18.5.20

CONTE VUOLE PRENDERSI ANCHE I SOLDI DEGLI ITALIANI?




di Gianni Lannes

«Siamo tutti consapevoli che in Italia c'è un grande risparmio privato, e sicuramente questa è una delle ragioni di forza della nostra economia. Ci sono tanti progetti, vedremo a tempo debito» parole di Conte Giuseppe da Volturara Appula. Detto e fatto?

In Italia c'è un grande risparmio privato: il Conte bis inizia a consolidare le basi per una patrimoniale. Dopo la libertà sottratta con un colpo di Stato in Gazzetta Ufficiale avallato dall'inquilino del Quirinale, grazie a un Parlamento latitante, ora il sedicente avvocato del popolo, si accinge a mettere le mani sui risparmi degli italiani, considerati di fatto alla stregua di sudditi e cavie da spremere?

Per caso, c'è il rischio di una patrimoniale? In effetti le dichiarazioni del primo ministro pro tempore sono a dir poco ambigue e non escluderebbero l'ipotetico scenario temuto, poiché lo Stato si impegna a prendere denaro in prestito dall'Eu a tassi usurai.

L'esponente dell'esecutivo grulpiddino all'inizio di maggio aveva categoricamente escluso il ricorso alla patrimoniale. Per tentare di uscire da questo abisso provocato dagli stessi governanti (per conto terzi), i medesimi stanno innalzando il debito pubblico al 160 per cento del Pil. Il bis Conte aveva fatto sapere che il debito del nostro Paese rimane sostenibile "nel quadro di un risparmio privato molto cospicuo e di una resilienza particolarmente spiccata del nostro intero sistema economico", assicurando che la maggior parte del debito aggiuntivo che bisognerà collocare per fronteggiare la crisi "sarà coperta dal programma di acquisti della Bce".

Tuttavia le recenti parole ambigue del bis Conte hanno inevitabilmente creato un caos, provocando un sentimento di ansia e paura ai danni dei cittadini italiani. Va ricordato che il Partito democratico aveva avanzato la folle idea della Covid tax: si tratta di un contributo di solidarietà deducibile che si applicherebbe nel 2020 e nel 2021 e che comporterebbe un esborso aggiuntivo compreso tra 110 euro e 54mila euro l'anno. Il Pd aveva presentato alla Camera un emendamento intitolato “Proposta contributo di solidarietà per redditi Irpef superiori a 80.000 euro lordi annui”: il testo prevede delle aliquote variabili dal 4% oltre 80mila euro all'8% oltre il milione per un valore di 1,25 miliardi di euro e per un totale di 803.741 contribuenti (che corrispondono all'1,95% del totale contribuenti Irpef che sono circa 41,2 milioni).

Quanto al prelievo forzoso, c'è un illustre precedente: infatti nella notte fra il 9 e 10 luglio, 1992, l'allora primo ministro Giuliano Amato, mise le mani sui conti correnti degli ignari italiani. Agli innumerevoli smemorati, ai tanti scettici, ai negazionisti ad oltranza e a qualche minus habens del belpaese, raccomando la disamina del decreto legge numero 333 dell'11 luglio 1992, convertito nella legge 8 agosto 1992, numero 359, nonché lo studio approfondito del famigerato Trattato di Lisbona (introdotto in Italia in virtù della firma di Prodi e D'Alema, ed il beneplacito di sua emittenza Berlusconi). A proposito: i grullini ormai stravaccati su poltrone e cadreghini di Roma - che una volta minacciavano fuoco e fiamme contro l'iniquo sistema di potere - giacciono sempre in crasso letargo governativo? Ma chi si crede di essere Conte? Forse il casalino che tiene a cuccia gli italopitechi?