3.12.19

ATTENTI A CONTE!




di Gianni Lannes

Un illusionista telecomandato?  Conte mente spudoratamente? Non solo vanterie e palesi incongruenze del suo curriculum gonfiato ad arte che squalificherebbero in partenza chiunque, ma anche millanterie e conflitti di interesse, rilevati almeno da ben cinque atti parlamentari, a cui l'attuale primo ministro pro tempore, tale Giuseppe Conte non risponde da più di un anno. Si tratta dell'interrogazione orale 3/00265 risalente al 9 ottobre 2018 presentata da ben 35 senatori del partito democratico (ora silenti), tra cui l'attuale ministro Teresa Bellanova, nonché delle interrogazioni a risposta scritta 4/01345 (10/10/2018), 4/01981 (15/01/2019), 4/02227 (8/10/2019), ed infine dell'interrogazione orale 3/00565 (28/01/2019). Quale trasparenza? Quale verità? Quale onestà politica? In democrazia contano le domande a chi detiene il potere pubblico, ma soprattutto valgono significativamente le omesse risposte di chi bivacca sulla poltrona di Palazzo Chigi.

Secondo quanto si legge sul portale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR), nel 2002, l'autonominatosi “avvocato del popolo”, Giuseppe Conte, attuale Presidente del Consiglio dei ministri, ha conseguito l'idoneità a professore ordinario di Diritto privato in un concorso a cattedra bandito dalla facoltà di Giurisprudenza dell'università di Campania "L. Vanvitelli", la cui commissione giudicatrice vedeva al suo interno il professor Guido Alpa; nel corso dello stesso anno, il professor Conte "ha aperto con il prof. avv. Guido Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, al diritto societario e fallimentare", secondo quanto si legge testualmente nel curriculum vitae inviato alla Camera dei deputati nel 2003, per la candidatura alle elezioni a componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa; sul sito del Garante per la protezione dei dati personali sono riportati i nomi di entrambi i professori per incarichi di patrocinio in ben dieci differenti processi a partire del 2002, con inizio sempre nello stesso giorno, ma non sempre liquidati contestualmente.

In relazione all'inchiesta pubblicata in data 6 e 7 ottobre 2018 dal quotidiano "la Repubblica", in cui si apprende che il Presidente del Consiglio dei ministri sarebbe stato promosso dal maestro e socio di studio professor Alpa, con il quale lavorava e aveva rapporti d'affari, e che lo stesso, pochi mesi dopo, fu il suo commissario esaminatore, il professor Conte ha risposto con una lunga lettera al direttore della testata, replicando innanzitutto che "sul piano accademico" il suo maestro sia stato il professor Giovanni Battista Ferri e che avrebbe conosciuto il professor Alpa "diversi anni dopo", quando ormai era già ricercatore all'università di Firenze; in merito alla loro presunta associazione nello stesso studio legale, il Presidente del Consiglio dei ministri scrive: "A differenza di quanto riportato, io e il prof. Alpa non abbiamo mai avuto uno studio professionale associato né mai abbiamo costituito un'associazione tra professionisti. Sarebbe bastato ai suoi giornalisti chiedere in giro, senza profondersi in sofisticate investigazioni, per scoprire che Alpa, all'epoca dei fatti, aveva sì uno studio associato, ma a Genova, con altri professionisti. Mentre a Roma siamo stati "coinquilini" utilizzando una segreteria comune, che serviva anche altri studi professionali, tutti collocati nello stesso stabile, come spesso avviene nel mondo professionale, dove è frequente che diversi professionisti si ritrovino a condividere un medesimo indirizzo professionale, anche solo per economia organizzativa, mantenendo tuttavia distinte le rispettive attività professionali. Peraltro, a conferma della distinzione delle attività professionali vi è il fatto che io ho stipulato un contratto di locazione per l'appartamento sito al piano superiore e Alpa per l'appartamento sito al piano inferiore, entrambi a Roma, in piazza Benedetto Cairoli 6".

Riguardo, invece, all'accusa di aver avuto rapporti in affari nell'incarico del 2002 per il patrocinio del Garante della privacy contro la Rai, già 60 giorni prima dello svolgimento del concorso, il professor Conte replica: "Verissimo. (...) Quale sarebbe la ragione di questa incompatibilità visto che sia io che Alpa abbiamo svolto la nostra attività quali professionisti autonomi e fatturato al nostro cliente ciascuno per proprio conto?"; sempre il merito all'incarico del 2002, in un servizio televisivo andato in onda il 10 ottobre 2018, il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato alle telecamere di aver fatturato separatamente dal professor Alpa; il Presidente del Consiglio dei ministri, nell'escludere che il professor avvocato Alpa fosse in una condizione di incompatibilità con il candidato Conte, ha dunque più volte sostenuto pubblicamente la sua totale autonomia e l'inesistenza di alcun rapporto di interdipendenza economica con il professor avvocato Alpa. Singolare coincidenza: Guido Alpa ha avuto ruoli di rilievo in Banca Carige. Dal 2009 al 2013 è stato consigliere nel Cda, mentre dal dicembre 2013 al febbraio 2014 è stato socio della Fondazione Carige e azionista di riferimento della banca. Da aprile 2013 a dicembre 2013 è stato presidente di Carige assicurazioni e Carige Vita nuova. Inoltre, è stato a lungo consulente e legale di Raffaele Mincione, socio di minoranza della banca. Il passaggio curricolare cruciale era questo:
«Dal 2002 ha aperto con il professor Guido Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, commerciale e lavoro»

Attualmente il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte può escludere che esistano progetti di parcella firmati da entrambi e su carta cointestata riferiti ai patrocini prestati al Garante per la protezione dei dati personali? In caso contrario, è opportuno che un primo ministro, nell'escludere un conflitto, ricostruisca i fatti omettendo di esplicitare elementi decisivi?

Il Presidente del Consiglio dei ministri non ritiene incompatibile con il rilievo pubblico, interno ed internazionale, legato alla sua funzione l'aver partecipato e vinto un concorso per professore universitario, sul cui svolgimento grava ancor oggi il sospetto di essere stato viziato da una grave incompatibilità di un componente della commissione giudicatrice?

Il supposto curriculum “taroccato” non è la sola macchia a offuscare l’ascesa a Palazzo Chigi del professor Conte. Infatti, è finito sotto i riflettori per il ruolo da lui giocato al tempo del “metodo Stamina”, il protocollo di cure per malattie neurodegenerative proposto da Davide Vannoni e rivelatosi poi una tragica bufala. Conte all’epoca era l’avvocato della famiglia di Sofia, la bambina affetta da una malattia degenerativa terminale e diventata suo malgrado simbolo della battaglia per far entrare il metodo ideato da Vannoni negli ospedali pubblici. Era stato Conte, in qualità di legale, a riuscire a imporre che gli Spedali civili di Brescia proseguissero le cure su Sofia, dopo che il “metodo Stamina” era stato vietato dall’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco) perché ritenuto non solo inutile, ma potenzialmente dannoso. Conte era così convinto della causa che diede una mano a fondare la onlus Voa Voa in ricordo della piccola Sofia, con l’obiettivo di promuovere, nonostante il parere della scienza, il “metodo Stamina”. Come è andata a finire per Vannoni e per le campagne pro Stamina condotte con azzardo e incoscienza anche da politicanti. Aver sostenuto le ragioni di Stamina, anche solo per tre secondi, è più grave di un curriculum gonfiato.

Non dico Di Maio, su cui va steso un classico velo pietoso alla prova dello sgangherato operato, ma Conte è all'altezza di governare l'Italia, oppure è un pupazzo eterodiretto per il belpaese? Ne dubito a ragion veduta, a rigor di logica, a riscontro di fatti ineludibili non di opinioni e di riscontri governativi a dir poco fallimentari, perciò non gli affiderei neppure un condominio.















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