BIOGRAFIA

21.12.17

STRAGE DI USTICA: UN ALTRO DEPISTAGGIO UNITED STATES OF AMERICA

Israeli Air Force



di Gianni Lannes


Da tempo non guardo più la tivvù, così la notizia mi è giunta in differita. Il commento è d'obbligo, poiché ho realizzato un'inchiesta inedita dedicando anni alla ricerca della verità non addomesticata. Ecco una novità di seconda mano, ovvero una cosiddetta fake news appena sfornata dal sistema di disinformazione televisivo tricolore. Mandano in scena un marinaio alleato che per incanto riacquista improvvisamente la memoria. Insomma, roba da farsa. «La sera di Ustica, ero in servizio. Abbattemmo noi i due Mig libici». Ecco la testimonianza telecomandata dopo 37 anni di un marinaio nordamericano a La7, nel programma Atlantide di Andrea Purgatori. A parlare a scoppio ritardato è un certo Brian Sandlin (il 27 giugno 1980 era imbarcato sulla portaerei Saratoga) che come il depistatore professionista Cossiga nel 2007, ora ha riacquistato miracolosamente i ricordi. Toc, toc: il velivolo Kfir e l'aerovia Delta Whiskey 12 vi dicono niente?

Non se ne era accorto prima. Ma cosa racconta il nuovo oracolo d’oltre Atlantico? Il sailor man a stelle e strisce sostiene che quella sera dalla plancia della nave che stazionava a poche miglia dal Golfo di Napoli, assistette al rientro da una missione speciale di due Phantom disarmati. Aerei che sarebbero serviti ad abbattere altrettanti Mig libici in volo proprio lungo la traiettoria aerea del Dc9 Itavia. «Quella sera – rivela l’ex marinaio – ci hanno detto che avevamo abbattuto due Mig libici. Era quella la ragione per cui siamo salpati: mettere alla prova la Libia. Eravamo coinvolti in un’operazione Nato e affiancati da una portaerei britannica e una francese». Un’affermazione che attesterebbe uno scenario di guerra sui cieli italiani, ipotizzato dalla sentenza-ordinanza del giudice istruttore Rosario Priore nel 1999, e dunque farebbe riemergere per la strage di Ustica l’ipotesi  del volo colpito per errore.
Apparentemente più credibile la ricostruzione di alcuni giornalisti francesi. Il missile partì da un aereo transalpino decollato dalla portaerei Foche, la quale perciò si trovava nelle acque del Tirreno, e non nel porto di Tolone, come per anni falsamente sostenuto dalle autorità parigine. Nel reportage di Canal Plus veniva illustrata anche un’altra pista (ritenuta però molto meno attendibile della prima): ossia che l’aereo killer sarebbe partito da una base di terra, acquartierata in Corsica, a Solenzara. Ma esistono due precedenti da non poco per quella prima ricostruzione. Proprio nel 2007, l’ex inquilino del Quirinale Francesco Cossiga aveva dichiarato: «sono stati i francesi, loro sì che sanno conservare i segreti a tutti i costi. L’aereo col missile era decollato dalla portaerei Clemanceau». Il primo, comunque, a indicare quello scenario di guerra fu Franco Piro, addirittura nel 1991, quando era un parlamentare del Psi. Intervistato dalla allora Voce della Campania sul giallo di Ustica, pronunciò le stesse parole di Cossiga, anche se con oltre 15 anni di anticipo.

Parlò della firma francese alla strage e fece il nome della Clemanceau. Dopo l’esternazione di Cossiga, alla procura di Roma si è riaperta l’inchiesta, che però in questi dieci anni non ha prodotto grandi risultati, a conferma che siamo tornati allo storico “porto delle nebbie”, come ampiamente testimoniano i casi di Ilaria Alpi e di Emanuela Orlandi. A condurre le indagini per il giallo di Ustica sono i pm Erminio Amelio e Maria Monteleone.

Peraltro la direttiva varata da Matteo Renzi sulla accessibilità e la trasparenze di tutte le carte giudiziarie relative ai misteri di Stato avrebbe dovuto finalmente far luce. Invece, è stata un altro ceffone alla memoria dei morti e al rispetto dei vivi. Alla prova dei fatti si è rivelata una presa in giro: si tratta di carte e documenti desecretati ma del tutto inutili. Da quelle scartoffie, infatti, non emerge alcuna verità: tante carte inutili e soprattutto una montagna di carte volatilizzate.  E nessun documento è stato digitalizzato.  Infatti aveva già confermato il presidente del comitato delle vittime della strage di Bologna, il senatore Paolo Bolognesi: «una farsa, questa desecretazione, i documenti sono praticamente carta straccia, non c’è stata alcuna digitalizzazione. La stiamo cercando faticosamente di fare noi, l’idea di creare un grande archivio della memoria dal quale possa emergere che tanti fatti, tanti buchi neri della nostra storia si tengono. E tanti nomi, soprattutto delle istituzioni, tornano».
Non c’è stata alcuna ricerca giudiziaria  dei colpevoli, degli assassini e dei mandanti, ma solo la caccia a chi ha osato alzare il velo su quella tragedia.