30.4.20

OMAGGIO A SEPULVEDA!

Milano: 25 ottobre 2019

di Gianni Lannes
 
Luis Sepulveda è andato via a 70 primavere. Aveva lasciato il Cile dopo la presa del potere dei militari che avevano rovesciato il governo di Salvador Allende (aveva fatto parte della guardia personale del presidente socialista ucciso nel golpe del 1973 ed aveva passato quasi tre anni nel carcere di Pinochet). Aveva poi militato attivamente in Greenpeace e nelle lotte per la tutela del mare e della terra, contro l’inquinamento e la lenta soppressione dell’ecosistema. Dopo due settimane, faccio ancora fatica a credere alla sua scomparsa.



Le sue erano anche favole, nel senso che, come spesso accade nelle fiabe, parlavano ai bambini per farsi sentire dagli adulti, con animali che ammoniscono l’uomo a capire bene cosa significhi civiltà. Il suo impatto è tutt’altro che indolore, spiegava e raccontava Sepulveda, non solo sugli animali, ma sui ghiacci, sulle acque, sull’erba, sugli abitanti della terra che hanno seguito altre strade, diverse da quelle della “civiltà”. Gli indios, ad esempio, con cui visse per un periodo, comprendendo anche i limiti del suo proprio sguardo di uomo “civile”.
Un’esistenza coraggiosa, non solo per la militanza e per la difesa degli ultimi, ma per il coraggio di mettere in discussione antiche certezze e combattere senza più pregiudizi ideologici per il bene primario della vita a contatto con la natura.
Un esempio ammirevole di coerenza estrema, dunque, di capacità di far coincidere il racconto di sé – e degli altri – con la reale, apparentemente banale, vita di tutti i giorni. Che è più eroica, ce lo hanno insegnato in tanti, di quello che si possa pensare. A patto di non lasciarsi andare allo scoraggiamento di combattere per il bene, che esiste.