12.4.18

LE PAROLE DEL FUTURO




Intelligenza collettiva? Piuttosto l'assuefazione al peggio. Docili consumatori: da esseri umani a codici a barre. Nell’era della connessione prevale l’incomunicabilità umana. Il virtuale sta liquidando il reale? Il mondo conosciuto continua a produrre una quantità di dati sempre maggiore. Nomi, messaggi, foto, gusti, percorsi, parametri vitali che immessi più o meno consapevolmente in rete vanno ad ampliare a dismisura quell’universo parallelo costituito dai cosiddetti Big Data. Quello che viene definito il “progresso tecnologico” non è altro che regresso etico?

Chi voglio essere? La nostra identità è in continua costruzione. Nell’epoca del culto di sé, chi aspiriamo a diventare? Che rapporto c’è oggi tra l’essere se stessi, il conoscere se stessi e il diventare se stessi?

Perché mi serve un nemico? I confini ci proteggono oppure ci impediscono di incontrarci e cooperare? Come e perché li tracciamo? Abbiamo bisogno di costruirci un nemico per poter sperare di non averne?

A chi appartiene il mondo? Tra dieci anni la Terra potrebbe essere meno accogliente di oggi. La forbice tra ricchi e poveri si allarga. Il lavoro si trasforma e si riduce. Milioni di persone sono costrette a lasciare la propria casa. Di chi è il mondo? Chi deve prendersene cura?

Dove mi portano spiritualità e scienza? Scienza e religione hanno dato forma alla nostra storia e al nostro pensiero. Ma sono state usate anche come strumenti di oppressione. C’è oggi una promessa di cambiamento e di futuro nella spiritualità delle religioni, nel rigore nelle scienze? O altrove?

Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione? La creazione artistica può bastare a se stessa? O deve porsi l’obiettivo di cambiare le cose? Libertà o rivoluzione: cos’è l’arte, e che cosa deve e può dare a tutti noi?