29.1.19

C’ERA UNA VOLTA…


di Luisa Piarulli*

In questa fase storica la deriva è generale, deriva umana e deriva politica. Si può ancora definire "politica" quella di oggi? Vedo voglia di protagonismo esasperatamente narcisistico, da ogni parte. Perciò il vero obiettivo, secondo me, è coinvolgere, sensibilizzare,  educare, in primis i giovani che si lasciano scivolare le cose, quasi indifferenti, privi del desiderio di conoscere in modo autentico. In questa nostra società massmediale nella quale già nei primi anni di vita si tende a regalare a un bambino un bel tablet, con bellissime e molteplici immagini e colori che scorrono alla velocità della luce. Cosicché non c'è attività di riflessione, di attenzione, di pensiero. Oggi va riscoperta una pedagogia narrativa.

Ricordo che quando insegnavo alle primarie ogni occasione era buona per costruire un libro, ogni bambino costruiva il proprio, personalissimo libro. Dimensioni, colori, materiali erano completamente a scelta del bambino. Si organizzavano mostre e si allestiva la bibliotechina di classe. Non solo, anche i quaderni che utilizzavano ogni giorno diventavano libri alla fine dell'anno, con tanto di copertina, a testimonianza di un percorso apprenditivo del tutto personale. Credo che quegli alunni abbiano conservato tutto ciò, anzi, lo so per certo grazie ad alcuni bambini di allora che ancora mi scrivono, oggi adulti.

Qual era la finalità? Dare valore al proprio racconto, al proprio pensiero, costruire il sé narrativo, realizzare un pezzo della propria biografia (anche la storia scolastica è parte integrante della nostra biografia di vita). Quei quaderni contenevano storie, pensieri, racconti, filastrocche e fiabe inventate, fotografie e disegni. Oggi, ne sono certa, rappresentano parte di una memoria personale ed esistenziale per ciascuno di loro.

Bisogna che noi adulti riprendiamo a raccontare, attraverso la voce, anche la nostra storia! È un'attività formativa meravigliosa per un bambino e, perché no, anche per un adolescente.

E poi bisogna leggere i libri ai bambini sfogliando insieme le pagine, toccando, sfiorando la carta. Il bambino che con gli occhi sgranati e sulla pelle le emozioni, chiede: " E poi? come finisce?", ci fa un grande dono e noi a lui. Ma occorre che l'adulto sappia e possa e voglia ritrovare il tempo della narrazione, del "c'era una volta".

Ancora una cosa. Ricordiamo la storia del Piccolo principe. L'adulto scoraggia la creatività e poi l'immaginazione di un bambino quando non sa guardare e vedere oltre una forma omologata. Ritornare a guardare con gli occhi di quel bambino che è in noi, sarebbe poi un dono per l'umanità intera. Potrebbe chiamarsi "Arte del vivere".

*pedagogista indipendente