2.4.20

IL VIRUSSE CARONNAS MANGIANONNI!

Illustrazione di Andrea e Francesco Lannes (8 e 11 anni)


Storia del terribilissimo virùsse
Caronnas Mangianonni”!

di Gianni Lannes

C'era una volta... il paese della bugia dove la verità è una camurria, dove il tutto è falso e il falso è tutto. Questa è la storia di tutte le storie al di fuori del mondo creato, un racconto che nessuno conosce fino in fondo, la storia del vaccinamondo.

All'inizio l'Infinito c'era da sempre, prima del Bingo Bongo che aveva dato luce a Gaia!
Tutto in lui era Armonia Perfettissimissima e Splendore Perpetuo.
Al tempo antichissimo dei Papanonni, una melodia maravigliosa risuonava in ogni landa dell'Eden e tutto risplendeva di immensa gioia.

 Illustrazione di Andrea e Francesco Lannes (8 e 11 anni)

La danza della Vida tutto perpeduava in straordinarrie e sempre nuove gigantografie primordiali, dove ogni cosa all'inizio sbocciava, sfioriva e, infine, spariva d'incando, per poi nascere sotto n'antra forma di parmiggiana oppuro dammiggiana, fiore o chissà, ancora e sembbre.

Di tanto in tando accadeva che in quello Paraviso quarche danza perdesse lo ritm en bluss, insomma s'inceppava la canzona. Manco a farlo apposta, proprio là, in quel pundo dell'Immenso, s'udivano 'ncredibili suonni, rumora 'nfernalo, baglioni scoppiettanti, insomma, filmini e saette mai visti dall'Homo Somaroni, lampeggiavano senza più maraviglia.

Fludduando dintra a chillo mininno punto a palla, di botto tutto pareva perzo e sempre più connesso alla Rete di Bill: il microsofotto era il Càoss... telecomannato dall'alto dei ncieli!
Usservato al microscobico e pure da londano assà, tutto quel trambustone umanno non faceva paura manco ai coccogrilli e pure agli armandrilli.
Lo chiammavano Libbertà, il grande Princibbio della Grannissima Umanità.


 Illustrazione di Andrea e Francesco Lannes (8 e 11 anni)

Nell'Infinito chiazzato e leopardato tutto era possibbile e 'mpossible, ma solo le cose m'belle si diffondevano al minuto e seggondo, così si perpetuavano da mane a serra, tand' è che subbido questa nuova canzona della caberna del plattone si aggiungeva al cando, mentre quelle stonate, un po' coma le piande che non vendono frutto, venivano seccate seduta stande, dimenticatte e alla finne della finne, sciuppate nell'obblìo.
A stà maniera accà, erano spundadi nuovi mondi d'ogni specie. Uno di questi, visto da lontano sembrava azzurrognolo ed insieme alla sua amicca Luna danzava nell'Infinito del leopardo.
Armonnia e Libbertà proprio in questo piccolo e una volta, ma proprio una sola volta azzurro pianeta acchiamato Gaia, infiniti
microcosmi a somiglianza spiccicata del lumino d'Immenso.

Tutti, ma proprio tutti gareggiavano nella danza della Vita: dai bambini ai pulcini, dalle mammole ai porcospini, fino ai corallini e batterini, compresi i virussini. Era tutto uno sbocciare, aprirsi al Sole dell'Universo e dell'Unicorno, generare, infine svanire per poi riapparire sotto un'altra forma. Allora, al tempo dei tempi tutto era Amore.

Tutte le creature, minerale, vegetale, animale, ognuna con la sua voce, affidavano al vento il loro canto, unendosi al coro dell'Armonia.
Tra queste ve n'era una particolare, la sua voce racchiudeva in sè tutte le voci delle altre creature. In principio, la sua bellissima voce amplificò il coro delle altre creature, ma ad un certo punto, iniziò ad andare per una strada tutta sua.

Libbertà, il grande principio, lasciò fare.
Fu così che nacquero il primma e il doppo, io, tu, noi, voi, essi e tante altre cose belle, ma pure brutte assà.

Molte lune erano passate: nel fraddempo era stato inventato il tempo, il quattrino d'oro zacchino che giocava a ramino ed un'infinità di altre cosucce stranne, ma soprattuddo, nel core ingrato di ste criature, era spundato l'Eggoismo assà.

In quel pundino tonto dell'Infinito giacomino si viddero sempre più baglioni urlanti e puro candanti, rumoroni, stridioroni da far accappottare la pedda nova, denze nubbi grigge soffocavano u jorno sì e l'antro pura, lu poviro anzurro.
Libbertà lasciò fare comò sembbra.
Quella vocia spiciali che tutti i suoni poteva fare ed ogni armonicca e meloddia candare, accanobbe nà parola terribililissimissima: "Maladdia”, e poi un'altra ancora, assai peggiore: “Mortellaccia".
Da quil mumento le cosse andarono per cunta lora.
Stì criatura de tanda culura, avevano già da tembo iniziato a dividersi a cercavano di avere tutto per sè. Nel frattempo erano nati anche il sopra ed il sotto, la destra e la sinistra, pure il centro. Quelli che abitavano di sopra, forti delle loro scoperte, da tempi remoti avevano iniziato a depredare tutto il resto del mondo. Tutto veniva trasportato lassù, tutto serviva per dimenticare la terribile parola che non lasciava scampo a niuna.
L'accanuscenza di lumunnu è niccaredda. Arreta all'apparenza c’è na virità che sfuie alla rete di li sensa. Mò la scinza. Nun sa arrispunnere a tri domanne: quanne è natu l'universu criatu; lu passaiu da la matiria nnannimata a la maderia nimata, accioé, la nascida di la vida ndà lu cosmu; nfinno, lu passaiu dall'annimale alla mbestia umanna, accioé la cuscienza.

Nell'anno 2020 un virùsse senza corona ma con la spata fu messo a bella apposta in circulaziona, da Gates lu patrone ca lu munne vò a forzza magnà nda nu sola boccona, grazia alla soldona. Con acqua di colonnia piovigginata, la Libbertà fu scangellata, senza sitazione, doppo lu proclamma de lu boriona, pura sumarone, nbocciato e rinbucciata a tanda nuniversidà. Non era mai accaduto prima, ma nisciua si sdegnava o prutestava a vvremend' se tutto era pruibit all'improvvisa e senza accuna preavvisa. Accuscì nda lu paisi ndiù bella du munna, arruò la PPrimavera, ma non trovò animma vivva, nippure le voci giuiusa de li guagnuna e fanciulluna, calpestade fin da piccina tramite caporiuna e stituziona sembra più latruna de lu temp, vinnuto a quizzuna. In giro di rado s'avvedeva quarche numanoida, tutti erano bardati pannara sulla luna, però nonnera Carnuala, anche se li politicanta fincevano assai mala, e poi se la facevano nda li cauzuna. Lu guvuern triccolora con tanda di decreta e bugiardina appiccicati pura sui comignoli e camini, aveva vietato lu sule a tutti li cittatini, nparticulara a li quatrà, con ferocia nnusitata sempre più telecomannata dall'estero piombata. Ndà nu lampa tuccò alla scola ssere proibida, pi iessere sostiduita danu gelito clicchetto di lu granne fratella multinazionalo, ca tutto cuntrolla e scheta alivella muntiala, da li temba dell'Ibma nda affara di sterminia cun Adolfa lu criminala. Anche li mininna, furono subbita ammaestrada da li bislaccuni masterizzata, ciuccioni digitaloni e pure scansafaticoni e si scomotarono anche gli nalfabetoni targati con laurea sbocconi, carovanati da li presidiuna, all'uso da casa del telefonina e puro dello smartfonina, noncché de lo tabbleddino esclusa però lu zambona ma compreso lu cotechina, per svolgere cchiù d'un compitina, pena lu castivo real divino. 

Lu silenzia di la virità era cossì assurdanda ca lu contaggiu de la ntifferensa, attuccò a matri, patri, parende e pura affina, tanda rincuglinita da simprare rubottina. E proprio mininna e quatrà non s'ammalarana propia a causa de li germina, ma per la solitutina magnata a grossa boccona e spizzichina che fa diventare tutta acchiù più credina. Soltando li folla, li stolta e li ignurantona titolate, pure certificata e revisionata, cummanvana li sottomessa e li derecerebrata, tando da ppicciare e mmurtare e li belati di tutte quedde in un sol boccona sterilizzati. Problema, riaziona e soluziona: attendi a la fricatura da mu milion cu lu siringone di Billona lu dementona. Nel paese della bucia, la verità è na maladdia mposta da chicchessia a lupopolo più pecorone ca ci ssia. Po', la storria antò in onta in taliano.

 Foto di Francesco Lannes (11 anni)

Luna iniziò a notare che Gaia non sapeva più danzare e spesso le pestava i piedi. Tutto quello che Armonia aveva donato affinché tutti ne potessero essere partecipi, le mirabolanti formichine dalla voce melodiosa e dai molteplici colori avevano concentrato in un solo luogo provando tutti gli altri simili di che vivere con dignità nel rispetto di madre Gaia.

Quelli di sopra non lasciavano perdere occasione per far notare a quelli che sopravvivevano di sotto quanto erano bravi, quanto se la spassassero, e fu così che gli sventurati di sotto decisero di voler andar anche loro nel mondo di sopra.
Fu allora che da lontano, nell'Infinito leopardiano saltarono fuori dalla poesia er dalla letteratura cose mai viste o intraviste, addiritura a memoria di dinosauro.
Gaia, l'ex pianeta azzurro, ormai globo grigio, andava a ramengo contro la povera Luna che cercava di rimediare alla bisogna.
Libbertà, il grande principio lasciò fare ancora, ma sacrificò il fratello Democrazia.


Foto di Francesco Lannes (11 anni)
 

Un giorno un oscuro presagio filò per i quattro venti da un capo all'altro del globo terrestre. Un terribile, anzi terribilissimo mostro a corona, detto “Caronnas Mangiannoni” si aggirava per le contrade solcando le strade e straziando chi capitava capitava, sotto le sue grinfie letali. Niente e nessuno poteva arrestarlo. Nemmeno i grandi cerimonieri, in camice bianco di sua altezza la grande Verità che si facevano appellare scienziati, sapeva cosa fare.


 Foto di Francesco Lannes (11 anni)

Alcuni raccontavano che il terribile mostro era nato dagli incubi del folle e danaroso Bill, nonché  di sua immensità Ray che non riuscivano più sopportare l'angoscia della mortaccia loro.
Il terribilissimo “Caronnas Mangianonni” usciva anche dai rubinetti e perfino dai mobiletti; a volte si nascondeva negli organetti e non disdegnava i quadretti a soffietti. In circolazione Caronnas non si vedeva, ma si era saputo che il suo piatto preferito erano i nonni a colazione, possibilmente malconci e ridotti alla desolazione. Più di tutto e di tutti, il temibilissimissimo virusse Caronnas aveva una paura matta dei bambini, tanto da farsela nei pannolini accattati dalla ditta Traffichini.


 Foto di Francesco Lannes (11 anni)



A un bel momento, tutti si tapparono in casa per ordine di sua Eccellenza il Podestà Pippino Contino: chi aveva un rifugio sotterraneo vi si nascose con mangiatorie per almeno un anno e passa. Niente da fare, il terribilissimissimo Caronnas non dava tregua ad anima viva, senza riguardi al conto in banca. Così, da quando erano stati scoperti i numeri al lotto, per la prima volta erano stati consumati per contare i poveretti che il mostro aveva divorato senza alcuna pietà e senza contorno di baccalà. I numeri correvano all'impazzata, per volere dell'autorità, tutti li davano e c'era perfino chi li giocava alla lotteria, chi alla borsa, chi al casinò e chi li raccomandava a Santa Maria.
I nonni sequestrarono i bambini e se li tenevano stretti stretti, sperando che il terribilissimo Caronnas sempre con l'acquolina, sentendo odore di bambino buonino, non si accorgesse della loro appetitosa presenza un tanto al chilo, tutto compreso nel panierino.


 Foto di Francesco Lannes (11 anni)

I bambini piangevano notte e giorno, perché reclamavano il Sole della libertà, volevano tornare a vivere all'aria aperta, ma niente da fare, i nonni quelli vicini e quelli potenti che le nazioni comandano a stracafotto del prossimo, non ne volevano proprio sapere dei semi della vita, neanche di sghiribizzo. Così sua Eccellenza il Podestà Contino detto anche il telecomandatino, aveva sfornato l'ordinino anche per il bambino di ogni vicino e lontano, compreso il neonatino di ogni paesino! “Tutti serrati in casa a doppia e tripla mandata. E guai a chi osa andare a giocare a pallone o alle biglie per strada. Chi non osserva questo ordine qua, un gran bel multone si beccherà e senza alcuna pietà! E se i pargoli insistono a reclamare la libertà, per loro pure il carcere ci sarà. Mininni e quatrà: l'ossigeno puro ve lo potete scordà. Attaccatevi al videogioco senza parlà", esclamò alla fine Pippino l'avvocatino tanto Contino, in attesa di essere ormai imbalsamato, quando sarebbe sbarcata infine la Verità.

State per sempre tutti reclusi a casa”: gracchiavano gli altoparlanti ambulanti a sirene spiegate e spiegazzate, percorrendo vie, città e borghi dimenticati. Lo dicevano pure i manifesti giganti, lo ripetevano minacciosi gli sbirri tuonanti. E strani insetti alati rincorrevano e spaventavano chiunque osasse anche solo uscire per prendere una sacrosanta boccata d'aria, alla luce del sole. Tuttavia, Sua Eccellenza lu Podestà Pippino Contino arrivò a proibire per decreto di carta straccia con i timbri tutti azzimati, anche l'arrivo della dolcissima Primavera. Incredibile assai!

Passarono giorni, settimane, mesi, tutto il mondo delle strane formichine si era fermato, ma il terribilissimo Caronnas non dava tregua. Ogni giorno se ne inventava una, per eseguire il compito assegnato dagli aspiranti padroni del globo sotto mentite spoglie. Ogni potentino tirava l'acqua al suo mulino e mentre tutto questo andava in onda a reti unificate della televisione in mondovisione, accade quello che nessun generalone o politicantone o industrialone o mafiosone parruccato aveva mai potuto, non dico immaginare, ma nemmeno sognare vagamente e lontanamente.

Il denso fumo grigio era svanito, la luce dell'Infinito penetrava fin nel profondo, la luce era tornata a splendere in mille arcobaleni che abbracciavano Gaia, l'Armonia risuonava e la Terra, così si chiamava quel piccolo mondo, emise un grande starnuto liberatorio.

Due bambini davvero piccolini privati della scuola e prigionieri in una scatola chiamata casa, avevano trovato il sistema indolore, facile facile  e gratis per allontanare su Marte il terribilissimo virùsse “Caronnas Mangianonni”. I due pargoli avevano dipinto su una parete tutte le lettere dell'alfabeto. E come per magia ed incanto, andarono a comporre la parola meravigliosa e vittoriosa: Libertà.

Caronnas Mangiannoni” alla vista di quell'espressione potentissima e indistruttibilissimissima, schizzò in un amen su Marte, ma da lì fu cacciato pure dai marziani. Oggi nessuno sa più che fine abbia fatto il famigerato Caronnas e il suo padrone Bill, detto da allora "il dementone da un bilione di dollari".

Alla notizia della buona novella, in meno di un lampo gli esseri umani di Madre Terra, finalmente vissero in fratellanza, cancellando per davvero l'ingiustizia e la povertà. Così anche la paura inventata ed iniettata nella gente, dai fantocci di turno al potere, si squagliò per sempre. Tutte le armi furono smontate pezzo per pezzo e sotterrate per sempre. Il denaro delle banche fu arrostito in una grande falò di carta straccia e carta igienica arrotolata con mille veli effimeri.

I pesci tornarono a vivere nei mari, gli uccelli a popolare il cielo, le acque a scorrere e la vita a rifiorire rigogliosa come non mai.

I bambini tornarono a giocare felici nei prati, i nonni, giunti al termine della loro vita, serenamente a trapassare, dopo un'affettuosa carezza d'amore a figli e nipotini.
Fu così deciso di comune accordo e volontà, che ogni anno per quaranta giorni sarebbe stata festa per tutto il mondo.

Non più chiusi in casa, né a correre con strane macchine per la Terra, ma fuori a gioire della vita ritrovata in comunione di fratellanza con gli altri esseri viventi.
Gaia potè così tirare finalmente un sospiro di sollievo e nuova vita rigenerare con Armonia.