BIOGRAFIA

28.5.18

COLONIA ITALIA


 

di Gianni Lannes

Ma quale governo del cambiamento? L’Italia è dal 1943 un Paese a sovranità limitata, anzi ormai azzerata, dove non si muove foglia che Londra e Washington (perfino Tel Aviv) non vogliano. Per i politicanti tricolore - palesemente eterodiretti e non indipendenti - sono disponibili soltanto ordini stranieri e genuflessioni nostrane. Per la cronaca documentata, a partire dal 2008 Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, hanno incontrato più o meno segretamente i rappresentanti diplomatici in Italia di Washington e Londra.

Evidentemente non è stato decisivo l’intervento dell’ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg, già al soldo di Goldman Sachs. Il diplomatico a stelle e strisce ricevendo il 21 marzo Matteo Salvini e l’indomani Luigi Di Maio - entrambi a digiuno di diritto costituzionale e della lingua inglese - deve aver espresso il proprio consenso alla nascita dell’esecutivo populista.  Savona o guerra civile? Sembra una barzelletta, ma non c'è niente da ridere. I punti di riferimento dell'economista della casta sono stati almeno tre: Cossiga, La Malfa e Mediobanca, vale a dire le quinte colonne dell’Inghilterra e della finanza anglosassone nel belpaese. Il Presidente della Repubblica svolge notoriamente un ruolo di garanzia costituzionale.

Comunque, basta fare una gita a Kew Gardens nei pressi di Londra per leggere rapporti confidential, secret e top secret, di recente declassificati per rendersi conto di quanti connazionali fanno il doppiogioco ancora oggi. «I nostri piani prevedono la conquista assoluta dell’Italia» : è quanto si legge in un documento del governo inglese risalente al 1943.«L’unica cosa che mancherà all’Italia è una totale libertà politica» parola di Winston Churchill al delegato di papa Pio XII nel novembre 1945.

È una storia antica ma di stringente attualità, anzi in corso, in considerazione dei contatti della Casaleggio con l’ambasciata di sua maestà Windsor. 

Infine lo psicodramma di Luigi Di Maio che ha scalato il m5s riducendolo ad un partito come gli altri. Senza dire del controllo nebuloso della cosiddetta piattaforma Rousseau e del pizzo di 300 euro richiesto agli onorevoli pentastellati. Di Maio domenica prima di pranzo era sicuro di andare al governo, era anche riuscito a strappare un posto da vicepremier. Poi la situazione è precipitata: il no di Sergio Mattarella a Paolo Savona, gli ultimi disperati tentativi di mediazione, la convocazione al Quirinale. Una volta capito che non c'era più speranza, il capetto 5 stelle si è lasciato andare in Rete e in piazza, a Fiumicino: "È successo qualcosa di incredibile", ha accusato il Quirinale, chiesto addirittura lo stato d'accusa per il presidente. Accuse gravissime, con una tesi chiara: tutta la responsabilità è di Mattarella. Parole ribadite anche da Fabio Fazio, con una telefonata in diretta a Che tempo che fa. Che dire? Salvini e Di Maio andate a lavorare!

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