20.9.18

PAROLE...

 Strasburgo - foto di Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

di Gianni Lannes

Ieri, oggi, forse domani. Come la rugiada che svanisce quando appare il sole, ma risplende d’energia vitale lasciando il segno. Le parole scritte o parlate, quelle di coloro che proprio alla parola hanno affidato il senso e il destino della propria vita. Così le parole del meraviglioso italiano irrorate dai dialetti che descrivono la malinconia del mondo contadino, pastorale, artigianale, marinaro.

Sono le parole che esseri umani piccoli e grandi hanno lasciato impresse come orme sulla neve: eredità destinata a tramandarsi nella memoria di chi le ha raccolte per passarle ad altri. Sono le parole che non sono mai cambiate e mai muteranno, grazie alle quali ci sosteniamo per sopportare i momenti difficili in attesa che passino.
Le parole sono istantanee di vita a colori vividi o in bianco e nero, trame pervase dall’ironia, sublimi forme di intelligenza dialettica, espressione della capacità di dare forma a un mondo più lento e più leggero che non esiste più, ma di cui si avverte la nostalgia. 

Per dirla con Calvino, con quella leggerezza che non è superficialità, bensì un planare sulle cose dall’alto. Come esercitare la memoria, se non ricordare, scrivere, far rivivere chi o cosa non c’è più, ma che assume cittadinanza sulla pagina. Insomma, tenerezza e disincanto che non è mai naufragio della speranza, ma la grazia di intravedere la bellezza e proteggerla.

La narrazione all’origine, è un dono femminile, per cui narrare è anche la forma specifica del magistero femminile. Per millenni le donne, tramite la voce, hanno elaborato una sotterranea filosofia femminile che si tramandava oralmente con la forza viva delle narrazioni, soddisfacendo il primo bisogno umano: quello di conservare e raccogliere non solo piante o cibi, ma storie e parole. Le donne hanno educato trasmettendo valori, moltiplicando la realtà con la possibilità di una vita auto creata dall’immaginazione. Oggi, nella società della solitudine globale dove la comunicazione è fittizia se non artificiale, ovvero un’illusione colorata, l’arte del narrare è tramontata, soppiantata dalla disinformazione. La modernità ha però bisogno di creatività per progredire.

1 commento:

  1. Caro Gianni,
    ti ho ascoltato a Torino durante la manifestazione per la libertà di scelta, l'anno scorso. Ogni tanto pubblico qualche tuo post sul mio blog, con l'intento di fare rete e di creare unità di intenti e di sentimenti. Ecco qui l'ultimo post sulla manifestazione di Bologna del 23 settembre appena passato. Se vuoi puoi indicare il mio sito tra quelli amici (sempre che esista questa possibilità). Un abbraccio di cuore.
    Luca Peirano
    http://incantodiluce.blogspot.com/2018/09/bologna-23-settembre-2018-una-grande.html

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