BIOGRAFIA

17.6.17

ALBERT SABIN CONTRO LA FOLLIA VACCINALE



La Stampa, 8 dicembre 1985

Chi l’avrebbe mai detto, eppure il padre del vaccino orale antipolio che non sfruttò mai per lucro il suo brevetto mondiale, in più occasioni, proprio in Italia ebbe a dichiarare che certi vaccini sono inutili e dannosi.


  https://drc.libraries.uc.edu/bitstream/handle/2374.UC/687983/janjune_1986_007.pdf?sequence=1




 “Il medico d’Italia”, organo della Federazione degli Ordini dei Medici, numero 52/53 - dicembre 1985
La Stampa, 29 giugno 1980

A Piacenza qualche medico ancora ricorda la lezione magistrale tenuta dal professor Sabin presso l’ordine dei medici. Almeno dal1980 fino al 1993, anno della sua morte, questo genio della medicina criticò aspramente proprio i vaccini. Peraltro, il 4 dicembre 1991 Sabin partecipò alla trasmissione televisiva su RAI 3 “Mi manda Lubrano”. In quell’occasione disse testualmente in collegamento televisivo, a proposito dell’approvazione della legge 161 (obbligatorietà vaccino antiepatite B, promulgata grazie ad una mazzetta di ben 600 milioni di lire versate dalla Glaxo al ministro De Lorenzo):   

«...Durante il mio ultimo soggiorno in Italia sono venuto a sapere che era stata appena approvata la legge che introduceva la vaccinazione obbligatoria contro l’epatite B. A mio giudizio si tratta di un errore grossolano e sono certo che il ministro della Sanità è stato molto mal consigliato. In realtà in Italia oltre l’ottanta per cento di casi  si verificano tra i tossicodipendenti che fanno uso di siringhe infette o che non cambiano siringhe o tra omosessuali promiscui di sesso maschile. Affrontando questi aspetti del problema si otterrebbero risultati migliori di quelli garantiti dalla vaccinazione obbligatoria previsti dalla legge appena approvata...».

La Stampa, 22 febbraio 1981

E’ sufficiente una disamina dell’archivio storico del quotidiano La Stampa, per documentare le critiche di Sabin ai vaccini. Un gigante così nobile cosa direbbe dei medici nanerottoli in circolazione attualmente, venduti al peggior offerente?

La Stampa, 10 novembre  1993



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