militari italiane si trova in Sardegna, dove risultano asservite a fini militari ampie zone di territorio pari a 37.374 ettari, di cui 23.766 demanio e 13.608 servitù militari - in particolare, le aree di servitù a mare superano la superficie dell'intera Sardegna - nelle quali sono interdette per gran parte dell'anno molte delle normali attività umane ed economiche, ivi comprese, nelle vaste porzioni di mare prospicienti le zone di esercitazione, quelle di ancoraggio e pesca.

In particolare, in riferimento alla zona di Capo Teulada, si legge: «le immagini satellitari ritraggono una discarica non controllata: 30.000 crateri sino a 19-20 metri di diametro. Sulla superficie tonnellate di residuati contenenti cospicue quantità di inquinanti in grado di contaminare suolo, acqua, aria, vegetazione, animali e l'essere umano.».

Ridefinizione delle servitù militari per ridurre l’impatto ambientale delle esercitazioni sull’isola? Neanche per scherzo. Il governo Meloni non arretra ed esclude categoricamente di mettere mano a una riduzione dei poligoni e delle basi militari che pullulano sul territorio sardo. La buona notizia è che nel 2023 sono stati rinviati a giudizio dal Gup di Cagliari con l’accusa di disastro colposo per gli effetti di anni di esercitazioni militari (Nato e italiane) nel poligono militare di Teulada, ben cinque generali per il disastro colposo causato in Sardegna nelle aree dei poligoni interforze. Si tratta di ex Capi di Stato maggiore. Il dibattimento si è aperto ufficialmente il 25 gennaio 2024 davanti al secondo collegio penale del tribunale di Cagliari. Le indagini hanno accertato lo stato di devastazione dell’area della Penisola Delta, dove tra il 2008 e il 2016 sono stati sparati 860mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico.

L’isola, dove si trovano il 65 per cento delle servitù militari italiane, «paga da decenni un prezzo altissimo per via dell’asservimento a fini militari di ampie zone di territorio. Tutti i dati confermano che le compensazioni attuali sono insufficienti a risarcire comunità e territori per l’impossibilità di utilizzarli per scopi economici e ricreativi» e che «i rischi ambientali e per la salute, insieme alla dipendenza dall’economia militare, hanno ostacolato la formazione di capacità imprenditoriali che possano contribuire al loro sviluppo.

A Capo Teulada c'è ormai uno scenario permanente di guerra, caratterizzato dal susseguirsi continuo, giorno dopo giorno, di esplosioni e spari, con l'utilizzo di una quantità di munizioni impressionante; questo poligono militare interessa un sito di importanza comunitaria (S.I.C.) «Isola Rossa e Capo Teulada» (codice ITB040024), inserito nella Rete Natura 2000, che tutela le aree naturali rilevanti ai sensi delle normative comunitarie per la salvaguardia degli habitat e dell'avifauna selvatica (direttive n. 92/43/CEE e n. 2009/147/CE).

Il Tar della Sardegna è stato nuovamente chiamato a esprimersi sulle esercitazioni nei poligoni militari di Capo Teulada e di Capo Frasca. L'associazione ecologista Gruppo d'Intervento Giuridico (Grig), con l'avvocato Carlo Augusto Melis Costa, ha depositato un nuovo ricorso amministrativo contro il decreto ministeriale che ufficializza il ciclo di esercitazioni nei due poligoni militari nel primo semestre 2024. In particolare il Grig ha chiesto la declaratoria di illegittimità delle esercitazioni in in assenza di valutazione di incidenza ambientale (Vinca) e la condanna della Regione Sardegna e del ministero della Difesa all'effettuazione della procedura di valutazione ambientale "tuttora assente".

Sotto il profilo ambientale questo tipo di attività sta causando da decenni una devastazione del territorio che per gran parte dei luoghi coinvolti diventa irreversibile; le esercitazioni militari hanno anche preoccupanti conseguenze sotto il profilo sanitario, con un inquinamento da polveri sottili che fa schizzare verso l'alto l'indice delle patologie respiratorie e tumorali; inoltre va evidenziato l'aspetto del vulnus gravissimo prodotto a danno dell'autonomia di una comunità che, per effetto delle servitù militari, vede gran parte della terra su cui vive sottratta al controllo democratico e consegnata alle logiche di una mostruosa macchina militare.

L'uranio impoverito è il sottoprodotto del processo di arricchimento dell'uranio; viene definito «impoverito» perché durante il processo di arricchimento la percentuale dell'isotopo fissile U-235 viene ridotta dallo 0,7 per cento allo 0,2 per cento; l'uranio impoverito ha una radioattività corrispondente a meno del 60 per cento di quella dell'uranio naturale. Come sottoprodotto di scarto delle centrali nucleari sarebbe un rifiuto, da gestire adeguatamente, invece l'industria bellica ha trovato il modo per poterlo sfruttare in modo «redditizio».

Le armi all'uranio impoverito sono il simbolo di un grande successo tecnologico; l'uranio allo stato naturale non ha la durezza del tungsteno, ma può essere indurito con uno speciale procedimento, al termine del quale si forma un unico grande cristallo metallico, una struttura fortissima, che ha il vantaggio di essere più economico del tungsteno.

L'Organizzazione mondiale della sanità, già nel gennaio 2003, ha affermato che nei luoghi soggetti a bombardamento, i bambini rischiano di ingerire piccole particelle di suolo contaminato e che le persone che vivono o lavorano in aree bombardate possono inalare particelle contaminate o consumare acqua e cibo contaminato; la bassa radioattività dell'uranio impoverito, se inalato in determinate quantità può comportare il rischio di cancro.

La tossicità dell'uranio impoverito, infatti, non è dovuta alla radioattività ma alla dispersione di nanopolveri di metalli pesanti; le stesse nanopolveri state trovate nei tessuti bioptici dei militari ammalati, e degli agnelli nati con malformazioni in Sardegna, intorno ai poligoni militari sperimentali di Teulada e Perdasdefogu.

I proiettili con uranio impoverito, grazie alle loro caratteristiche fisiche, riescono a perforare tank e gli obiettivi più resistenti, generando temperature superiori ai 3 mila gradi centigradi, creando quindi un pericolosissimo aerosol di metalli pesanti; l'inquinamento conseguente perdura nell'ambiente per anni, contaminando la catena alimentare.

In base alle stime istituzionali in Italia si registrano circa 7.500 soldati malati e circa 400 deceduti come conseguenza dell'inalazione di polveri generate da uranio impoverito; per centinaia di loro sono state avviate e vinte cause civili, che hanno visto il Ministero della difesa costretto a pagare risarcimenti alle vittime, in alcuni casi milionari.

Nonostante la contrarietà espressa il 31 maggio 2023 da parte del Comitato misto paritetico della regione autonoma della Sardegna (Comipa), con comunicazione del 1° agosto, il Ministro della difesa ha deciso di esercitare la facoltà prevista dall'articolo 322, comma 5 del decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66 e approvare in via definitiva il programma di esercitazioni relativo al 2° semestre 2023; nella comunicazione si legge che l'utilizzazione dei poligoni sarebbe già stata circoscritta in aderenza alle richieste del territorio e che un'ulteriore riduzione impedirebbe «il corretto approntamento dello strumento militare, essenziale ai fini dell'impiego operativo del personale, in condizioni di sicurezza, nell'assolvimento delle missioni assegnate sia nel contesto nazionale sia in quello internazionale»; il 24 settembre 2023 il Comipa ha diffuso un comunicato stampa, ribadendo che la contrarietà ai programmi di esercitazioni era stato motivato anche dal fatto che i protocolli sottoscritti non hanno ancora avuto piena attuazione; si lamenta inoltre il fatto che il peso dell'assolvimento delle missioni assegnate non possa gravare esclusivamente sulla Sardegna.

Si ribadiscono, inoltre, varie irregolarità nello svolgimento delle esercitazioni: ad esempio la «Noble Jump 23» svoltasi nel poligono di Capo Teulada «in contrasto con le direttive comunitarie sul rispetto dell'Ambiente in zona SIC (Sito di interesse comunitario dove sono presenti 21 habitat di specie vegetali e animali e in particolare di uccelli) e in conflitto con norme regionali e nazionali».

A luglio 2023 è stato siglato fra Ras e Comando militare un disciplinare d'uso che prevede attività addestrative tutto l'anno ed esercitazioni a fuoco nel poligono di Capo Frasca dal 1° ottobre al 31 maggio, nonché all'articolo 9 un osservatorio ambientale che al momento non risulta essere stato ancora realmente istituito.

Numerosi sindaci sardi avevano appreso tramite pec della Banca d'Italia, di procedimenti di pignoramento presso terzi avviati a istanza di creditori del Ministero della difesa che avevano causato il blocco dei conti correnti della tesoreria di Stato presso i quali erano accreditate le somme spettanti ai citati comuni a titolo di indennizzo.

Con risposta scritta del 23 aprile 2024 pubblicata nell'allegato B della seduta numero 283, il Ministro della difesa ha ribadito che «l'attuale quadro strategico non consente di ragionare in termini di riduzioni di attività delle Forze armate (in Sardegna, n.d.r.) e, in tale contesto, la difesa assicura e assicurerà, invece, ogni possibile contributo per lo sviluppo sostenibile della regione autonoma Sardegna (RAS) attraverso investimenti volti a incrementare la ricerca scientifica, lo sviluppo tecnologico, l'innovazione, anche in chiave duale, nonché programmi di sviluppo industriale e civile, quindi non solo militari, a testimonianza della centralità che tale regione ha nello sviluppo del Paese». Inoltre i ritardi nell'erogazione degli indennizzi proseguirebbero, tanto che in taluni casi gli arretrati avrebbero ormai raggiunto diverse annualità; inoltre, si sarebbe stabilita unilateralmente una riduzione degli indennizzi pari a quasi la metà dell'importo da liquidarsi, posto che dagli originari 14 milioni annui si sarebbe scesi a un importo compreso fra i 7 e i 9 milioni; a decidere la riduzione sarebbe un decreto ministeriale sulla base di un coefficiente di riparto, una sorta di algoritmo che terrebbe conto dell'aumento delle buste paga militari e di una asserita dismissione di servitù, coincidente con una diminuzione delle esercitazioni: il tutto senza coinvolgere le istituzioni sarde nell'ambito della cabina di regia sulle servitù, istituita formalmente nel 2017.

La medesima Cabina di Regia dovrebbe occuparsi quanto prima delle controversie relative alle procedure di dismissione mai perfezionate, che riguardano una lunghissima serie di beni posti sotto controllo militare: complesso militare a La Maddalena, faro di Calamosca, Fortino di S. Ignazio, Colle di S. Elia, caserma Ederle, tunnel sotto la Sella del Diavolo a Cagliari; immobili a ridosso della spiaggia di Porto Tramatzu a Teulada; complesso di S'Enna e S'Arco ad Arbus.

La sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti nel documento oggetto della deliberazione 20 giugno 2022, n. 14/2022/G, datata 22 giugno 2022, ha raccomandato ai vertici militari «di assicurare la più attenta vigilanza sui poligoni in caso di loro utilizzo per test su nuove armi da parte di reparti della Nato o comunque di Paesi alleati, specie in fase di sperimentazione, anche da parte di produttori di armamenti, assicurandosi che, in qualsiasi circostanza, non vengano utilizzate sostanze di natura chimica, tossica e radiologica, o comunque pericolose, in quantità tali da determinare valori di concentrazione superiori alle soglie di rischio»; la Corte, nello stesso documento, richiama le conclusioni della Commissione parlamentare di inchiesta che si è occupata fino al 2018 di gravi malattie e morti di personale impiegato in missioni militari o nei poligoni di tiro.

In Sardegna non c'è il mare ma la guerra. La preponderante presenza militare e le croniche condizioni sistemiche di crisi sociale, economica, infrastrutturale che attanagliano l'isola a fronte dei continui sacrifici imposti alla comunità che abita le zone soggette a limitazioni, anche in termini di insalubrità ambientale a causa delle mancata bonifica dei luoghi teatro di esercitazioni con materiali tossici e inquinanti, rendono questo paradiso un inferno.

Riferimenti:

https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2024/01/17/nuovo-ricorso-a-tar-contro-le-esercitazioni-militari-in-sardegna_e6fae7c5-dc9b-480a-935a-5b19997bb61a.html

https://www.guardiacostiera.gov.it/cagliari/Pages/ordinanze.aspx

http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2024/05/italia-prove-di-guerra-dal-mare-alla.html 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Sardegna 



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