BIOGRAFIA

11.7.18

5 STELLE E CACCIABOMBARDIERI NUCLEARI PER L’ITALIA



foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

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di Gianni Lannes

A dir poco un pericoloso bidone volante dal costo previsto per l’Italia nel 2008 di ben 18,2 miliardi di dollari: proprio il Belpaese ha già dilapidato (almeno fino al 2016) ben 3,5 miliardi di euro (denaro degli ignari contribuenti) per imposizione di Washington. Non serve alla difesa dello spazio aereo ma per fare la guerra oltre i propri confini territoriali. Per giunta rende l'Italia un obiettivo strategico da colpire. Ogni velivolo avrà in dotazione, da Washington, due bombe atomiche modello b 61 versione 12 (custodite ad Aviano e Ghedi). Gli eterodiretti governi tricolore hanno decretato l’acquisto prima nel 1998 di 131 esemplari, poi calati a 90. L’attuale governo Lega-5 stelle, nonostante i proclami, non ne ha annullato l’acquisizione. Una macchina di morte comprata dall'Italia per fare la guerra sottraendo denaro pubblico alla sanità, all'istruzione, alla cultura e all'assistenza sociale. 

Nonostante tutto la Corte dei Conti ha deliberato di «approvare la relazione speciale sulla “Partecipazione italiana al Programma Joint Strike Fighter F35 Lightning II»:

«Accrescere l’efficacia operativa  del  sistema d'arma anche  in ambienti complessi  e a consentirne l’utilizzo  in assoluta autonomia per le  missioni  di proiezione in teatri lontani,  di  difesa  aerea,  di attacco al suolo  o in mare  e  per il  supporto  tattico  alle operazioni di terra. L'aereo  nasce  dal l’esigenza del  Pentagono  americano di  disporre  di un  velivolo d'attacco comune alle flotte dell'Air Force, del Corpo dei Marines  e della Marina. In termini di volumi, il mercato di riferimento è di oltre 3.000 unità, delle quali 2.450 circa per gli Stati Uniti e 600 circa per  i Partner impegnati fin  dalla fase di sviluppo. Il costo di  acquisizione (sviluppo,  velivoli  ed  equipaggiamenti,  infrastrutture)  è  ormai  quantificato intorno ai 400 miliardi di dollari, cui vanno aggiunti i costi della manutenzione e del supporto  logistico, per un importo complessivo di circa 1.500 miliardi di dollari (…) I  quattro  obiettivi  della  partecipazione    italiana    (strategico,    industriale, occupazionale, tecnologico). L’Italia ha previsto di acquisire  due versioni del velivolo F-35: quella convenzionale, che sarà impiegata dall’Aeronautica Militare; quella a decollo corto e atterraggio verticale, che sarà impiegata dall’Aeronautica  militare  e dalla  Marina  Militare, per aumentare la flessibilità di schieramento anche fuori area dello strumento militare, “land-based” su base austera/pista corta o “sea-based” a bordo della portaerei Cavour. (…) Secondo l’amministrazione  della Difesa, le esigenze operative  delle  forze  armate non  potrebbero essere efficacemente perseguite con il solo velivolo EF-2000, già in dotazione all’Aeronautica Militare italiana in numero di 85 velivoli (dei 96 previsti), poiché tale apparato nasce come  velivolo da superiorità aerea, con limitate possibilità di utilizzo nei ruoli di attacco al suolo e di ricognizione, anche in ambienti non permissivi. La capacità  aria-suolo e  la  capacità  informativa esprimibili dal  velivolo  F-35, specialmente nell’ambito della guerra elettronica, hanno indotto non solo l’Italia, ma anche il Regno Unito, a scegliere di dotarsi di una flotta mista in cui F-35 e EF-2000 svolgano un ruolo non sovrapponibile, ma complementare (…) Qualora  vengano  riscontrati errori   o carenze di   progettazione, si   rende indispensabile  modificare  i  velivoli  già  consegnati (231 velivoli a  marzo  2017)con  il cosiddetto “retrofit”, che comporta ulteriori costi a carico di ciascuno dei Partner, al momento attuale ancora non quantificati. Quanto   agli   obiettivi   strategici,   la   Corte   non   entra   nel   merito   della   scelta dell’acquisizione, che ha natura politica, ed è quindi sottratta alle valutazioni dell’organo di controllo. Neppure  ritiene possibile  accertare,  ora  per  allora, se l’ingresso  nel  programma  come Partner di 2° livello fosse opportuno, all’epoca in cui la decisione fu presa. L’opzione di ridimensionare la  partecipazione nazionale al  programma,  pur  non soggetta di per sé a penali contrattuali (…) Per  quanto  riguarda,  infine,  i profili  di  sovranità  nazionale, se il processo di determinazione  dei  requisiti risulta condiviso  con  i  Partner attraverso  numerosi  livelli decisionali, va mantenuta alta l’attenzione su taluni aspetti che sono suscettibili di mettere in gioco  la  sovranità  operativa  sul  velivolo.  Essi  riguardano in  particolare le misure  di protezione  poste  alle  chiavi  di accesso ai  codici del software ALIS  per  la  gestione computerizzata  del  sistema  d’arma e la  generazione  autonoma  dei  file  di  minaccia. In proposito, occorre dare piena attuazione alle cautele che sono state previste per assicurare il pieno   soddisfacimento   del requisito   di   sovranità relativo   alla   non   divulgazione   di informazioni sensibili di interesse nazionale».

Quale governo del cambiamento? Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha dichiarato: «Non compreremo altri F 35», ma per “altri F 35” si intendono quelli eventuali oltre i ’90 già acquistati. Quindi non cambia proprio nulla rispetto al passato e la decisione viene giustificata col fatto che «rottamare l’ordine potrebbe costarci di più che mantenerlo».E' sufficiente leggere con un minimo d'attenzione la deliberazione numero 15/2017 della Corte dei Conti per smentire il ministro Trenta in quota pentastellata.

Per giustificare questo voltafaccia rispetto a quanto detto da anni e cassato proprio all’ultimo momento dal programma ufficiale dei Cinque stelle, si inventano penali contrattuali inesistenti.

Comunque è sufficiente tornare indietro di 11 mesi per leggere sul blog delle stelle questo intervento di Alessandro Di Battista:  «La Corte dei Conti ha certificato quel che il Movimento 5 Stelle dice da 4 anni. Ovvero che il programma F35  è un programma fallimentare. Io ne parlai in aula alla Camera nel 2013. In pratica i posti di lavoro creati da questo programma sono pochissimi e i costi sono raddoppiati. Chi ci ha fatto entrare in questo programma dovrebbe essere preso a calci in culo. È sempre la stessa storia. Ci fanno entrare in progetti fallimentari (Tav, Tap, guerra in Afghanistan, programma F35), poi ci dicono che si sono sbagliati ma è tardi per uscire perché i costi sarebbero esagerati».

Le analisi degli esperti come dell’US Air Force parlano chiaro: l’F35, una volta risolti i problemi che finora hanno costretto a smantellare i primi 200 esemplari prodotti per il costo proibitivo degli aggiornamenti, potrà avere un ruolo positivo purché sia scortato e agisca in concerto con i molto più efficaci caccia della generazione precedente; da solo è soltanto una preda. Forse è proprio per tale ragione che le commesse USA si sono dimezzate. Insomma, l’Italia acquista tanti F 35, senza avere il resto ovvero altri sistemi d’arma, ma soprattutto calpesta l'articolo 11 della Costituzione repubblicana.


Riferimenti:

Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna 2014.







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