BIOGRAFIA

10.3.23

CUTRO: STRAGE DI GOVERNO?

 

foto Gilan

   di Gianni Lannes

Le prime vittime sono stati i bambini. I fatti: domenica 26 febbraio 2023 si è verificato, a meno di cento metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro in Calabria, il naufragio di un'imbarcazione salpata dalla Turchia, con a bordo persone provenienti dall'Iraq, dalla Siria e dall'Afghanistan (paesi dove l'Italia per anni ha praticato ed alimentato la guerra in violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana), per il quale sono state accertate fino ad oggi, almeno 72 vittime, ovvero persone annegate (molte ancora senza identità), tra le quali 18 minori (l'ultimo ritrovato in mare con meno di 3 anni); un numero questo purtroppo destinato a crescere a causa dei numerosissimi dispersi, poiché mancano all'appello oltre 40 esseri umani.

Durante la giornata di mercoledì 1° marzo 2023 il comandante della Capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi, ha dichiarato che a suo giudizio la Guardia costiera sarebbe potuta intervenire, affermando che «quel giorno c'era mare forza quattro, non sei o sette. Le nostre motovedette avrebbero potuto navigare anche con mare forza otto», e lasciando intendere che l'invio di mezzi di soccorso al barcone che si trovava a 40 miglia dalla costa crotonese sarebbe stato possibile anche con quelle condizioni meteo marine.

Nonostante infatti che già dalle 22.00 di sabato 25 febbraio 2023 un aereo Frontex avesse rilevato e segnalato la presenza di un'imbarcazione partita da Smirne in Turchia, Aioi ha ribadito di aver ricevuto la prima chiamata come Guardia costiera solamente alle 4.30 del mattino del 26 febbraio, e di essere stato coinvolto esclusivamente per i soccorsi a terra, dichiarando altresì di non aver saputo nulla di una pubblica comunicazione di «imbarcazione in difficoltà» che il centro di coordinamento e soccorso di Roma avrebbe invece ricevuto ventiquattro ore prima con richiesta specifica di «sharp lookout» ossia di sorveglianza attiva per quel barcone.

Risulta invece che nelle prime ore del 26 febbraio per ben due volte sarebbe stato effettuato un tentativo di avvicinamento del barcone in difficoltà da parte di due motovedette della Guardia di finanza, che tuttavia, a differenza della Guardia costiera, non disporrebbe di imbarcazioni adeguate a effettuare operazioni di salvataggio in mare, specie in presenza di condizioni meteo avverse.

Quest'ultima circostanza desta particolare perplessità alla luce del fatto che, per stessa ammissione del comandante Aloi, in base alle regole di ingaggio, le operazioni vengono condotte dalla Guardia di finanza quando vengono classificate come operazioni di sicurezza, mentre qualora venissero classificate come un cosiddetto evento Sar (Search and Rescue), ossia un'operazione di salvataggio, esse dovrebbero prevedere l'intervento della Guardia costiera.

Sempre nella giornata di mercoledì scorso la stessa Agenzia europea Frontex, dopo aver confermato di aver immediatamente informato il Centro di coordinamento internazionale Themis e le altre autorità italiane competenti dell'avvistamento, fornendo la posizione dell'imbarcazione, le immagini a infrarossi, la rotta e la velocità, avrebbe dichiarato che «sono sempre le autorità nazionali competenti a classificare un evento come ricerca e soccorso».

Dalle notizie riportate sembra dunque che, nonostante il Centro di coordinamento e soccorso di Roma avesse ricevuto ventiquattro ore prima la segnalazione di un «imbarcazione in difficoltà» (distress), tale imbarcazione sarebbe stata invece successivamente trattata e classificata dalle autorità amministrative italiane come una «questione di ordine pubblico» (law enforcement), tale da ritenere opportuno l'intervento delle motovedette della Guardia di finanza e non delle imbarcazioni della Guardia costiera.

I fatti riportati nella loro nuda oggettività, gettano ombre inquietanti sulla linearità della catena di comando che sarebbe stata seguita nel gestire i soccorsi tra il 25 e 26 febbraio 2023, e soprattutto sulle diverse responsabilità dei ministri coinvolti da cui difenderebbero in ultima istanza la classificazione di un evento come ricerca e soccorso; responsabilità per le quali sono in corso accertamenti atti a ricostruire la catena di comando, e che se confermate delineerebbero un quadro molto grave, che non avrebbe permesso l'intervento tempestivo della Guardia costiera, che avrebbe invece potuto salvare quel centinaio decine di vittime tra cui tanti bambini, che sono stati dopo raccolti in mare.

Presidente Mattarella, primo ministro Meloni e secondo ministro Salvini, come funziona normalmente la catena di comando con riguardo alle diverse attività in capo sia alla Guardia costiera che alla Guardia di finanza? Perché le autorità italiane successivamente alla comunicazione resa dall'agenzia europea Frontex delle 22.00 di sabato 25 febbraio 2023, non hanno valutato di classificare l'operazione in atto come operazione Sar, impedendo di fatto l'intervento della Guardia costiera in tempo utile per salvare la vita dei naufraghi. Quali responsabilità politiche e amministrative vi sono state nella gestione della catena di comando? A conti fatti vi è stata una deliberata omissione di soccorso dei profughi che ha provocato l'ennesima strage di innocenti in Italia? La responsabilità è politica?


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