29.2.12

FITTO, VENDOLA & MARCEGAGLIA

Inceneritore Marcegaglia in Capitanata.
di Gianni Lannes

In Italia i rifiuti si riciclano soltanto in politica.  La normativa tricolore secondo cui i rifiuti sono considerati fonte rinnovabile di energia, è stata sanzionata dalla Ue. Questa norma fa sì che oltre l’80% delle risorse (pagate dagli utenti con il 7 % delle bollette) da destinare alle fonti rinnovabili vada a chi costruisce inceneritori. In Italia addirittura sostanze prima classificate tossico-nocive sono state considerate fonti assimilate, ovvero combustibili, ed usufruiscono dei medesimi incentivi.  

Colonizzazione  - Nella terra che Federico II (Puer Apuliae) amava più di ogni altra, la ciminiera sputa veleni svetta a 50 metri di altezza e si nota a chilometri di distanza. Il gruppo industriale Marcegaglia nel Mezzogiorno (Puglia, Calabria, Sicilia) viola le leggi impunemente. La truffa ordita dalla società dell’attuale presidente nazionale di Confindustria prende piede a metà degli anni ’90, con la presentazione di un progetto per la realizzazione all’interno del pericoloso sito non bonificato Anic-Enichem (agro di Monte Sant’Angelo, ma limitrofo a Manfredonia), di una piccola centrale a biomasse. Sulla base di un intervento tecnico dell’associazione Medicina Democratica e di una mobilitazione popolare, quel primo attacco viene facilmente sventato. In seguito, i signori dei rifiuti in salsa lombarda, tornano all’attacco, proponendo una nuova localizzazione a nord ovest di Manfredonia. Bocciata dal locale consiglio comunale (delibera C.C. del 17 novembre 1999, numero 97) per mere ragioni speculative - legate al cemento armato - anche questa seconda manovra. Infine i Marcegaglia imboccano la strada buona, ad una ventina di chilometri dal centro urbano di Manfredonia, ai confini amministrativi con Cerignola, Carapelle e Foggia. Insomma, adocchiano una pregiata area agricola al centro del Tavoliere, a ridosso dei 5 Reali Siti, grazie anche all’omertoso silenzio di numerosi sindaci (tra cui Moscarella di Orta Nova, già propugnatore di un altro inceneritore in loco) e dell’ente Provincia. Tuttavia, il 9 settembre 2002, ben 30 imprese agricole presentano un esposto al sindaco Francesco Paolo Campo che non ne tiene conto. L’impianto Marcegaglia emungerà acqua dalla falda e scaricherà reflui anche nel sottosuolo.

E.T.A. fuorilegge - Ecco la prova primigenia dell’imbroglio - un accordo di programma sotto dettatura del proponente, ripreso ciecamente sia dal consiglio comunale sipontino sia dalla giunta regionale e dal presidente Fitto. L’operazione ha consentito alla famiglia Marcegaglia, oltretutto, di intascare dallo Stato in maniera fraudolenta un finanziamento pubblico pari a ben 40 miliardi e 300 milioni di lire. Una lettera datata 22 febbraio 2002 (protocollo municipale numero 15586 del 7 maggio 2002), indirizzata all’allora sindaco sipontino Paolo Campo, di cui siamo legalmente in possesso, assieme ad altre prove compromettenti, rivela il torbido affare e descrive un’associazione a delinquere di stampo mafioso, avallata prima da Fitto, poi dal sedicente “ecologista” Vendola. Scrive il germano di “super” Emma: «Il sottoscritto Dott. Antonio Marcegaglia nato a Mantova il 12/12/63, residente in Gazoldo degli Ippoliti, Via Marconi 174, nella qualità di Presidente e legale rappresentante della E.T.A. - Energie Tecnologie Ambiente S.r.l., con sede legale in Crotone (…) elettivamente domiciliata presso Euroenergy Group S.r.l.
PREMESSO CHE 1) In data 19 marzo 1999, la E.T.A. S.r.l., ha sottoscritto il secondo protocollo aggiuntivo al Contratto d’area di Manfredonia; 2) Che la citata società è nella disponibilità della aree site nel Comune di Manfredonia e censite al N.C.E.U. al foglio 135 part. lle  nn. 155, 157, 159 e 161 e al foglio 138 particelle nn. 169 e 51, per una superficie complessiva di 268.660 mq; 3) Che gli interventi in oggetto ricadono in Zona Omogenea agricola “E 7” del Piano Regolatore Generale vigente del Comune di Manfredonia (…); 5) Che, ai sensi della vigente legislazione in materia (LR 34/94 e successive modificazioni); “Al fine di incentivare l’occupazione nei settori industriale, artigianale, agricolo, turistico e alberghiero i Sindaci dei Comuni interessati possono chiedere al Presidente della Giunta Regionale la definizione di un accordo di programma, ai sensi dell’art. 34 del D.lgs 18 agosto 2000. n. 267, per la realizzazione o ampliamento di complessi produttivi che attivano livelli occupazionali non inferiori a 10 addetti per unità produttiva (…);  9) Che sono comunque fatti salvi tutti i contenuti, le riserve e gli effetti di cui alla precedente istanza presentata dalla scrivente Società in data 08/11/2001 a codesto Ill.mo Sindaco del Comune di Manfredonia (…)».

Marcegaglia e Zanasi.

Falso in atto pubblico - L’iter amministrativo è viziato all’origine. Antonio Marcegaglia ha mentito spudoratamente. Infatti, la società E.T.A. S.r.l. nel 2002 non era ancora proprietaria dei suoli in questione e, dunque a rigore di legge non era in condizioni legali di disporre dei terreni e di dettare a piacimento alle amministrazioni pubbliche le proprie richieste. L’atto di compravendita risale a due anni più tardi. In effetti, nel rogito stipulato dal notaio Filippo Rizzo Corallo si legge: «L’anno duemilaquattro ed addì otto del mese di ottobre, in Manfredonia (…) senza l’assistenza dei testimoni (…) sono personalmente comparsi i Signori: ROTICE Antonio (…) il quale dichiara di intervenire in questo atto non in proprio ma quale socio accomandatario, amministratore e legale rappresentante della “EDILMAG di Rotice Antonio e C. – S.a.s.” (…) GARAVAGLIA Roberto nato a Legnano il 31 agosto 1953 (…) ingegnere, il quale dichiara di intervenire in questo atto non in proprio ma quale amministratore delegato e legale rappresentante della E.T.A. – ENERGIE TECNOLOGIE AMBIENTE – Società per Azioni” (in appresso indicata anche “parte acquirente” o E.T.A. S.p.A.”) (…) 1 - La “EDILMAG di Rotice Antonio e C. -  S.a.s.” vende e trasferisce alla E.T.A. (…) che accetta ad acquista, il terreno edificatorio sito in Manfredonia, Contrada Paglia, di catastali Ettari 26.86.60 (…) che sul terreno oggi compravenduto risulta costruito un fabbricato rurale che, sebbene rilavato in mappa, non risulta censito a Catasto; che detto fabbricato è destinato alla demolizione (…) che sul terreno oggi compravenduto può essere realizzato, giusta decreto del Presidente della Giunta Regionale N. 111 del 25 febbraio 2004, un impianto industriale per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con una volumetria di complessivi metri cubi 124.080 (…) che, in forza dell’accordo di programma, sottoscritto fra il Sindaco di Manfredonia ed il Presidente della Regione Puglia il 24 giugno 2003 e ratificato con delibera consiliare del Comune di Manfredonia N. 66 in data 18 luglio 2003, il diritto a realizzare la suddetta volumetria e tutti i relativi obblighi, spettano unicamente ed esclusivamente a “E.T.A. S.p.A.” (…) la parte venditrice l’ha goduto e posseduto e quale ad essa pervenne in virtù di due atti di compravendita a mio rogito in data 1 ottobre 2001 e 20 dicembre 2001 (…) la parte venditrice consegna a me notaio il certificato di destinazione urbanistica rilasciato dal Comune di Manfredonia il 15 giugno 2004 Prot. N. 19712, contenenti le prescrizioni urbanistiche (…) Il possesso, ad ogni effetto attivo e passivo, è dato da oggi (…) Il prezzo viene convenuto e accettato in euro 693.142,80 (…)». Il 5 agosto 2005 la multinazionale E.T.A. ottiene il permesso di costruire (validità un anno), ma i lavori inizieranno soltanto sei anni dopo. Il 15 settembre 2009, l’E.T.A. ottiene una seconda autorizzazione edificatoria (numero 269): inizio lavori - pena decadenza della concessione - fissato all’ottobre 2009.

Associazione per delinquere - La delibera del consiglio comunale di Manfredonia, numero 77 del 9 settembre 2002 - presenti in qualità di consigliere comunale anche l’attuale deputato del Pd, Michele Bordo (membro della Commissione Parlamentare Antimafia), nonché l’ex assessore Angelo Riccardi, oggi sindaco alle dipendenze della società E.T.A. che ha sponsorizzato recentemente un concerto - riporta pedissequamente le indicazioni imposte dal proponente (Antonio Marcegaglia). Nel suddetto testo è scritto: «DELIBERA di richiedere al Presidente della Giunta Regionale la definizione dell’Accordo di Programma per la realizzazione di un impianto industriale per la produzione di energia elettrica per 14 megawatt da fonti alternative rinnovabili». Il 2 ottobre successivo il sindaco Campo con nota numero 15586 chiede al presidente di Regione Raffaele Fitto, l’Accordo di Programma. Il 17 aprile 2003 la giunta regionale con atto deliberativo numero 573 dà il via libera. Argomenta l’assessore Santaniello di Forza Italia, affondando nel ridicolo: «Data la natura e la potenzialità dell’impianto proposto lo stesso non va sottoposto a Valutazione di impatto ambientale (…) atteso che trattasi di un impianto di recupero di rifiuti non pericolosi, sottoposti alle procedure semplificate e la potenza termica complessiva è inferiore a 50 Mw». In realtà, come attestano gli atti ufficiali, l’inceneritore vanta una potenza termica di 61,9 megawatt e brucerà 135 mila tonnellate annue di combustibile da rifiuti. Ma se attualmente la differenziata in provincia di Foggia è al palo, allora cosa incenerirà questo altoforno industriale? Per di più la ditta E.T.A. ha barato anche sulla dislocazione stessa dell’impianto a rischio di incidente rilevante, posizionato sulla condotta di Gas della Snam e a ridosso dei tralicci dell’alta tensione, in un’area pericolosamente sismica, anche se in tutta fretta il 9 dicembre 2003 nota n. 24532) il Genio Civile di Foggia a firma di tale Tropea ha concesso il nulla osta. Come ha potuto Fitto - il 25 febbraio 2004 - sfornare il decreto numero 111, se a quella data la società della famiglia Marcegaglia non era ancora proprietaria dei suoli? Ancora più: per quale ragione il presidente Nichi Vendola - che aveva tutte le motivazioni legali - non ha bloccato in autotutela l’operazione palesemente illegale? Le informazioni cruciali risultano sigillate nei cassetti amministrativi, assolutamente inaccessibili ai comuni mortali. La vera faccia di Vendola - che rifiuta i confronti dialettici -non è la trasparenza.

Camera a gas -  Secondo le rilevazioni tecniche (direzione dei venti prevalenti e piogge) i comuni più colpiti dall’inquinamento atmosferico saranno Orta Nova e Carapelle, ad una manciata di chilometri in linea dal sito industriale. Non è tutto: nella stessa area, proprio in agro di Carapelle (località Bonassisi), entrerà in funzione un altro inceneritore di rifiuti della società Caviro, col beneplacito del sindaco Alfonso Palomba (jn quota Pd, rinviato recentemente a giudizio con l’accusa di voto di scambio dalla Procura della Repubblica di Foggia). Non è tutto. Altri due inceneritori sono previsti nell’agro di Foggia e ad Ascoli Satriano, senza considerare i danni sanitari ed ambientali già prodotti dall’inceneritore di rifiuti sanitari a Cerignola, autorizzato al raddoppio dalla Regione Puglia. Mentre nello stesso paese natale di Peppino Di Vittorio è previsto un altro gigantesco inceneritore. In barba alla convenzione europea di Aarhus - ratificata dalla legge 108/2001 dello Stato italiano - la popolazione locale non è stata mai consultata né chiamata in causa ed informata su rischi e pericoli. Appena il mastodontico inceneritore della Marcegaglia entrerà in funzione la popolazione di Capitanata sarà esposta a livelli di contaminazione da diossine superiori alla dose tollerabile stabilita dall’Unione europea (2 picogrammi teq/kg di peso corporeo al giorno, la media italiana è 2,2). Gli alimenti, soprattutto ortaggi, frutta, carne, latte e prodotti caseari - che rappresentano oltre il 90 per cento dei veicoli di contaminazione - saranno pesantemente inquinati. Un inequivocabile studio della Fao - Diossine nella catena alimentare - spiega che dei 419 tipi di composti diossina-correlati identificati, solo 30 hanno una tossicità significativa. Si tratta di inquinanti ambientali pervasivi o inquinanti organici persistenti che resistono alla degradazione fisico-chimica e biologica. Una volta entrati negli organismi, compresi gli esseri umani, si accumulano nei tessuti grassi. E’ scientificamente dimostrato, secondo lo studio, che a dosi elevate, oltre ad essere cancerogeni, causano una gran varietà di effetti tossici: i sistemi endocrino, riproduttivo e dello sviluppo sono tra i più sensibili. Si diffondono nell’ambiente e lì restano, a lungo, distribuendosi lentamente nella catena alimentare. Quantità che tendono ad accumularsi negli organismi viventi. Fior di oncologi citano le diossine tra i cancerogeni ambientali e dagli inceneritori escono notevoli quantità di diossine che la stessa agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha definito tra le sostanze che provocano rischio di tumori. La legge 833 del 1978 attribuisce al servizio sanitario nazionale la promozione e la salvaguardia della salubrità e dell’igiene dell’ambiente naturale di vita e di lavoro. Il decreto 502/1992 in materia sanitaria prevede l’integrazione fra politiche sanitarie e politiche ambientali e l’esercizio da parte dei medici della sorveglianza epidemiologica e della comunicazione del rischio per la partecipazione delle comunità alla tutela della salute e dell’ambiente. A parte il giuramento di Ippocrate, per tutti i medici vale il nuovo codice deontologico che, all’articolo 5, recita: “Il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale della salute dei cittadini. Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione e di tutela della salute individuale e collettiva”.

Storia micidiale - Si uccide la vita per soldi e potere, grazie al disinteresse generale. Sorprende il silenzio sulla vicenda dei vescovi locali che inneggiano una domenica sì e l’altra pure alla difesa degli embrioni. La scienza parla chiaro: neonati, bambini e donne in gravidanza saranno i soggetti più esposti dall’inquinamento provocato dai numerosi inceneritori di rifiuti autorizzati illegalmente dalla Regione Puglia. La provincia di Foggia - zona prevalentemente agricola e pastorale - a breve, se non ci saranno sacrosante sollevazioni popolari, diventerà l’area più irreversibilmente inquinata, grazie al via libera del governatore Vendola. Altro che 65 per cento di differenziata dei rifiuti solidi urbani, come impone la legge. Infatti, la Capitanata con un’operazione politica orchestrata a tavolino da tempo e fallimenti programmati (Amica), viaggia appositamente ai minimi percentuali per ingrassare i famigerati Marcegaglia, Columella & soci, a danno, tra l’altro, delle tasche degli ignari contribuenti. L’antica Daunia vanterà presto un record non invidiabile quanto a concentrazione di fabbriche di morte col pretesto di offrire lavoro e fornire una maggiore produzione di energia in una regione che già vanta un surplus energetico del 90 per cento. Alcuni esempi già autorizzati in barba alle normative di protezione sanitaria ed ambientale: E.T.A., Enterra, Caviro, Ecoenergia, Fiat. Aria, acqua, frutti della terra e persone saranno avvelenate per sempre. Per la cronaca: lo Stato, o meglio l’Eni ha rapinato ben 40 miliardi di metri cubi di gas dalle viscere dei Monti Dauni nel Tavoliere. E Vendola ha recentemente autorizzato nuove perforazioni di idrocarburi anche in aree “protette” sulla carta. «Vendola è il miglior governatore del Mezzogiorno, la Puglia è una regione ben gestita» parola di Emma Marcegaglia. I debiti di riconoscenza si pagano, prima o poi. Arrivederci Nichi.

Marcegaglia e Vendola.


Steno, Emma ed Antonio Marcegaglia.


MARCEGAGLIA & VENDOLA UCCIDONO IL NERO DI TROIA
 
DOCUMENTI

Marcegaglia, acquisto terreno 2004




Figura 1a

Accordo di programma  centrale CDR Manfredonia

Accordo di programma Manfredonia Regione Puglia


1 commento:

  1. Non ho parole! Povera Puglia in mano a quell'imbroglione.

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