3.9.12

PETROLIO AMARO

Italia, petrolio amaro.


di Gianni Lannes

In Italia non esistono più luoghi sacri, da rispettare e tramandare alle future generazioni. In fondo al mare: un’ipoteca irreversibile sul futuro. Lampi sull’Eni, Shell, Total ed altro ancora.  Tempi di profonda regressione culturale, in cui la realtà supera di gran lunga la fantascienza. L’oro nero è agli sgoccioli e le multinazionali raschiano il barile nel Mediterraneo, trivellando nei parchi nazionali e perfino nelle zone vulcaniche. Lo Stato italiota da sempre ha dato il via libera. Prodi, Berlusconi o Monti: ai maggiordomi è stata impartita la medesima lezione. Il risultato non muta: a perdere è sempre la natura e gli esseri viventi. Pronti al tuffo? Nel Mare Nostrum va anche peggio, “aree protette” comprese: Isole Tremiti in primis, poi toccherà al Salento e a Pantelleria. Il Golfo di Taranto è già ipotecato, mentre allungano le grinfie anche sul Veneto e la Sardegna, grazie ad una fauna di politicanti da baraccone (sinistra, centro, destra: Vendola tutto incluso), venduti al miglior offerente. Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Sicilia sono state già ipotecate. Verso sud: il presidente del parco nazionale del Gargano è nientedimeno che l’avvocato Pecorella (già portaborse dell’onorevole Leone), passato direttamente alla leggenda per il via libera unitamente all’ecologista Nichi Vendola, agli inceneritori in Capitanata. Per la cronaca: il governatore Vendola ha concesso autorizzazioni a trivellare sulla terraferma pugliese (ne abbiamo già scritto due anni fa). E le associazioni ambientaliste? Una peggio dell’altra. Salvando la base, prendete certe dirigenze di Legambiente e Wwf: sul libro paga dell’Eni (prove alla mano). Una deriva partita da lontano: dopo l’omicidio di Enrico Mattei (1962), l’assassinio di Mauro De Mauro (1970) ed il massacro (1975) di Pier Paolo Pasolini. Dietro a sigle fantomatiche come Petroceltic International figurano i soliti criminali impuniti e a piede libero: Rockefeller & Rothschild. Forza Italia, Grande Italia: il risultato non cambia e tutto torna in peggio. Va in onda la guerra ambientale, già ma chi se n’è accorto nel vecchio continente?

Protesta in Puglia.
Eldorado Italia - La Basilicata è già perduta: in laghi e sorgenti d’acqua galleggiano ufficialmente gli scarti degli idrocarburi. Le analisi scientifiche certificano il disastro da anni. Tanti, troppi permessi, rilasciati a compagnie straniere che approfittano delle condizioni vantaggiose concesse dallo stato italiano. Si trivella utilizzando per giunta fluidi radioattivi, a profondità sempre maggiori, oltretutto, a caccia di una quantità petrolifera di pessima qualità che rimane ridotta, rischiando di danneggiare irrimediabilmente ecosistemi resi già fragili da altri problemi di contesto. Un  centinaio di nuove trivelle - precedute dai cannoni “air gun” che ammazzano i cetacei - che, grazie ai permessi di ricerca di idrocarburi rilasciati fino ad oggi, minacciano il mare e il territorio italiano. Solo nell’ultimo anno infatti, sono stati concessi una ventina di nuovi permessi di ricerca per un totale di 41.200 chilometri quadrati. Nel dettaglio, le aree di mare oggetto di richiesta di ricerca sono 39: 21 nel canale di Sicilia, 8 tra Marche, Abruzzo e Molise, 7 sulla costa adriatica della Puglia, 2 nel golfo di Taranto, e 1 nell’Adriatico settentrionale. I dati ufficiali non mentono come i governanti a livello nazionale e locale: siamo di fronte ad un autentico assedio del Mare Nostrum da parte delle compagnie straniere, che hanno presentato il 90 per cento delle istanze di ricerca nel mare del nostro Paese, considerato il nuovo Eldorado, grazie alle condizioni molto vantaggiose per cercare ed estrarre idrocarburi. Ma, il gioco non vale la candela: secondo il Ministero dello Sviluppo economico le riserve stimate sono pari a 187 milioni di tonnellate che, considerando il tasso di consumo del 2010 di 73,2 milioni di tonnellate, verrebbero consumate in soli 30 mesi, cioè in 2 anni e mezzo. Un assalto che garantisce solo ricchi utili per le società petrolifere, senza tener conto non solo dei rischi per il turismo e la pesca in caso di incidente, ma anche del nuovo modo di produrre energia che deve sostituire quanto prima le fonti fossili. La produzione di petrolio off shore, da trivellazione a mare, si concentra in due zone: a largo della costa meridionale siciliana, tra Gela e Ragusa, dove nel 2011 si è prelevato il 55 per cento del totale nazionale estratto dai fondali marini, e nel mar Adriatico centro meridionale dove è stato estratto il restante 45 per cento.  

Addio Tremiti - Quando offuscano le tue radici con un abuso di potere dello Stato e per ragioni di mero profitto economico, il potere cala la maschera. E anche l’ultimo minus habens appena assoldato, deve tacere. Ne avevo già scritto sul quotidiano La Stampa nell’ottobre dell’anno 2008. Ovvero in tempi non sospetti, mentre tutti sonnecchiavano. Ma ora non ha importanza chi ha suonato per tempo l’allarme o stracciarsi le vesti. Tecnicamente è la “d494”, approvata il 7 agosto 2012 per provare gli air gun nel mare delle Diomedee.  Siamo a 13 miglia nautiche dalle Tremiti e dalla riva molisana, non troppo lontano dal campo Rospo Mare e a cavallo fra l’Abruzzo, il Molise e la Puglia. Hanno calcolato il perimetro nei dettagli, in modo da non dover sottostare a nessun limite di 12 o 5 miglia.. Ed è tutto stato approvato dal governo Monti, come se a 13 miglia siamo al sicuro e a 12 no. Hanno detto sì, comodamente seduti da Roma, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (sic!). La prima istruttoria, con parere positivo risale al giugno 2011 (governo Berlusconi). Nel Novembre del 2011 i boiardi hanno confermato il parere positivo nonostante i vari pareri negativi. Sostengono che le obiezioni sollevate dal Molise non sono valide per i cannoni air gun, ma solo per pozzi veri e propri. Nel marzo 2012 addirittura il governo del maggiordomo Monti presenta delle controdeduzioni  favorevoli ai cacciatori stranieri di petrolio.  Ed ora la benedizione finale, 7 Agosto 2012: padroni della Petroceltic, tutt’appost’: potete andare ad ammazzare altri delfini, capodogli e tartarughe caretta caretta, a sparare in mare aperto senza alcuna conseguenza penale.

Inquinamento a norma di legge - Tranquilli. In base al Decreto Legge 3 aprile 2006 numero 152 quando trivellate se non sapete dove mettere i rifiuti pericolosi, siete autorizzati a scaricarli in mare. E chi mai andrà a controllare concentrazioni, piani di monitoraggio, assenza di pericoli?  Infatti, recita l’articolo 104: «Scarichi nel sottosuolo e nelle acque sotterranee -  5. Per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi o gassosi in mare, lo scarico delle acque diretto in mare avviene secondo le modalità previste dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio con proprio decreto, purchè la concentrazione di olii minerali sia inferiore a 40 mg/l. Lo scarico diretto a mare è progressivamente sostituito dalla iniezione o reiniezione in unità geologiche profonde, non appena disponibili pozzi non più produttivi ed idonei all’iniezione o reiniezione, e deve avvenire comunque nel rispetto di quanto previsto dai commi 2 e 3. 6. Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, in sede di autorizzazione allo scarico in unità geologiche profonde di cui al comma 3, autorizza anche lo scarico diretto a mare, secondo le modalità previste dai commi 5 e 7, per i seguenti casi: a) per la frazione di acqua eccedente, qualora la capacità del pozzo iniettore o reiniettore non sia sufficiente a garantire la ricezione di tutta l’acqua risultante dall’estrazione di idrocarburi; b) per il tempo necessario allo svolgimento della manutenzione, ordinaria e straordinaria, volta a garantire la corretta funzionalità e sicurezza del sistema costituito dal pozzo e dall’impianto di iniezione o di reiniezione. 7. Lo scarico diretto in mare delle acque di cui ai commi 5 e 6 e’ autorizzato previa presentazione di un piano di monitoraggio volto a verificare l’assenza di pericoli per le acque e per gli ecosistemi acquatici».

Venezia addio ? - Dopo Pantelleria, Tremiti e Gargano, un altro territorio italiano è a rischio trivelle: il Veneto. La società texana Aleanna Resources, ha infatti chiesto formalmente il permesso di ricercare idrocarburi nel sottosuolo della laguna più famosa del Belpaese. La compagnia nordamericana non è la prima a muovere simili richieste, anche se in precedenza molti tentativi di estrazione sono stati bloccati a vantaggio di ambiente e cittadini: già negli anni ’60 venne chiarita la correlazione fra gli scavi nel terreno e il verificarsi del fenomeno si subsidenza, ossia l’abbassamento del suolo dovuto allo spostamento degli strati sottostanti: che sia per il dislivello dell’acqua, o per l’estrazione di metano e idrocarburi, si teme che il territorio veneto possa subire tragiche conseguenze rispetto ad attività così invasive. È proprio per questo che contro questo progetto si sono esposti molti sindaci dei comuni coinvolti, quasi una settantina tra Rovigo, Padova e Venezia. Dopo i primi dubbi in proposito, è stata chiarita l’obbligatorietà della   valutazione d’impatto ambientale, necessaria in Italia per realizzare opere di notevole portata, in grado, potenzialmente, di arrecare gravi danni all’ambiente in cui vengono portate a termine. A questo punto una commissione tecnica dovrà decidere se autorizzare il progetto di prospezioni geologiche in territorio regionale, o giudicarlo troppo impattante per il delicato ecosistema urbano, già minacciato dall’innalzamento del livello del mare e da una laguna sempre più a rischio. Le richieste, nello specifico, riguardano due aree: la prima, nell’altopolesano, estesa per circa 450 chilometri quadrati, la seconda, di altri 410 chilometri quadrati, nel Basso Polesine. Dal punto di vista tecnico oltre ai dubbi riguardo le conseguenze che le estrazioni di idrocarburi possono lasciare sul territorio in cui avvengono, nell’area tra il basso corso dei fiumi Adige e Po si presenta un fenomeno da tenere ben in considerazione, la subsidenza, ossia il progressivo abbassamento verticale del suolo dovuto alla compattazione dei materiali. Questo meccanismo può verificarsi in maniera naturale o indotta. È naturale quando i sedimenti sono molto porosi e tendono a comprimersi, riducendosi di volume e quindi abbassandosi se hanno sopra un carico. Si parla invece di subsidenza indotta quando l'uomo estrae acqua, petrolio o gas dal terreno diminuendo la pressione dei fluidi,  provocando così un assestamento del terreno. In Veneto già negli anni ‘60 si verificarono abbassamenti del suolo superiori anche a 3,5 metri. Scusate, quasi dimenticavo: i russi stanno perforando il suolo - alla ricerca di gas - attorno alla citta di Lucera di Federico II. E l’Eni a distanza di 50 anni non ha ancora bonificato nell’antica Daunia,  i pozzi da cui ha sottratto 30 miliardi di metri cubi di metano. Certo, questa è un altro capitolo del Sud depredato dallo Stato tricolore.  Allora, chiamatelo complotto se proprio vi fa piacere che gli stranieri distruggano il Belpaese. Il risultato non cambia.  Eppure spunta sempre qualche servo italiano o salta fuori dal nulla l’esperto di turno a negare l’evidenza, come per le scie chimiche. Chissenefrega delle conseguenze ambientali, tanto questi illuminati con il pallino di dominare il mondo vivono lontano, al sicuro. E hanno già assoldato tre quarti della “classe dirigente” (si fa per dire) europea. Date un’occhiata all’Aspen Institute e vi troverete a sguazzare come se niente fosse anche Giorgio Napolitano in buona compagnia. Esatto: si tratta di quel personaggio che soffre di amnesie e ci sosta al Quirinale 26 mila euro l’ora. Appunto: il chiacchierato, anzi intercettato - per via di una trattativa Stato & Mafia - presidente della Repubblica, denunciato recentemente dall’avvocato Paola Musu di Cagliari. Un galantuomo a quest’ora si sarebbe già dimesso. Se la società civile c’è ancora - e non è divisa nel suo orticello - si faccia viva senza affidarsi ai violentatori di Gaia. Arrestiamoli per sempre, prima che sia troppo tardi.

RAPPORTO ANNUALE 2012

No petrolio, protesta bambini a Monopoli.

Isole Tremiti, il faro.

Gargano, paesaggio costiero.

Pianosa, isole Tremiti.

Gargano, caretta caretta spiaggiamento - Luglio 2012.

Sicilia, idrocarburi.

Trivellazioni in mare.

3 commenti:

  1. "Va in onda la guerra ambientale, già ma chi se n’è accorto nel vecchio continente?"


    Guerre ambientali che servono a "ripulire" dai vincoli ambientali.. è via efficace.
    Grandi passi "liberatori" sono stati fatti anche in Toscana - quest'anno un anno DOC..non dei prodotti locali... :
    http://qualenergia.it/articoli/20070727-la-toscana-come-il-texas-1

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  2. Censura preventiva? Accade una cosa strana! I seguenti cognomi Rockefeller & Rothschild, scritti correttamente nel testo di impaginazione, perdono inspiegabilmente qualche vocale e/o consonante dopo la pubblicazione!

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  3. La gente si sveglia...

    http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/Risorse/Coro-di-no-per-le-ricerche-petrolifere-in-Adriatico-la-rivolta-parte-dalle-Tremiti_313660299169.html

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