6.6.20

SCUOLE A PERDERE!





di Gianni Lannes


Quale pubblica istruzione? Disastro annunciato? La scuola italiana sarà una prigione digitalizzata col tricolore? Il Ministro Lucia Azzolina vuole per caso pregiudicare un altro anno scolastico? Presso il Ministero dell'istruzione opera una task force che, nata nel 2016 per fronteggiare le particolari situazioni nelle aree terremotate, ha visto, nel 2018, ampliata la propria sfera di competenza.

Il 21 aprile 2020, il Ministro Azzolina ha istituito, sempre presso il Ministero, un comitato di esperti, coordinato dal professor Patrizio Bianchi, che avrà il compito di formulare e presentare idee e proposte per la scuola con riferimento all'emergenza sanitaria in atto, ma anche guardando al miglioramento del sistema complessivo di istruzione nazionale.

Malgrado il cospicuo numero di esperti e consulenti ministeriali, ad oggi, al di là delle spesso contraddittorie dichiarazioni dello stesso Ministro pro tempore Azzolina, non esiste nessun atto ufficiale che sancisca la tempistica e le modalità del rientro a scuola, se avverrà in presenza, a distanza o con sistema misto, se la didattica in presenza si attuerà da subito per i più piccoli, che stanno soffrendo in particolar modo la mancanza di socializzazione di questi ultimi mesi, e tutte le numerose problematiche legate all'interruzione del servizio scolastico.


Nel resto d'Europa, invece, le scuole hanno gradualmente riaperto, anche se con molte limitazioni di "sicurezza sanitaria", come il distanziamento fisico, la riduzione del numero di alunni per aula, le frequenti sanificazioni alle strutture; alcuni Paesi richiedono agli studenti di indossare la mascherina, altri suddividono le classi in due e ne alternano la didattica, a distanza e in presenza. 



Come l'Italia, soltanto la Spagna ha previsto un rientro a settembre, aprendo le aule unicamente agli studenti dell'ultimo anno che devono dare l'esame di Stato.
L'esperimento della DAD (didattica a distanza) in questi mesi ha messo in luce i limiti legati alla copertura e alla potenza del segnale internet sulla totalità del territorio nazionale, le difficoltà legate al possesso di dispositivi digitali da parte di tutti gli studenti, ma soprattutto la qualità scarsa dell'insegnamento e la mancanza di interazione con gli alunni.

Riguardo ai docenti, il Governo non è stato in grado, ad oggi, nell'imminente scadenza del "decreto scuola" (di cui al decreto-legge numero 22 del 2020), di trovare una soluzione per assicurare un organico di docenti adeguato alle necessità che l'emergenza imporrà.

Numerosi Comuni hanno enormi difficoltà ad ottemperare all'organizzazione scolastica richiesta dall'esecuttiva grulpiddino: non esistono gli spazi per creare nuove scuole o nuove classi, non ci sono le risorse economiche per affrontare i costi che la sanificazione degli spazi impone.

La situazione di lockdown totale ha bloccato l'edilizia scolastica e sono ancora scarsi i cantieri che sono stati riaperti: questo fatto genera molta incertezza data la situazione in cui versano gli immobili scolastici e l'impatto che la nuova situazione imposta di distanziamento genererà in termini di gestione ed utilizzo degli spazi.

La didattica a distanza ha funzionato soltanto parzialmente e manca allo stato attuale una valutazione oggettiva di che cosa gli studenti abbiano realmente appreso in questo periodo in termini di contenuti e di metodologie; l'inadeguatezza delle infrastrutture digitali non ha facilitato le cose né agli studenti, né alle loro famiglie, né ai docenti stessi; in alcune parti del Paese la linea internet è risultata inadeguata a supportare i numerosi collegamenti e a far viaggiare materiali didattici pesanti, come ad esempio dei filmati. Alcuni studenti erano sprovvisti degli strumenti informatici necessari, altri potevano usufruirne alternativamente, dovendoli condividere con i fratelli o con gli stessi genitori. Per i più piccoli, in particolare per gli alunni della scuola primaria, la didattica a distanza non è mai partita. I canali di comunicazione utilizzati sono state le email o "Whatsapp"; talora gli alunni hanno sfruttato alcuni programmi televisivi trasmessi in determinati orari, ma nel complesso non hanno mai potuto usufruire della DAD.

L'organizzazione didattica, soprattutto nelle famiglie numerose, ha creato un carico di lavoro aggiuntivo per i genitori, in genere per la madre, che ha complicato molto l'intera vita di famiglia, sia in termini di costi, per quelle famiglie che hanno dovuto provvedere a comprare nuovi computer o nuovi tablet, con i relativi canoni di spesa, sia in termini di supporto da dover offrire ai figli e di tempo per non lasciarli troppo tempo soli davanti al pc. Un tempo particolarmente prezioso, che non tutti i genitori possono permettersi di occupare, sia quando lavorano fuori casa che quando lavorano in smart working.
In assenza di una raccolta dati esaustiva sul numero degli studenti che hanno realmente seguito le lezioni e del numero di abbandoni, in un periodo in cui la dispersione scolastica è già abbastanza alta in Italia, c'è la sensazione, corroborata dalle prime osservazioni, che molti ragazzi abbiano smesso di seguire un sistema per cui non disponevano né degli strumenti, né dell'indispensabile supporto familiare.

La DAD non si può improvvisare e richiede una pianificazione didattica ad hoc, che tenga conto anche del contesto in cui vivono gli studenti, della loro disponibilità economica, eccetera. Se protratta in un lungo periodo, potrebbe determinare forti disuguaglianze, con danno nei confronti dei soggetti più vulnerabili, sia intellettualmente che socialmente.

La missione della scuola prevede che, oltre alla trasmissione di nuove conoscenze, ci sia anche un piano educativo e sociale, personalizzato.

In che misura il Ministro Azzolina prevede di affrontare nei prossimi mesi i 4 punti chiave: la formazione dei docenti; l'aggiornamento e l'aumento degli strumenti tecnologici individuali e collettivi e le relative infrastrutture digitali; la revisione dei programmi didattici per i diversi insegnamenti e per i vari cicli di studio; il risanamento e la messa in sicurezza di tutte le scuole pubbliche?
Quali misure intende adottare l'Azzolina per consentire agli studenti di rientrare in classe in situazione di sicurezza, tenendo conto degli aspetti logistici previsti dagli attuali decreti in merito alle distanze da superare in classe, in palestra, nella mensa?

Nonostante l'attenuarsi della criticità sanitarie, e la conseguente riapertura in atto per quanto concerne tutte le attività pubbliche e private nel belpaese, le scuole rimangono chiuse e non si ha al momento nessuna certezza su tempi e modalità in cui verrà posta in essere la ripresa della normale attività scolastica nei vari plessi. Se la decisione di prorogare la chiusura delle scuole alle residue ultime settimane del corrente anno scolastico può essere giustificabile al fine di una prudenziale interpretazione degli sviluppi della situazione, a tutela dei bambini e di tutti gli studenti, appare incomprensibile l'inesistenza di date e relative previsioni per una possibile riapertura anche nell'anno scolastico che inizierà a settembre.

Ripartono attività frequentate dai bambini, come le piscine e le palestre, ma sulla scuola non si ha alcuna certezza. Non si può non evidenziare con preoccupazione come particolari disagi stiano interessando, inoltre, gli studenti diversamente abili, che hanno portato di recente all'appello di una madre al Ministro Azzolina nel quale si chiede: "Bocciate mia figlia affetta da autismo, con la didattica a distanza non è pronta per le superiori"; il caso riguardava una bambina di 15 anni, di terza media, che dovrebbe iniziare a settembre il percorso delle superiori, ma che secondo questa madre non sarebbe pronta. "Dal 5 marzo ogni rapporto e ogni relazione per mia figlia si è interrotta. Come può affrontare una scuola superiore? Le leggi non possono ignorare i singoli casi di studenti con disabilità per i quali il percorso in presenza risulta insostituibile. Per mia figlia la promozione equivarrà a una sostanziale bocciatura", ha sottolineato la donna.
 
Nel complesso si ravvisa una situazione confusa che genera un vulnus nel sistema sociale e culturale del Paese e l'assenza di chiarezza sulle linee guida, in un settore fondamentale per l'Italia che necessiterebbe di una pianificazione delle scelte, con un Governo che sta navigando maldestramente a vista e rischia l'affondamento.

Il nuovo coronavirus non può rappresentare la scusa per mascherare l'inadeguatezza nella gestione governativa della cosiddetta emergenza sanitaria; occorre pertanto affrontare la questione educativa e dare risposte certe e immediate in particolare ai genitori e agli insegnanti, su come si articolerà l'anno scolastico 2020/2021 per milioni di studenti che a settembre (si spera) torneranno in classe insieme agli insegnanti senza bavagli, divisori o guinzagli elettronici lesivi della dignità e pericolosi per la salute.