BIOGRAFIA

24.4.24

SALVARE VITE UMANE NON È MAI REATO!

 

foto Gilan

 

 

di Gianni Lannes

Salvare vite non è mai un reato. Ecco un esempio pubblico di disprezzo per la vita umana. A proposito: i cosiddetti "taxi del mare" non esistono. Dopo ben 7 anni sono affondate tutte le farneticazioni di Salvini, Minniti, Travaglio, Di Maio, Zuccaro, Del Mastro Delle Vedove (il sottosegretario di Stato coinvolto nella sparatoria di capodanno, ancora nel 2023 aveva dichiarato: “Stretta sulle Ong, stop ai taxi del mare”) e così via.

È ufficiale: non esistono i taxi del mare e nemmeno Ong amiche dei trafficanti, ma solo persone che salvano vite umane. L'ispettore onorario Marco Travaglio (difensore contro ogni evidenza dei crimini stragisti di Israele) se ne faccia una buona ragione, e soprattutto si documenti un minimo prima di scrivere castronerie (le solite fake news) a ripetizione sul Pacco Quotidiano. Il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere. Il processo contro l'equipaggio della nave Iuventa e gli operatori di MSF e Save The Children accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina non si farà mai. Il fatto non sussiste. 

 


Il lavorìo sistematico di oltraggio della verità è stata finalmente sconfitta dai fatti. Quanti morti è costata la menzogna ripetuta per anni da Salvini, Travaglio, Di Maio, Minniti e dal cucuzzaro dei cinquestelle? La Iuventa nella sua fugace attività precedente al sequestro aveva salvato quasi 15 mila naufraghi. Quanti ne avrebbero salvati se avesse continuato a navigare negli ultimi 7 anni? Quante sono le vite naufragate a causa di questa operazione politico-giudiziaria di depistaggio? E quanti altri migranti in fuga dalla fame, dalla persecuzione e dalla guerra, si sarebbero potuti salvare a bordo di altre navi delle Ong arrestate per ordine governativo nei porti? In ogni caso, la sgangherata indagine giudiziaria ci è costata 3 milioni di euro, in un Belpaese che non eroga abbastanza denaro alla sanità pubblica.

Allora oggi qualcuno rammenta i nauseanti editoriali di Travaglio dove spiegava on dettaglio tutti i crimini commessi dalle Ong e diceva che dovevamo tutti chiedere scusa al Procuratore di Catania che conduceva le inchieste sui “taxi del mare”? Ancora parole a vanvera di Travaglio (4 agosto 2017): «Ora che ci sono le foto, le intercettazioni, le denunce dell’Ong “buona” Save the children e le testimonianze dell’agente sotto copertura dello Sco, cioè praticamente abbiamo il film di ciò che accade nel Mediterraneo e che il procuratore catanese Carmelo Zuccaro aveva provato – fra un insulto e l’altro – a descrivere a parole a un Parlamento che cadeva dalle nuvole, le chiacchiere stanno a zero... Chi ha insultato il magistrato che segnalava un pericolo e chiedeva mezzi per indagare dandogli del razzista o del complice della Lega, gli chieda scusa» diceva Travaglio, convinto assertore all’epoca delle tesi mai dimostrate da nessuno secondo cui le Ong operavano in combutta con scafisti e organizzazioni criminali. Era l’estate del 2017, al governo c’era il PD, Minniti aveva appena varato il codice di condotta per le Ong e Di Maio l'aveva sparata come sempre grossa con la storia delle Ong “taxi del mare”. Il grande accusatore, portato in palmo di mano da Lega e MoVimento 5 Stelle era il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che sosteneva che le Ong fossero finanziate dagli scafisti. Proprio Zuccaro durante un’audizione al Senato aveva dichiarato che quelle erano solo ipotesi di lavoro e che non aveva prove. Insomma, molte parole e zero fatti, come ha ammesso candidamente lui stesso dicendo di non avere prove. In precedenza Zuccaro aveva rilasciato una serie di dichiarazioni contraddittorie. Da un lato aveva fatto sapere che il suo ufficio non aveva formulato ipotesi di reato e che stava conducendo unicamente un’inchiesta conoscitiva. Dall’altro aveva affermato a più riprese di essere convinto dell’esistenza di un accordo tra Ong e scafisti per far arrivare i migranti in Italia. Poi però Zuccaro ha smentito di aver ottenuto informazioni dai servizi segreti ma di averle reperite tramite Frontex e articoli di giornale.

E fu proprio in seguito al sequestro della nave Iuventa della Ong tedesca Jugend Rettet che Travaglio scrisse il suo claudicante editoriale dove spiegava che «i bravi volontari tedeschi» della Ong Jugend Rettet «continuavano imperterriti a spingersi con le loro navi fin dentro le acque territoriali libiche (fino a 13 miglia dalla costa), a contattare gli scafisti per darsi appuntamento al largo, ad attendere i loro gommoni o pescherecci pericolanti, a caricare a bordo centinaia di migranti a botta». Quella richiesta di scuse da parte di Travaglio faceva il paio con un’altra, pubblicata a maggio 2017 sul Blog delle Stelle dal MoVimento 5 Stelle che chiedeva a quelli che “avevano vigliaccamente attaccato Luigi Di Maio” di chiedere scusa al M5S. Adesso di quelle accuse non resta nulla. Archiviate perché non ci sono prove. Archiviata l’inchiesta sulla nave Iuventa perché secondo la procura di Palermo «non è emersa la prova che i soggetti che materialmente tranciarono i motori […] con a bordo i migranti facevano parte della ONG Iuventa». Il sionista Travaglio invece ne era convinto perché scriveva che i volontari delle Ong «dopo aver congedato i trafficanti con sorrisi e saluti (“sta arrivando tanta gente!”)» riconsegnavano agli scafisti «le imbarcazioni (anziché tagliarle e affondarle, come fanno le Ong serie), trainandole fino alla costa libica per poter essere riutilizzate in altre consegne».

Cade la maxi-inchiesta avviata dalla procura di Trapani nel 2016. Il Giudice per l’Udienza preliminare del Tribunale di Trapani, infatti, ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di tutti gli imputati e ha chiuso definitivamente il caso decretando l’infondatezza delle accuse e spazzando via qualunque sospetto di collaborazione con i trafficanti da parte delle organizzazioni umanitarie impegnate nel soccorso in mare. La decisione è stata subito commentata su Twitter da Meditteranea Saving Humans, che scrive: "Dopo 7 anni di indagini, la nave civile #Iuventa sequestrata e lasciata marcire, 24 vite in ostaggio, a Trapani la maxi montatura giudiziaria contro il soccorso civile in mare finisce nell'ennesima bolla di sapone: TUTTE PROSCIOLTE perché 'il fatto non sussiste'". L’indagine ha coinvolto diverse Ong, tra cui Medici senza Frontiere (Msf). Organizzazione che, subito dopo la decisione dei giudici, ha affermato: “Dopo sette anni di false accuse, slogan infamanti e una plateale campagna di criminalizzazione delle organizzazioni impegnate nel soccorso in mare, cade la maxi-inchiesta avviata dalla procura di Trapani nell’autunno del 2016, la prima della triste epoca di propaganda che ha trasformato i soccorritori in ‘taxi del mare’ e ‘amici dei trafficanti’”. L’indagine, continua Msf, ha coinvolto le Ong con “l’irricevibile accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ha visto un mastodontico impianto accusatorio basato su illazioni, intercettazioni, testimonianze fallaci e un’interpretazione volutamente distorta dei meccanismi del soccorso per presentarli come atti criminali. Ma dopo un’approfondita udienza preliminare durata due anni e dopo che la stessa procura che aveva aperto l’indagine ha chiesto il non luogo a procedere, il giudice ha chiuso definitivamente il caso decretando l’infondatezza delle accuse e spazzando via qualunque sospetto di collaborazione con i trafficanti”.

“Crolla il castello di accuse infondate che per oltre sette anni hanno deliberatamente infangato il lavoro e la credibilità delle navi umanitarie per allontanarle dal Mediterraneo e fermare la loro azione di soccorso e denuncia - dichiara Christos Christou, presidente internazionale di Msf -. Ma gli attacchi alla solidarietà continuano attraverso uno stillicidio di altre azioni: decreti restrittivi, detenzione delle navi civili, supporto alla guardia costiera libica che ostacola pericolosamente i soccorsi e alimenta sofferenze e violazioni, mentre le morti in mare continuano ad aumentare”.

Secondo l’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Ue sono almeno 63 i procedimenti legali o amministrativi avviati da Stati europei contro organizzazioni impegnate in mare (dati giugno 2023).
Nell’ultimo anno le autorità italiane hanno emesso 21 fermi amministrativi contro navi umanitarie, impedendo la loro azione salvavita per 460 giorni complessivi. La Geo Barents di Msf ha appena ripreso il mare dopo 20 giorni di detenzione, “con l’ipocrita accusa di avere messo in pericolo la vita delle persone, dopo che una motovedetta libica aveva interrotto violentemente un soccorso già avviato. Oltretutto, alle navi civili vengono ormai assegnati porti lontani per sbarcare i sopravvissuti, per tenerle lontane dalla zona dei soccorsi”. “Tutto questo – continua Msf -, insieme a ciniche politiche di esternalizzazione delle frontiere avviate dalle autorità italiane ed europee, ha delegittimato il principio del soccorso e l’idea stessa di solidarietà, cancellato l’imperativo umanitario sotto le logiche della difesa dei confini, e ridotto drasticamente la possibilità di soccorrere. Le conseguenze sono mortali: il 2023 è stato l’anno con il più alto numero di morti in mare dall’epoca delle accuse”.

“In questi anni, tutti i governi che si sono avvicendati hanno investito enormi risorse sul boicottaggio dell’azione umanitaria e su politiche di morte, ma non hanno fatto nulla per fermare i naufragi e fornire vie legali e sicure a chi fugge attraverso il Mediterraneo – dichiara Tommaso Fabbri, capomissione di Msf all’epoca dei fatti, coinvolto nel caso -. Salvare vite non è un reato, è un obbligo morale e legale, un atto fondamentale di umanità che semplicemente va compiuto. Basta criminalizzare la solidarietà! Tutti gli sforzi devono andare nel fermare le inaccettabili morti e sofferenze e garantire il diritto al soccorso, riportando l’umanità e il diritto alla vita nel nostro mare”.

Msf è un’organizzazione medico-umanitaria internazionale indipendente che fornisce assistenza a persone colpite da guerre, epidemie, catastrofi naturali e situazioni di crisi in oltre 70 paesi, compresa l’Italia. Ha iniziato le operazioni di soccorso in mare nel 2015 per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura di Mare Nostrum e con otto navi ha contribuito a soccorrere oltre 92.000 persone senza mai fermare le attività. Tuttora i team di Msf sono impegnati in operazioni di soccorso con la nave Geo Barents. “Il nostro pensiero va ai colleghi di MSF e delle altre organizzazioni che hanno vissuto sotto il peso delle accuse per aver svolto legittimamente il proprio lavoro: soccorrere persone in pericolo, in piena trasparenza e nel rispetto delle leggi - conclude Monica Minardi, presidente di MSsf in Italia -. I nostri operatori non hanno mai smesso di operare negli interventi di MSF in tutto il mondo, così come le nostre navi non hanno mai smesso di salvare vite in mare. Questa è stata la nostra migliore risposta a tutte le accuse”.

Save the Children: “Riconosciuta la verità sull’impegno umanitario” “Questa decisione, che arriva a conclusione di una vicenda giudiziaria durata quasi sette anni, riconosce la verità sul nostro operato e sull’impegno umanitario per salvare vite in mare”, ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, commentando la decisione del Giudice. “Save the Children – continua - è sempre stata fiduciosa nella conclusione positiva di questa vicenda, nella piena coscienza che i membri dell’Organizzazione hanno sempre operato nella legalità, al fine di salvare vite in mare, rispondendo al proprio mandato umanitario e con il primario obiettivo di proteggere i soggetti vulnerabili, quali ad esempio minori non accompagnati e donne potenzialmente vittime di tratta e sfruttamento”. L’esito di questa udienza preliminare arriva dopo anni, nel corso dei quali, Save the Children ha continuato a confidare nell’operato della magistratura, mettendosi a disposizione per fornire ogni elemento utile per la ricostruzione dei fatti, affinché la verità potesse emergere. Al contempo l’Organizzazione ha rafforzato il proprio impegno sul territorio italiano nell’accoglienza ed inclusione dei minori migranti. I legali dell’Organizzazione, l’avv. Jean Paule Castagno e l’avv. Andrea Alfonso Stigliano dello Studio Orrick di Milano, hanno svolto una proattiva e minuziosa attività difensiva, evidenziando una serie di elementi determinanti affinché la stessa Procura potesse rivalutare la propria posizione, tanto da richiedere essa stessa una sentenza di non luogo a procedere. L’attività di Save the Children è stata svolta, da sempre, nel pieno rispetto della legge italiana, di concerto con IMRCC, attraverso un continuo supporto e coordinamento con tutti gli attori istituzionali coinvolti, le prefetture territoriali e le autorità di polizia presenti nei porti di sbarco e in continuità con le molteplici attività svolte dall’Organizzazione a tutela dei diritti dei minori migranti, anche in collaborazione e supporto alle Autorità, sin dal 2008. “Negli anni in cui la missione di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale è stata attiva, il 2016 e 2017, Save the Children ha salvato quasi 10.000 persone che erano esposte al rischio di annegamento in mare. Tra di loro c’erano circa 1.500 bambini, molti dei quali erano separati dalle loro famiglie, che abbiamo tenuto al sicuro e protetto fino a quando hanno raggiunto un porto sicuro. Di tutto questo siamo estremamente orgogliosi. Siamo molto soddisfatti dell’esito dell’udienza preliminare e ringraziamo tutti i nostri sostenitori che, anche durante questi anni, hanno continuato a credere nei valori della nostra Organizzazione”, ha concluso Daniela Fatarella.

“Nel corso dell’udienza, è stato possibile illustrare e portare all’attenzione del Giudice tutti gli elementi di prova che hanno smentito categoricamente ogni accusa, come acclarato dalla richiesta di non luogo a procedere formulata dai pubblici ministeri. Sono inoltre emerse l’encomiabile professionalità e dedizione con le quali tutto il personale dell’Organizzazione, ed in particolare il team leader responsabile per la missione, ha operato per l’intera durata della stessa”, ha dichiarato l’avvoccato Jean-Paule Castagno.

Amnesty International: “Salvare vite non è un reato. E le organizzazioni hanno subito un danno grave”. Commentando la sentenza di non luogo a procedere per gli equipaggi delle navi delle Ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere, Elisa De Pieri, ricercatrice regionale di Amnesty International, ha affermato: “L’indagine e l’azione penale sono state un chiaro esempio di violazione da parte dell’Italia del dovere di proteggere i difensori dei diritti umani e assicurare che possano svolgere il proprio ruolo senza temere rappresaglie. Ne è prova l’attenzione che anche la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani ha dedicato all’udienza preliminare. Siamo quindi molto soddisfatti che il giudice abbia deciso per il non luogo a procedere nei confronti di tutti gli indagati. Quest’indagine si è inserita nel quadro della criminalizzazione della solidarietà, che molti stati europei hanno deliberatamente perseguito per ostacolare, anche attraverso l’uso del diritto penale, chi in questi anni ha prestato assistenza e offerto solidarietà a rifugiati e migranti. Si è trattato della prima, più lunga e più costosa azione penale contro le Ong di salvataggio. Per questo, il proscioglimento di oggi rappresenta una vittoria di particolare significato e va ad aggiungersi alle numerose pronunce di altre corti in Italia e all’estero che hanno concluso che le accuse contro individui e ong che hanno assistito rifugiati e migranti fossero infondate”.

“È stato assai preoccupante il tentativo dell’accusa di reinterpretare quanto accadeva nel Mediterraneo centrale nel 2016/2017 – continua -, come se le migliaia di persone a bordo di imbarcazioni fatiscenti non fossero realmente in pericolo. La nave ‘Iuventa’ ha salvato oltre 14.000 persone, sotto il coordinamento e nel quadro di operazioni gestite dalle autorità italiane”.

Aggiunge Elisa De Pieri: “Fortunatamente la corte ha respinto la pericolosa interpretazione dell’accusa. Tuttavia, l’indagine stessa, con il sequestro della nave ‘Iuventa’, ha contribuito ad aggravare la situazione di pericolo per migranti e rifugiati nel Mediterraneo centrale, in cui nel 2023 sono morte o scomparse in mare quasi 2500 persone. Inoltre, mettendo in discussione la situazione di pericolo delle persone che viaggiavano su imbarcazioni fatiscenti e fuggivano dagli orrori della Libia, l’indagine ed azione penale hanno contribuito a minare l’integrità del sistema di ricerca e soccorso in mare. Le persone e organizzazioni coinvolte hanno comunque subito un danno grave e in larga misura irrimediabile. L’Ong Jugend Rettet si è dovuta sciogliere, la sua nave ‘Iuventa’ è inutilizzabile, le persone coinvolte hanno vissuto in un limbo per anni e si è minata la reputazione di Ong il cui lavoro si fonda sulla fiducia del pubblico”. E conclude: “Alla luce di questa sentenza, la necessità di modificare a livello nazionale ed europeo la normativa sulla facilitazione dell’immigrazione irregolare risulta ancora più evidente, ed Amnesty International continuerà a lavorare perché ciò avvenga. Infine, non va dimenticato inoltre come la criminalizzazione più recente del salvataggio in mare stia passando attraverso norme e pratiche formalmente amministrative, ma in realtà gravemente punitive, specie dopo il decreto Cutro. Siamo particolarmente soddisfatti di aver potuto contribuire a sostenere le persone imputate, non solo attraverso la ricerca e la campagna fatte sul caso sin dal sequestro della nave nel 2017, ma anche attraverso l’osservazione delle udienze preliminari. L’accesso alle udienze che la corte ha consentito agli osservatori internazionali e al rappresentante della Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani è stato un precedente importante che ci auguriamo venga seguito in altri casi. Ciò ha garantito trasparenza, soprattutto quando è diventato evidente quanto debole fosse l’impianto accusatorio”. E Serena Chiodo, campaigner di Amnesty International Italia presente oggi al tribunale di Trapani, ha chiosato: "Partecipiamo alla felicità dell'equipaggio Iuventa, che abbiamo sostenuto dall'inizio delle indagini e in tutte le udienze preliminari, più di 40, cui abbiamo preso parte come osservatori internazionali. Oggi il giudice ha espresso con chiarezza che il fatto non sussiste: resta la consapevolezza che in questi sette anni le vite degli imputati sono state stravolte, la nave resa inutilizzabile, ed è stato alimentato il clima di sospetto contro chi opera solo in difesa dei diritti e della solidarietà umana. Ora serve lavorare affinché soccorrere vite sia visto universalmente come un valore da difendere".

Riferimenti:

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=migranti 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=salvini 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=travaglio 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=meloni 

https://www.la7.it/in-onda/video/marco-travaglio-su-ong-e-favoreggiamento-dellimmigrazione-clandestina-somiglia-a-un-servizio-taxi-04-08-2017-219564

https://www.youtube.com/watch?v=DYFAu2YGDbE

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2017/08/04/ora-pero-piantatela/3774616/


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