22.5.16

DAVIDE CERVIA: RAPITO DAL SERVIZIO SEGRETO MILITARE ITALIANO E VENDUTO ALL'ESTERO!




 
Un sequestro di Stato italiano, avvenuto il 12 settembre 1990, a Velletri, favorito da agenti del Sismi, allora guidato dall’ammiraglio Fulvio Martini. A quel tempo il capo di Stato Maggiore della Marina era l’ammiraglio di squadra Filippo Ruggero. Per la cronaca incombeva in quell’anno il governo Andreotti: alla difesa c’era Martinazzoli, mentre agli esteri figurava De Michelis, con l’apporto di Gava agli interni. La qualifica di specialista Ete/Ge è la causa del rapimento di Davide Cervia, venduto a sua insaputa come tecnico esperto di guerra elettronica, in seguito al divieto delle Nazioni Unite di commerciare armi o addestrare militari nei paesi in guerra.

Ancora ai giorni nostri è un fatto indicibile, tant’è che ad alcuni atti parlamentari il governo Renzi non risponde, come nel caso dell’interrogazione a risposta scritta numero 4/04465 del 10 aprile 2014. Perché l’ineletto tace su questa scottante vicenda, coperta dall’affaristica ragion di Stato, e così i ministri della difesa Pinotti e degli esteri Gentiloni? 

Il Sismi si è sempre occupato direttamente del traffico, o meglio della vendita di armi all'estero, compresi i sistemi d'arma ed il personale altamente specializzato. In questa vicenda non bisogna farsi ingannare dai depistaggi istituzionali che hanno messo in atto più volte, per dirottare la famiglia ed eventuali ricercatori indipendenti su piste fantasma. Un classico: omissioni, reticenze e menzogne dell'apparato statale costellano la vicenda, nonché minacce e intimidazioni alla stessa famiglia Cervia mai protetta dallo Stato. Per dipanare l'aggrovigliata matassa, bisogna partire dal movente e dai mandanti. Cervia aveva forse rifiutato qualche offerta? A proposito: sempre il Sismi è implicato nella scomparsa dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo (1980), nonché nelll'eliminazione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (1994), inclusi i due sottufficiali piloti della Guardia di Finanza, a bordo dell'elicottero Volpe 132 (1994).

«Mio marito è  stato rapito e venduto a corredo di armi e apparecchiature elettroniche... Erano gli anni della prima guerra nel Golfo... mio marito sapeva, e serviva» denuncia alla tv svizzera Marisa Gentile, la moglie di Davide Cervia.  La famiglia ha citato in giudizio i ministeri della Difesa e della Giustizia davanti al tribunale civile di Roma chiedendo i danni «per la violazione di ciò che può definirsi il diritto alla verità». Aveva lasciato la Marina nel 1984, ottenendo in servizio i seguenti brevetti: - ECM (contromisure elettroniche con disturbo emissioni radio altrui) - ESM (ricerca segnali di comunicazione radar) - ECCM (disattivazione del disturbo nemico).perché sequestrarlo sei anni dopo? «E' stato venduto a corredo di armi portate in Medioriente. Quello di Davide è stato  un rapimento di Stato, una vicenda imbarazzante per le istituzioni italiane che, a vari livelli, hanno fatto sì che non si giungesse ad una verità giudiziaria».

Davide Cervia il 5 settembre 1978 viene arruolato come volontario in Marina con ferma sessennale: categoria ELT corso 78/B a Mariscuola Taranto,(dove risulta essere il migliore degli ELT e quindi nominato “Capocorso”); al termine dello stesso gli viene assegnata la qualifica di specialista ETE/GE (Tecnico Elettronico specializzato in Guerra Elettronica. All’epoca tra tutti gli ELT 78/B è l’unico ad ottenere tale qualifica. Quindi avviato a Marincettadd Taranto (Centro Addestramento Aeronavale) per la specializzazione pre-imbarco, successivamente destinato a bordo di Nave Maestrale (La Spezia). Si congeda dalla Marina Militare il 1° gennaio 1984. Nel 1988 si trasferisce a Velletri, dove iniziò a lavorare nella societa' Enertecnel Sud, con sede presso Ariccia.  

La singhiozzante indagine giudiziaria è stata archiviata nel novembre 1999 - «perché ignoti gli autori del reato» - una fila interminabile di documenti falsi rifilati alla moglie Marisa e al suocero Alberto, un groviglio di fonti create probabilmente ad arte per depistare ed una verità che nessuno sembrava voler realmente cercare. E sullo sfondo il paese che più è stato legato ai misteri d'Italia, la Libia di Gheddafi, il colonnello che non ha mai smesso di basare il suo potere anche sui torbidi rapporti con l'Italia. 

Davide Cervia, dunque, era un tecnico di guerra elettronica, specializzato nei sistemi di arma Teseo-Otomat che l'industria militare di stato tricolore aveva venduto fin dagli anni '70 ai tanti paesi canaglia del mondo, Libia compresa. Prima di congedarsi, Davide lavorò sulla Maestrale, acquisendo una specializzazione preziosissima. Poi, nel 1990, sparì per sempre, rapito, come dimostrò anche l'inchiesta ufficiale. Per anni la Marina Militare negò la qualifica di esperto «GE», fino a quando la moglie Marisa e il suocero Alberto occuparono insieme al Comitato per la verità su Davide Cervia gli uffici dall'allora ministro della difesa italiano Martino. Dopo otto ore di trattative, serrate e tese, il vero foglio matricolare venne fuori: la specializzazione che la Marina aveva sempre negato era lì, nero su bianco. Non un corso qualsiasi, ma un addestramento di altissimo livello, che poche decine di tecnici avevano. Per la burocrazia della Marina era un tecnico Elt/Ete/Ge, specializzato nella «guerra elettronica», quella serie di dispositivi dedicati al disturbo dei radar nemici. Quella sigla rendeva l'ex sergente della Marina scomparso un pezzo prezioso che qualcuno aveva venduto, includendolo in uno dei sofisticati sistemi di arma prodotti in Italia. E Davide non era uno qualsiasi, tanto che sul suo dossier gli ufficiali scrissero: «Ha contribuito in maniera fattiva alla esecuzione delle manutenzioni preventive e correttive sugli apparati GE, facendosi apprezzare per l'elevata preparazione professionale, l'interesse e la dedizione al servizio». 

Gli elementi che ricollegano la sua scomparsa alla Libia sono molteplici: «A Taranto, quando Davide fece il corso della Marina - spiega Alberto Gentile - vi erano moltissimi marinai libici e qualcuno potrebbe aver notato la sua preparazione». L'assistenza militare del regime di Gheddafi è sempre stata una nostra specialità. Vi fu poi una testimonianza di due operai italiani appena tornati dalla Libia, raccolta da un giornalista sportivo nel 1994, che riferirono di aver visto Cervia nella zona centrale del paese. E ancora: proprio la Libia alla fine degli anni '80 aveva contrattato diverse imprese italiane per sistemare le navi attrezzate con il sistema Teseo-Otomat. Un tecnico come Cervia era a dir poco preziosissimo. Il 23 dicembre del 1996 una prima velata ammissione della pista libica del rapimento di Davide Cervia arrivò - seppur indirettamente - dal governo italiano: «L'allora sottosegretario agli esteri Rino Serri ci disse che stavano trattando il rilascio di Davide con i libici - ricorda Alberto Gentile - ma noi non dovevamo più parlare di rapimento. Passarono i mesi e nulla accadde». Poi calò di nuovo il silenzio. La circostanza viene confermata anche dal mio amico Falco Accame, che partecipò all'incontro tra la famiglia Cervia e Serri.  Un contributo molto importante può venire dal «nostro uomo a Tripoli», l'ex numero due del regime Jalloud, fuggito in Italia con l'aiuto dell’Aise. Serve però qualcuno che abbia voglia di chiedere una vera collaborazione. La magistratura che fa?

Nel corso delle precedenti legislature sono stati numerosi gli atti di sindacato ispettivo che nei due rami del Parlamento sono rimasti privi delle dovute risposte. Tra questi si evidenziano, per i contenuti e per i silenzi delle istituzioni a cui sono indirizzati, i seguenti atti:

Senato 4/00492 dell'8 luglio 1992, Senato 4/02348 dell'11 febbraio 1993, Senato 4/05353 del 10 febbraio 1994, Senato 3/00274 del 13 ottobre 1994, Senato 4/00358 del 3 giugno 1994, Senato 4/07419 del 22 dicembre 1995, Senato 2/00233 del 28 febbraio 1997, Senato 4/05744 del 13 maggio 1997, Senato 4/14930 del 20 aprile 1999, Senato 4/14972 del 22 aprile 1999, Senato 4/22074 1 febbraio 2001, Camera 4/24415 del 4 marzo 1991, Camera 4/26501 del 24 giugno 1991, Camera 4/26803 del 5 luglio 1991, Camera 4/26907 del 10 luglio 1991, Camera 4/26957 dell'11 luglio 1991, Camera 3/00137 del 7 luglio 1992, Camera 4/03259 del 13 luglio 1992, Camera 5/00430 del 1 agosto 1996, Camera 2/00335 del 16 dicembre 1996, Camera 2/00484 del 28 aprile 1997, Camera 4/09499 del 28 aprile 1997, Camera 4/09823 dell'8 maggio 1997, Camera 4/11916 del 22 luglio 1997, Camera 4/12078 del 29 luglio 1997, Camera 4/34380 del 6 marzo 2001.

Qual è stato il ruolo svolto nella vicenda dai servizi segreti italiani? Come si spiegano le reticenze e la contraddittorietà degli interventi che emergono dalle risposte rese nel tempo ad alcuni atti di sindacato ispettivo inerenti la vicenda?
Il team operativo preposto al coordinamento e al monitoraggio delle attività di ricerca in ambito nazionale ed internazionale costituito nel 1993 - come relazionato dal Ministro della difesa Fabbri - ha effettivamente operato? Da chi era composto e quali risultati ha ottenuto?

Sono state condotte ricerche sulla sorte degli altri tecnici italiani che hanno conseguito la stessa specializzazione di Davide Cervia? Quanti sono, quanti di loro risultano in congedo e quanti sono ancora in servizio in Italia o all'estero?

Per caso sono state effettuate ricerche ed indagini giudiziarie presso i paesi ai quali gli armamenti in questione (Teseo-Otomat) sono stati venduti?

E’ stata accertata l'effettiva destinazione finale delle suddette armi onde verificare che non sia in atto un traffico d'armi «triangolato» e che non vi siano state violazioni delle norme sulle esportazioni di armi verso Paesi per i quali fossero in corso embarghi militari?  

Sono state avviate indagini interne per accertare responsabilità negli apparati del ministero dell'interno, del ministero degli affari esteri e del Ministero della difesa dai quali, a vario titolo ed in varie circostanze, sono pervenute notizie incomplete, fuorviami, alcune delle quali rivelatesi addirittura false?
Di questo, ennesimo, mistero italiano i maleodoranti politicanti tricolore sanno tutto ma non parlano? E ricordo la moglie di Davide, Marisa, ospite di Giovanni Minoli in televisione, ad un certo punto disse che un politico l'aveva contattata  le aveva offerto una ingente somma di denaro perche' lei smettesse di chiedere la verita'sul destino di suo marito. Rivelò l'ammontare della somma, ma non pronunciò il nome del politicante. 


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