25.8.12

ORO BLU


di Gianni Lannes

Circa 100 miliardi di tonnellate di acqua cadono annualmente sulle terre emerse. Sotto forma di pioggia e di neve, l’acqua si riversa sulla terra, corre nei fiumi e raggiunge il mare: da qui tornerà a evaporare alla fine del grande ciclo. In realtà solo il 3 per cento di questa gran massa di liquidi è composta di acqua dolce. Il 70 per cento della superficie terrestre è ricoperta d’acqua, ma si tratta per il 97,5 per cento d’acqua salata. Del restante 2,5 per cento, l’acqua dolce da cui dipende l’umanità, tre quarti è condensata in calotte di ghiaccio. E mentre la popolazione del pianeta è triplicata nel corso dell’ultimo secolo, la domanda dell’acqua si è moltiplicata per sette e la superficie delle terre irrigate per sei.

Nell’ultimo mezzo secolo l’inquinamento delle falde acquifere ha ridotto di un terzo le risorse idriche. “1 miliardo e 400 milioni di persone vivono già oggi senza acqua potabile. Sono costretti a ricavarne da pozzi salini, putridi o inquinanti. E il loro numero potrebbe raddoppiare nei prossimi anni: entro il 2025 saranno 2 miliardi e 300 milioni”. E’ l’ultimo l’allarme lanciato dalla Commissione mondiale delle Nazioni Unite. L’Onu (Unep) calcola che “nel terzo Mondo la sete uccida ogni anno oltre 4 milioni di persone”, mentre lo sfruttamento dell’acqua si sta trasformando nel ricco business dell’oro blu.

La più vecchia banca privata elvetica, la Picete, ha lanciato i primi fondi di inversione nel mondo basati su 80 valori di borsa di imprese specializzate in acqua. Secondo i suoi calcoli “la loro resa aumenterà singolarmente nei prossimi 10 anni”.  La chiamano “oro blu” e l’assimilazione al petrolio non è affatto casuale. Il fatto è che l’acqua è il business del futuro. Ai petrodollari presto si sostituiranno gli idroeuro. “Nel 2050 a soffrire di sete sarà una persona su 5, nei prossimi anni la scarsità di acqua potrebbe accendere più conflitti politici che il controllo dei giacimenti di petrolio”. Così uno studio della Bnl descrive la questione idrica a livello mondiale. Nel documento si rileva che il 40 per cento dell’acqua dolce è concentrato in soli 6 Paesi (Brasile, Cina, India, Russia, Stati Uniti e Canada), mentre il 40 per cento della popolazione mondiale deve affrontare problemi di razionamento. Se per una famiglia canadese di quattro componenti 350 litri giornalieri sono appena sufficienti, ad una africana ne spettano a malapena 20 litri ogni 24 ore. Ogni giorno, circa 6 mila bambini muoiono di sete. L’agricoltura intensiva porta a un consumo fuori controllo e un inquinamento senza precedenti. Alcune multinazionali non esitano a impadronirsi delle falde freatiche, ma incontrano resistenze: in Kerala dove le donne lottano contro la Coca Cola che prosciuga i loro pozzi. L’11 per cento della popolazione, quello che controlla l’84 per cento della ricchezza prodotta, consuma l’88 per cento dell’acqua. 80 paesi con il 40 per cento della popolazione mondiale vivono in uno stato di penuria idrica. E in Italia? Avanzano le privatizzazioni, in barba al referendum popolare.

2 commenti:

  1. E in Italia si vogliono costruire gli inceneritori che consumano ciascuno due milioni di litri di acqua al giorno

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  2. In Puglia entrerà a breve in funzione un inceneritore della Marcegaglia realizzato illegalmente (il secondo impianto), sfruttando peraltro 40 milioni di euro, ovvero denaro pubblico. Ovviamente in una regione a rischio desertificazione. Grazie all'ecologista Nicola Vendola. Non mi stancherò mai di ripeterlo e senza tema di smentite.

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