BIOGRAFIA

11.10.20

MEDICI SILENTI?

 LETTERA APERTA AI MEDICI CHE LAVORANO NEGLI OSPEDALI



La tv e i giornali lasciano passare ogni giorno, a tamburo battente, un messaggio terrificante, secondo cui stiamo vivendo una "situazione drammatica" di crescita di ricoveri e morti per Covid-19, di terapie intensive che si stanno riempiendo e, in generale, di un potenziale ritorno alla situazione vissuta nei primi mesi del 2020, nonostante moltissimi medici in altri paesi europei ed extraeuropei affermino altrimenti. Non sto a soffermarmi sul fatto che i positivi non sono malati, che la stragrande maggioranza sono asintomatici e che molto probabilmente non possono contagiare nessuno. Voi sapete benissimo queste cose. Le abbiamo sentite da voi.

Il Consiglio dei Ministri, sulla base dell'aumento del numero di positivi (proporzionale all'aumentare del numero dei tamponi, poco affidabili, a detta di molti) e del potenziale pericolo di un ritorno dell'epidemia, ha prolungato lo stato d'emergenza fino al 31 gennaio 2020 (nonostante nessuno stato di emergenza sia previsto dalla legge e dalla Costituzione per "rischio sanitario derivante da agenti virali trasmissibili", come evidenziato da importanti costituzionalisti e persino dalla Sentenza di un giudice di pace, 516/2020). La maggioranza delle persone è convinta che il Sars Cov-2 sia un virus mortale molto pericoloso e che stiamo vivendo l'inizio di una seconda ondata che potrebbe presto riportarci all'incubo di marzo-aprile; in virtù di ciò, la maggioranza delle persone ha rinunciato a molte libertà personali – inibite dai DPCM sulla base dello stato di emergenza – e ha assunto un nuovo modello di vita, in cui vige il "distanziamento sociale", la precauzione, la diffidenza, il terrore, con conseguenze immaginabili sul piano della salute psichica. Inutile ribadire come tutto ciò abbia anche un impatto sociale ed economico enorme, su cui non mi soffermo, perché tutti sanno cosa accade a livello lavorativo e familiare nel caso un lavoratore o un bambino manifestino sintomi riconducibili al Covid-19 (o alla normale influenza, comune nel periodo autunnale).

La totale assenza di dibattito scientifico e politico sull'efficacia e l'attendibilità dei tamponi – dibattito che avviene, invece, in altri paesi europei ed extraeuropei con ampia produzione di letteratura – suscita in molti diffidenza nei confronti delle misure a cui i cittadini sono costretti a sottostare. Si crea un clima di divisione: "negazionisti" cattivi contro bravi seguaci del sistema, con riflessi nei rapporti tra le persone. Chi "osa" anche soltanto porre domande o manifestare perplessità, viene etichettato come "negazionista" e ritenuto addirittura potenzialmente pericoloso per la comunità. Chi viene trovato positivo, senza avere spesso la certezza di esserlo (i casi dei falsi positivi sono molto probabili, come ben sapete), si trova confinato in casa, assieme ai suoi cari, i quali anche devono rinunciare al lavoro o alla scuola, terrorizzati di beccarsi multe in caso di "evasione" ed ignari del fatto che solo l'autorità giudiziaria può ordinare la permanenza domiciliare. Viviamo in un film di fantascienza.

   

La Regione Campania ha protocollato una nota che dice che “L’Unità di crisi è l’unico organismo abilitato a fornire indicazioni e riscontri agli organi di stampa e a quelli radiotelevisivi e ai social media. È pertanto inibito a tutti gli organi aziendali rilasciare informazioni e interviste o intrattenere collaborazioni con i predetti organi senza espressa autorizzazione di questa unità di crisi”. Ma l'Art. 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” Queste sono cose che non possono accadere in un regime democratico. Cosa hanno da nascondere, per cui non vogliono che un medico – sotto sua responsabilità e garanzia costituzionale – esprima il proprio pensiero sulla situazione presente negli ospedali? E cosa avviene, nel caso in cui un medico, seguendo la sua coscienza, decida di violare il protocollo regionale o l'ordine dell'organismo superiore?

 

Mi rivolgo dunque ai medici, soprattutto quelli giovani, che erediteranno il futuro modello sanitario: non rinunciate al diritto di parola che la vostra Costituzione vi garantisce; non rinunciate a dire la verità. Se davvero la situazione negli ospedali è drammatica, come dicono gli organi di stampa e le televisioni, se davvero siamo in procinto di rivivere la situazione di marzo-aprile, se davvero non esistono cure mediche efficaci per cui le persone possano gestire un'eventuale malattia a casa in serenità come avviene con l'influenza e se l'unica speranza per il futuro è un fantomatico vaccino, allora ditecelo con chiarezza, onestà e determinazione e noi seguiremo le regole dettate per prevenire il contagio, rinunciando anche a qualche libertà. Se, invece, la situazione è diversa da come traspare dai giornali e dalla bocca dei politici e dei "tecnici", allora vi supplico di trovare il coraggio di denunciarla, tutti insieme. Se parlate tutti insieme, nessuno potrà attaccarvi, come avviene fuori dall'Italia. Gli esseri umani hanno bisogno di vivere, di condividere, di riunirsi, di mostrare sorrisi, dare abbracci, ritrovare la serenità perduta. Dobbiamo tornare a vivere, ne abbiamo bisogno.

 

Questo virus, attualmente, è così pericoloso come lo descrivono? Davvero i malati di Covid-19 stanno intasando le terapie intensive come avveniva a marzo? Veramente stiamo vivendo un'emergenza sanitaria o un rischio di emergenza imminente? Non abbiate timore di dire la verità, qualunque essa sia, perché la verità rende liberi, mentre la menzogna rende schiavi. La posta in gioco, qui, è alta: si vince tutto o si perde tutto. Vale la pena rinunciare alla libertà per la sicurezza, come recentemente ha dichiarato un importante politico? La situazione sanitaria ed epidemiologica lo richiede? 

 

Mi spiace caricarvi di tanta responsabilità, ma siamo nelle vostre mani, ancora una volta. Diteci la verità, senza paura, perché non siete voi quelli che devono avere paura, sono altri, che hanno paura di voi. In molti paesi europei, i medici si sono uniti e hanno iniziato a narrare verità diverse da quelle propagandate dai media e dai politici; i tribunali si sono espressi, e si esprimeranno ancora; lo stato d'emergenza non esiste, ma esiste buon senso e giusta cautela. Voi medici non avete solo la responsabilità di salvare vite umane – e Dio sia lodato se ci siete! –, avete anche la responsabilità di riferire ciò che è vero e denunciare eventuali menzogne. Ricordate e recitate il Giuramento come un mantra: 

 

Giuro di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l'indipendenza della professione; di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale”.

 

Abbiamo bisogno di voi, ora più che mai. Il futuro della salute pubblica dipende da voi, e da noi, insieme, non da organismi o individui spesso in conflitto di interesse. Siamo noi gli artefici del nostro futuro. Grazie a tutti voi per l'attenzione. Su la testa!

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